“La nostra associazione è assolutamente in regola e possiamo dimostrarlo”.
Questa, in sintesi, la risposta della presidente dell’associazione Salvami Onlus di Cosenza, Dragana Kojic Maltecca, che ci ha contattati per chiarire la loro posizione dopo che un furgone e un’auto che trasportavano 24 cani pronti per essere adottati sono stati fermati ieri al valico di Brogeda.
Dai controlli delle forze dell’ordine, intervenute dopo una segnalazione di assembramento, è infatti emerso che gli animali fossero trasportati su un furgone non adatto, che alla guida dell’auto con targa svizzera ci fosse un cittadino residente in Italia (vietato dal Decreto Sicurezza) e l’incompletezza dei documenti di uno dei cani. Sotto la lente della Guardia di Finanza anche la donazione di 350 euro fatta da ciascun adottante all’associazione, oltre ai 250 euro a titolo di rimborso spese.
“E’ tutto documentato, non abbiamo nulla da nascondere e abbiamo già incaricato il nostro legale di valutare se ci sono gli estremi per una querela nei – ci ha spiegato la presidente della Onlus – il furgone è a norma, abbiamo tutti i documenti che lo dimostrano (che abbiamo ricevuto e che vi mostriamo sotto, Ndr) e il viaggio prevede una tappa per far dormire i volontari e far uscire i cani dai box. Per quanto riguarda invece l’auto è vero, non sapevamo che, avendo targa svizzera, non potesse essere guidata da un residente in Italia e non contesto la multa ma non è assolutamente vero che i cani fossero stipati in due box e non potessero essere trasportati su questo mezzo. Si trattava di sette cagnolini di taglia piccola in tre box e tutti con microchip intestato a mio marito. Da quando esiste una legge che vieta a un privato di trasportare i propri cani su un’auto? Inoltre sono stata obbligata a pagare la multa al momento e in contanti, non con la carta di credito, per evitare il sequestro dell’auto. Si tratta di più di 1300 euro, ho dovuto fare una colletta tra i presenti. E’ così che funziona?”.
Documenti alla mano, l’associazione è pronta a dare battaglia per dimostrare l’assoluta correttezza del trasporto dei cagnolini, poi consegnati alle famiglie che li avevano adottati. Tutti tranne uno, quello con i documenti incompleti: “Quel cane non aveva nessun adottante ad attenderlo e i documenti erano incompleti perché non era previsto alcun passaggio di proprietà – dice – il volontario che se ne occupa l’ha portato con sè perché non sapeva a chi lasciarlo e, se qualcuno si fosse offerto per uno stallo, avremmo sistemato i documenti al momento, come prevede la legge”.
E i 600 euro fissi sborsati da ciascun adottante tra romborsi e donazione? “Nessuna truffa e nessuna compravendita di cani mascherata da onlus – chiarisce la presidente – è tutto alla luce del sole e dimostrabile carte alla mano”. E a dimostrazione di quanto affermato, l’associazione ci ha inviato un documento in cui vengono riportate spese sanitarie e di mantenimento di 750-800 euro.
“A ogni adottante facciamo due ricevute, una da 250 euro per spese veterinarie e una da 300 dichiarata come ‘donazione’ ma che serve a coprire ulteriori spese di cura e mantenimento che sosteniamo. Il motivo di questa scelta è semplice: in dogana va dichiarato il valore di qualsiasi merce, animali compresi, e sopra i 300 euro si paga una tassa. In questo modo invece il valore dichiarato del cane resta sotto questa cifra”.
Cifra ben diversa, però, da quella di altre associazioni che si occupano di adozioni dal Sud: “Non parlo di quello che non conosco e non giudico le scelte degli altri – conclude Dragana – di certo un cane adottato in Italia ha un costo di vaccini e documenti molto diverso dai nostri che arrivano in Svizzera. E poi noi siamo molto scrupolosi, facciamo quattro sverminazioni invece di una, quattro analisi del sangue,, la ricerca degli anticorpi per l’antirabbica e consegnamo i nostri cani con cibo per una settimana, guinzaglio, pettorina e farmaci per curare eventuali disturbi dovuti allo stress del viaggio. Non è da tutti”.
I DOCUMENTI FORNITI DALLA ONLUS – GALLERY SFOGLIABILE