Con l’annuncio dell’accordo di consulenza affidato dalla società Como 1907 a un’azienda leader nei servizi immobiliari, la JLL, “per il progetto di rigenerazione dello stadio di Como e del suo contesto urbano, per una piena valorizzazione delle sue potenzialità”, come recitava il comunicato ufficiale pochi giorni fa, torna sotto i riflettori il destino dello stadio Sinigaglia, edificio meraviglioso, e oggettivamente brutalizzato nel corso degli anni, capace di racchiudere in sé bellezza e incubi allo stesso momento.
Monumento a sua volta inserito nel cuore di una zona monumentale e paesaggistica unica al mondo (con tutti i vincoli e il fiato sul collo della Soprintendenza che ne conseguono) ma anche edificio collocato in una delle aree a più alta concentrazione di turisti e dalle potenzialità economiche enormi.
Riuscirà la super società di consulenza a far convivere queste due anime? E come immaginare il futuro del Sinigaglia? Lo abbiamo chiesto all’ex assessore all’Urbanistica, notissimo avvocato comasco, Lorenzo Spallino. “Nel caso di uno stadio come il nostro, è il contenitore a dover determinare il contenuto e non viceversa – spiega – di certo, così com’è, lo stadio è destinato a morire e ben vengano progetti di rivalutazione ma non bisogna perdere di vista il valore di questo edificio”.
Valore che, a suo tempo, era stato alla base della Variante al Piano approvata dalla giunta Lucini nel 2016: “Accanto alla possibilità di presentazione di iniziative anche da parte di privati, avevamo fissato alcuni paletti indicando le destinazioni ammissibili e quali erano le superfici di vendita da destinare alla media distribuzione e ogni progetto futuro dovrà tenerne conto – spiega – non è scontato che un’amministrazione ponga dei vincoli prima ancora di sedersi al tavolo ma il desiderio era che ci fosse una visione un po’ più alta che quella del semplice manufatto e, proprio per questo, avevamo anche ipotizzato di sottrarre tutta la zona al traffico. Perché va bene un parcheggio sotto lo stadio ma anche solo le auto a lisca di pesce davanti al Monumento ai Caduti la dicono lunga sull’attenzione riservata a questi monumenti”.
E se Lorenzo Spallino avesse carta bianca, cosa farebbe dello stadio? “Per prima cosa eliminerei tutte le aggiunte fatte negli anni: lo stadio va riportato a come lo aveva disegnato Mantero e occorre ritrovare il cannocchiale visivo che lo univa al lago – dice – ovviamente occorrerebbe pensare ad attività commerciali necessarie a garantire il giusto ritorno economico a chi fa l’investimento anche se le possibilità volumetriche non sono molte. E di certo eliminerei i parcheggi, è un vero cruccio vedere come nei punti più belli della città, da Villa Geno a Villa Olmo, abbiamo auto”.
Sul fronte dell’attuale amministrazione, il successore di Spallino all’Urbanistica, Marco Butti, spiega stato dell’arte e obiettivi: “Siamo in attesa di conoscere il progetto che non dovrà interessare solo lo stadio bensì tutta l’area razionalista – dice – prerogative fondamentali per noi sono una pedonalizzazione dell’area, che consentirà anche di valorizzare i monumenti e gli edifici circostanti, e la possibilità di avere uno stadio aperto alla città, che possa essere usato come impianto sportivo e ricreativo anche quando non viene utilizzato per il campionato. Il tutto nell’ambito della Legge sugli Stadi (la legge che, semplificando, ha disposto una procedura burocratica più snella per la ristrutturazione degli impianti Ndr)”.
In queste ore peraltro sta montando, pesante, la rabbia dei tifosi:
2 Commenti
Perché Spallino non l’ha proposta durante l’amministrazione Lucini?
Ci sta come idea, ma chi caccia i soldi vuole il suo guadagno..
Spalti solo su 3 lati e aperto verso il lago. Poi, solo in caso di Serie A, tribuna removibile anche sul lato lago per raggiungere la capienza minima necessaria.
Sarebbe stupido privarsi della vista a lago se poi l’attuale settore distinti viene usato una volta ogni 15 anni.