“In Svizzera offrono 5mila euro (in realtà franchi, ndr) al mese, qui 1.500. Voi cosa fareste?”. E’ stata una risposta ‘spietata’, per così dire, quella data ai cronisti dall’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Guido Bertolaso, al termine della visita in provincia di Como all’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia. Tema caldissimo: la fuga di medici e infermieri verso la Svizzera che sguarnisce i presidi sanitari di confine.
“Essendo vicini alla Svizzera che offre 5mila euro al mese mentre qui si arriva a 1.500, voi cosa fareste? Noi non abbiamo capacità di trattenerli – ha detto riferendosi a medici e infermieri, in particolare a quelli che operano nei Pronto Soccorso – Subiamo una doppia beffa: investiamo nella formazione e dopo aver speso un sacco di soldi per formare, li perdiamo perché vanno in alcuni Paesi che non spendono una lira per formarli e li accolgono a braccia aperte”.
“Le armi per contrastare il fenomeno? Non sono tante – ha aggiunto Bertolaso – Potremmo ritirare il passaporto ed evitare di far loro varcare la frontiera: ma sarebbe una misura coercitiva che non piacerebbe a molti. Aumentiamo lo stipendio e arriviamo a 3mila euro contro 5mila? Continueremmo a rischiare di perderli. Non riusciamo ancora a gestire la questione da un punto di vista economico, nonostante gli incentivi che diamo e continueremo a dare”.
Poi un affondo sull’insensibilità al tema della politica romana: “Chi sta dietro le scrivanie di un bel ministero romano queste cose non le capisce e ci troviamo di fronte ai muri di gomma romani. Ma anche io sono romano e cerco di districarmi. Sono convinto che alla fine porteremo a casa dei risultati anche se non riusciremo mai a garantire gli stessi stipendi della Svizzera. Spero però che da italiani si preferisca vivere nel proprio Paese e rendersi utile ai concittadini. Confido che questi valori abbiano ancora un significato”.
L’INCONTRO E’ STATO POI RIASSUNTO IN UNA NOTA DIRAMATA DALL’AZIENDA OSPEDALIERA:
L’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Guido Bertolaso, ha visitato questa mattina il Pronto Soccorso dell’ospedale Sant’Anna. La visita è stata preceduta da un incontro con la direzione strategica (il direttore generale Fabio Banfi, il direttore sanitario Brunella Mazzei, il direttore socio sanitario Raffaella Ferrari, il direttore amministrativo Andrea Pellegrini), insieme al direttore del Dipartimento Emergenza-Urgenza nonché primario del Ps del Sant’Anna, il dottor Roberto Pusinelli, la dottoressa Elena Amina Scola per la Direzione Medica di Presidio, il dottor Giovanni Vaghini, responsabile Dapss della piattaforma produttiva Emergenza-Urgenza Areu e la dottoressa Angela Trentin, direttore della Qualità e Risk Management.
Aumento della complessità clinica dei pazienti che arrivano in Pronto Soccorso in emergenza-urgenza (codici rossi e gialli), necessità di un filtro per i codici minori (codici verdi, azzurri e bianchi), questione del personale (carenza generale di medici ed infermieri, acuita anche dalla concorrenza degli stipendi offerti dalla vicina Svizzera), sviluppo del Pnrr (in linea con il programma sono già attive le Case di Comunità Napoleona, di Cantù, di Menaggio, di Olgiate Comasco e le CdC Spoke di Centro Valle Intelvi e di Campione d’Italia; per gli ospedali di Comunità sono già attivi quello di Mariano Comense e quello di Menaggio; sono già attive tutte le sei Centrali Operative Territoriali (Cot); tra il 2023 e il 2024 saranno attivati altri due ospedali di Comunità (a Como e a Cantù) e altre cinque case di Comunità Mariano Comense, Porlezza, Bellagio, Ponte Lambro e Lomazzo), pieno rispetto dei tempi di attesa per la chirurgia oncologica sono alcuni dei temi che sono stati affrontati. L’assessore ha quindi visitato il Pronto Soccorso dell’ospedale Sant’Anna. Proprio nei giorni scorsi un’ulteriore area, contigua alla Rianimazione e dedicata prima ai pazienti Covid, è stata riorganizzata per ospitare i pazienti che necessitano di un periodo di osservazione prima dell’eventuale dimissione o ricovero. “Asst Lariana opera all’interno di una rete territoriale – sottolinea il direttore generale di Asst Lariana Fabio Banfi – e l’ospedale Sant’Anna è l’unico a livello provinciale con un Pronto Soccorso classificato come Dea di secondo livello. Questo comporta che tutti i casi più urgenti e gravi siano indirizzati qui con tutte le conseguenze del caso per i codici minori. Il contesto attuale è certamente complicato e nessuno ha mai nascosto le difficoltà ma l’impegno e l’attenzione sono massimi e nessun paziente è mai stato mandato via”. “Ho trovato una situazione positiva – spiega l’assessore Guido Bertolaso – Certo in un Pronto Soccorso come questo devono arrivare, dovrebbero arrivare, solo codici rossi e gialli e pertanto le attese sono fisiologiche visto che sono sempre i casi più gravi ad avere la precedenza. Ci sono ancora difficoltà rispetto alla riforma del territorio, gravate soprattutto dalla carenza di professionisti. Abbiamo ancora tutta una serie di situazioni che finiscono al Pronto Soccorso perché non trovano altrove una risposta ma la strada intrapresa è quella giusta”. Bertolaso ha sottolineato, inoltre, come sia necessario intervenire sugli stipendi soprattutto del personale che opera all’interno dei Pronto Soccorso. “Il tema è oggettivo. Oggi perdiamo molti professionisti, per la cui formazione abbiamo investito noi in Italia. Gli stipendi vanno aumentati, noi stiamo lavorando con il Governo nazionale e porteremo a casa il risultato”.
