“In data odierna, 20 dicembre, le ‘storture del sistema-carcere’ hanno reso nuovamente protagonista la Casa Circondariale di Como (il Bassone, Ndr) a scapito, nostro malgrado, di due obiettivi legittimamente pretesi dalla società tutta ma che nel carcere del capoluogo lariano diventano, in certune occasioni, semplici chimere: la sicurezza sui luoghi di lavoro e la funzione rieducativa della pena”. Così fa sapere in una nota ufficiale Dario Esposito, segretario generale territoriale del sindacato Uilpa – Polizia Penitenziaria.
Ecco la ricostruizione offerta dal sindacato:
Nel primo pomeriggio, secondo le prime notizie giunteci, un ristretto (carcerato, Ndr) di origine magrebina avrebbe aggredito un agente nel corridoio di una sezione detentiva, rompendo con spavalda prepotenza gli occhiali del poliziotto penitenziario e continuandolo a percuotere. Il ristretto sarebbe, dando credito a quanto segnalatoci, giunto da poco da un altro Istituto lombardo in seguito a fatti che ne avevano evidenziato la pericolosità: la distruzione della camera detentiva in cui era allocato. Quanto sopra riportato, al di là di sicure e migliori precisazioni che seguiranno nelle prossime ore, pone un problema irrisolto, a volte sottaciuto e spesso dimenticato: è realmente un obiettivo sociale far sì che la pena abbia funzione rieducativa, è un obiettivo del legislatore che la sicurezza sui luoghi di lavoro abbia significato anche per il lavoratore in divisa? Domande apparentemente diverse ma che passano dallo stesso fallimento: l’inerzia dello Stato nel prendere seri, veri ed urgenti provvedimenti nei confronti di una mancata riforma penitenziaria che faccia, finalmente, scontare la pena ai detenuti psichiatrici e/o con forti problemi psicologici in strutture diverse dal carcere, strutture che sappiano unire assieme l’esigenza custodiale con quella sanitaria e della cura della persona. E non è, sotto altri aspetti, inerzia quella che vede perdurare un articolo- quello sull’impiego della forza fisica in carcere- frutto della legge nr. 354 del 1975, ossia di circa 50 anni fa? Articolo che poco si concilia, nella sua generica indeterminatezza, con l’esigenza di protocolli operativi di intervento che facciano chiarezza sul raggio di azione di intervento del poliziotto penitenziario nei vari eventi critici? E’ inerzia l’attesa che la Uilpa Polizia Penitenziaria vive nell’assistere ad una carenza di organico di 18 mila unità su tutto il territorio nazionale a fronte di poco più 36 mila in servizio. Al di là comunque di queste dovute riflessioni la segreteria territoriale della Uilpa Polizia Penitenziaria non può far altro che dar gli auguri di pronta guarigione al collega aggredito, non può far altro che chiedere che la società prenda consapevolezza che la sicurezza del domani del cittadino passa anche dalle condizioni lavorative di oggi del poliziotto penitenziario.
Un commento
Auguri di pronta guarigione al Poliziotto della Penitenziaria!
Ma questo disturbato magrebino non è possibile rimpatriarlo per fargli scontare la pena da re Hassan VI?