Una scazzottata a distanza davvero tosta. E per quanto i pugni siano solo su un ring virtuale si sono fatti e si fanno sentire, visto che alcuni sono tirati abbondantemente sotto la cintura. Di cosa parliamo? Della singolar tenzone tra San Fermo e Como, anzi meglio: tra i rispettivi sindaci Pierluigi Mascetti e Alessandro Rapinese.
Casus belli l’Azienda Sociale e il voto che venerdì scorso, 13 dicembre, ha visto 18 Comuni su 21 preferire quale capofila l’amministrazione di Mascetti e non quella di Rapinese. Per capire meglio meccanismi e passaggi e questioni politiche rimandiamo a questo articolo, che consigliamo di leggere per un quadro completo: San Fermo batte Como e diventa capofila dell’Azienda Sociale: “E Rapinese ci diceva: non mi faccio mettere i piedi in testa dai Comunelli”.
Ebbene, alcune ore dopo la pubblicazione del pezzo il sindaco del capoluogo è intervenuto con un’ampia e spontanea riflessione sulla pagina Facebook di ComoZero dove ha ricostruito quella che, a suo dire, sarebbe l’unica possibile analisi dei fatti, l’unica verità. In estrema sintesi: secondo il tal comma solo un consenso unanime permetterebbe a San Fermo di diventare Comune capofila indipendentemente dal voto di tre giorni fa, cosa che dunque non avverrà per la contrarietà dell’amministrazione di Como che (pur essendo finita in minoranza) pretende di ottenere la nomina. Inoltre il primo cittadino non risparmia bordate pesantissime al collega di San Fermo. Ecco quanto ha scritto Rapinese:
Leggo l’articolo di ComoZero riferito a questo post e capisco che né Davide Cantoni, il giornalista, né Pierluigi Mascetti, sindaco pro tempore di San Fermo della Battaglia, abbiano mai letto il comma 4 dell’art. 34 del d.lgs. n. 267/2000, comma che ben determina in cosa consista un accordo di programma.
Aiuto chi non capisce: San Fermo della Battaglia per diventare Ente Capofila del piano di zona deve passare per un accordo di programma che lo stabilisca. Accordo di programma che prevede anche la firma di Como (consenso u-na-ni-me) e Como ha già detto che non lo firmerà a meno che sia Como stessa ad essere Ente Capofila. Il tutto a prescindere dal citato voto in Assemblea dei Sindaci (assemblea che ha PROPRIO rivelato che Como non consentirà a San Fermo della Battaglia di essere Ente Capofila)
Rispettando il lavoro del giornalista senza esprimermi circa le qualità, comunico che è la prima volta da quando faccio politica che empatizzo con un mio avversario: Mascetti infatti, sfiorando Rapinese, ha già riportato svariate scottature:
1) senza i miei “determinanti” voti, a suo tempo, non diventò Presidente della Provincia di Como;
2) è stato recentemente da me catapultato fuori dalla Presidenza dell’Azienda Sociale (nella quale non ricopre più nessun incarico);
3) con questo articolo avente finalità di dileggiarmi, annunciando prima di avere il gatto nel sacco di aver fatto diventare San Fermo della Battaglia Ente Capofila dell’Accordo di Programma del Piano di Zona, si è messo nella condizione di poter subire la più classica delle perentorie sconfitte all’inglese: 3-0 e sotto la doccia.Conserverò questo articolo.
PS: Appena Como, circa l’Azienda Sociale, ha avuto un sindaco che ha deciso di mettere ordine… Mascetti, finendo in panchina, ha ben pensato di iniziare a fare i capricci. Capricci ai quali sto (e stiamo tutti) assistendo con estrema pazienza e, come detto, personalmente, percependone le sofferenze, empatia.
PS del PS: Prima che a Mascetti togliessi la Presidenza della Azienda Sociale per darla a Roperto, Como ha SEMPRE aspramente criticato la gestione della Azienda Sociale (vedasi le note e i verbali contenenti le considerazioni dell’ex Assessore leghista Caldara – Assessore che, colpevolmente, fondò l’azienda che poi passò anni a criticare).
PS del PS del PS: rimanendo in attesa che il sindaco di San Fermo della Battaglia smetta di battere i pugnetti per terra ed asciughi le lacrime, considerato che ci saranno altre puntate, mi risparmio ulteriori succosi commenti…
Ha ragione o ha torto Rapinese? Cioè, il sindaco di San Fermo ha davvero, come sostiene il primo cittadino di Como, detto gatto prima di averlo nel sacco? Abbiamo chiesto a Mascetti una replica in forma scritta per lasciare l’identica libertà di espressione che ha avuto il collega del Cernezzi. Risposta, con un abbondante elenco di obiezioni, che è arrivata questa sera e che offre una lettura diametralmente opposta. Inoltre reagisce ai graffi con altri graffi, rendendo lo scontro politicamente e giornalisticamente succulento. Eccola:
Il rabbioso commento del sindaco Rapinese a tratti ricorda le liti fra bimbi delle scuole materne (non volevo citare un argomento tra i tanti per lui scottante, le scuole dell’infanzia, appunto).