10 Commenti
Andremmo!
Si muova lei e il suo governo per alzare gli stipendi! Chiaramente tenendo conto dei territori e delle peculiarità che vivono
Ma infatti la Svizzera che pagava di più c’è sempre stata. Qui il problema è il governo regionale della sanità.
Non mi sembra che trent’anni fa i medici in Svizzera guadagnavano meno. I problemi sono altri. Primo fra tutti il “numero chiuso” nelle facoltà di medicina che ha ridotto in questi anni il numero dei neolaureati in medicina che accede alla professione. La mancanza di giovani medici non ha consentito la sostituzione dei medici anziani in quiescenza. Ovviamente a fronte di una domanda costante, la decrescita dell’offerta comporta un aumento dei costi. Quindi i medici vanno dove sono pagati meglio: in Svizzera e nelle strutture private. A questo si aggiungono le politiche di chi ha governato la Regione negli ultimi trent’anni e che hanno finito per privilegiare la Sanità privata, quella che si possono permettere solo i ricchi, dalla Sanità pubblica, quella che è a servizio di tutti. Non è colpa di Bertolaso e di Banfi se i medici vanno a lavorare in Svizzera, ma è sicuramente colpa delle scelte degli ultimi trent’anni fatte da chi ha collocato Banfi e Bertolaso in quelle posizioni……forse anche per dire che la causa è la differenza di stipendio tra Svizzera e Italia.
solito intervento demagogico.
Se Como offrisse 5000 euro (ma anche meno) probabilmente i medici andrebbero lo stesso in Svizzera per la qualità delle strutture e verrebbero sostituiti dai medici brianzoli (che per 5000 euro qualche km sono pur disposti a farli). Quindi si creerebbe una carenza di medici in Brianza e cosa proporrà Bertolaso ? Altro 5000 euro per quelli che da Milano vanno in Brianza e … si arriverebbe fino a Pantelleria.
No caro Bertolaso, il problema non è quello, ma l’assoluta inadeguatezza delle strutture sanitarie pubbliche in relazione alla concentrazione della popolazione sul territorio comasco.
Si sicuro un medico 1500€…
Ora danno la colpa alla Svizzera.
La sanità lombarda è stata uccisa dalla giunta di centro destra e dalla lega che da 30 anni governa questa regione; la distruzione della sanità pubblica e territoriale in favore di quella privata.
Come mai se paghi Svizzera o non Svizzera hai subito tutto, mentre se ti rivolgi al servizio sanitario pubblico campa cavallo che l’erba cresce (se piove!), forse i sanitari a pagamento rientrano dalla Svizzera per offrirti il servizio?
Basta con le prese in giro da parte di questi signori e quando si vota lo si deve fare con la testa non con la pancia e per tradizione.
Ricordo inoltre il voluto muro, edificato per impedire l’accesso alla facoltà di medicina a molti ragazzi, basato su test assurdi pensati da ebeti. Test che hanno rovinato il sogno di molti ragazzi e impedito la creazione di nuovi medici in quantità sufficiente per sostenere il servizio pubblico nazionale, ma la colpa è della Svizzera! La selezione si fa sul campo, solo gli esami di facoltà possono stabilire l’idoneità o meno di una persona ad una professione non dei test di ingresso idioti, scritti da idioti.
Potrebbe andare in CH anche lui, ma forse non lo vogliono.
Tu invece verresti accolto a braccia aperte e, giusto per chiarire, ti verrebbe tolta la cittadinanza italiana e saresti destinato a vivere oltre la ramina. Auguri per la spesa alla Migros!
Mediamente gli svizzeri vogliono gente che sappia fare qualcosa…