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Butti (FdI) all’assalto di Conte: “Confusione alta, mancano fondi. L’imprenditore visto come nemico”

Un affondo durissimo, quello del deputato comasco di Fratelli d’Italia, Alessio Butti, sulla gestione del governo dell’emergenza coronavirus in termini di sostegno economico al mondo del lavoro.

“Seguo con attenzione i dibattiti, sulla stampa locale, innescati da imprenditori e professionisti circa le conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria. Credo sia opportuno qualche chiarimento – premette Butti -I processi di istruttoria della banche per l’accesso al credito disciplinato dal decreto liquidità non sono sempre efficienti. La confusione è alta e il governo ha istituito l’ennesima task force composta da MEF ABI e Medio Credito Centrale dedicato alle interpretazioni procedurali“.

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“Avremmo voluto un messaggio diverso per le imprese. Diciamo tutti che l’imprenditore è da considerarsi un eroe moderno, per la tassazione che deve sopportare, per gli adempimenti fiscali cui è chiamato, per gli strumenti sempre più invasivi che il fisco utilizza nei suoi confronti, per le difficoltà e lungaggini burocratiche che deve affrontare e, soprattutto, per il sospetto con cui gli ultimi governi lo guardano, come fosse un nemico, come fosse per definizione un evasore”, rincara la dosa il parlamentare comasco.

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“Era il momento di far sentire la vicinanza dello Stato. Non di lanciare il “si salvi chi può. La Cassa integrazione (CIG) è stata estesa a tutte le imprese, e su questo siamo d’accordo – prosegue Butti – Ma manca l’alternativa per coloro che vogliono “tenere duro e produrre”. Sarebbe stato sufficiente prevedere una riduzione del cuneo fiscale, totalmente a beneficio delle imprese, di importo pari al costo della cassa integrazione che lo Stato avrebbe pagato per quel singolo lavoratore che l’impresa ha mantenuto in servizio, rinunciando quindi al sostegno dell’integrazione salariale. Così si aiuta un sistema imprenditoriale di qualità”.

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“Per lo Stato le uscite sarebbero state le stesse della CIG, ma completamente diverso sarebbe stato il messaggio sia per il lavoratore che per l’impresa. Proposta di reale buon senso, da noi discussa con gli imprenditori e sottoposta al Governo prima come emendamento poi come ordine del giorno. Entrambi respinti – sottolinea Butti – Qui è in gioco l’interesse nazionale e a difenderlo deve essere lo Stato, non l’imprenditore”.

Non manca un affondo diretto al premier Giuseppe Conte: “Con il decreto appena approvato, diamo liquidità immediata per 400 miliardi di euro alle nostre imprese”. Ha detto il premier. Ma manca la liquidità, diciamo noi, e al momento non ne vediamo l’ombra. Come ammesso anche dal rappresentante di Banca d’Italia in sede di audizione presso la commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario, i soldi stanziati sono assolutamente insufficienti. Il provvedimento è infatti a saldo zero per il bilancio dello Stato: non c’è traccia di nuovi stanziamenti”.

“Occorrono nuovo risorse, anche a fondo perduto”, è la conclusione.

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Un commento

  1. ???

    ” Coronavirus fase 2, 100mila aziende già aperte in deroga. Metà degli italiani al lavoro ”

    la mano invisibile di Adam Smith chiede alla fine l’elemosina allo Stato

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