Le provocazioni contenute nella sua reazione non mi fanno desiderare di salire sul ring, luogo dove lui è abituato a fare il sindaco facendo a pugni col mondo; non è il mio stile, preferisco sempre stare coi cittadini che hanno già preso pugni dalla vita e non amano salire sul ring. Per questo nel 2019 fu fondata l’azienda sociale, che in poco tempo è divenuta il fiore all’occhiello dei servizi sociali grazie all’abnegazione ed all’impegno di seri professionisti che ci lavorano.
Un giorno poi è spuntato all’orizzonte un sindaco amante del pugilato che, forte del 67% dell’azienda gioiello, ha distrutto tutto con il pretesto di “cambiare”. Peccato che dopo aver dichiarato di voler contenere i costi ha subito proposto di fare un bando per assumere un direttore con un costo del 50% superiore all’attuale. Solo perché il direttore attuale è un serio e bravo professionista, ma non uno yes-man.
Il sindaco di Como ha anche comunicato via pec di rifiutare di riconoscere le quote di spesa a lui attribuite pretendendo che le paghino i “comunelli” (così ha definito con disprezzo gli altri 20 Comuni) forte del fatto che lui è il “padrone” con il 67% e quindi decide lui. Ora, è prevedibile la sorpresa e la rabbia di un sindaco poco abituato alle regole democratiche quando si è accorto che, nonostante il suo imperioso desiderio, questi insulsi “comunelli” di periferia si sono dichiarati contrari all’arroganza e semplicemente hanno deciso de-mo-cra-ti-ca-men-te di lasciare il giocattolino azienda a Como, Tavernerio e Carate Urio (che per inteso sulla proposta di Como capofila si sono astenuti) e di fare una nuova azienda per conto loro, tenendosi però l’ente capofila che gestisce i fondi. Così Tavernerio e Carate Urio, se vorranno, potranno pagare le spese che Como non vuole pagare.
Forse il sindaco Rapinese vuole governare anche i nostri Comuni, ma noi abbiamo declinato l’invito e deciso di continuare da soli e bene. Il timore è che i nostri cittadini più bisognosi possano fare la fine di alcune categorie di Como: anziani cacciati dalle loro sedi, alunni sbattuti in strada perché le scuole saranno chiuse, associazioni cacciate dalle loro sedi, associazioni sportive che bussano alle porte dei nostri Comuni perché non trovano nulla a Como, disabili di via del Dos finiti chissà dove, atleti di nuoto in attesa della piscina promessa in tempo zero.
Per quanto concerne le certezze normative del sindaco di Como gliele lasciamo tutte e vedremo i risultati; noi ci siamo rivolti a professionisti del settore, a segretari comunali di provata esperienza a dirigenti regionali; abbiamo agito a norma di legge; mi chiedo anche come possa ottenere il verdetto u-na-ni-me visto che 18 comuni sono contrari a Como Ente Capofila.
Ora l’assemblea dei sindaci dei Piani di Zona, sotto l’abilissima guida del sindaco Monti di Cernobbio, ha approvato democraticamente a maggioranza, stragrande maggioranza, il piano di Zona con Ente Capofila il Comune di San Fermo e questo è un fatto, de-mo-cra-ti-ca-men-te.
Chiaro il concetto? Se ne faccia una ragione Rapinese, si chiama democrazia e parla molto, molto chiaramente anche se lui non conosce il linguaggio; 18 a 3. I nostri cittadini ci chiedono fatti e non parole.
Questa scelta comporterà maggior lavoro per il nostro Comune e per questo ringrazio tutti i preziosi collaboratori di San Fermo che hanno accettato di fare ulteriori sacrifici per i cittadini che hanno bisogno di noi. Non ci interessano le polemiche, dobbiamo lavorare; le minacce senza fondamento alcuno, le polemiche e le parole le lasciamo al grande maestro della polemica e delle parole. Noi facciamo solo i fatti e l’approvazione del Piano di Zona con San Fermo capofila è un fatto. Concreto. È un boccone indigesto per il sindaco di Como, ma è un fatto concreto. Le sue polemiche inutili sono solo parole.
PER APPROFONDIRE, ECCO IL CAPITOLO NUMERO UNO: