Per anni le code di comaschi nei distributori di carburante ticinesi sono state la norma. Per anni i benzinai di confine hanno dovuto lottare per cercare di fermare questa emorragia. La carta carburante regionale prima e il monitoraggio del divario trai i prezzi in Svizzera e in Italia dopo, hanno regolato il delicatissimo equilibrio dello sconto. Poi con la guerra, la crescita del costo dei combustibili e l’innalzamento dei prezzi, tutto è cambiato.
A maggior riprova arriva, questa volta dalla Svizzera, la richiesta di intervento al Consiglio Federale. Il taglio delle accise, seppur temporaneo, in Italia sta di fatto svuotando i distributori ticinesi e, in quello che più volte è stato definito un esodo al contrario degli automobilisti, gli impianti comaschi sono sempre più affollati. La situazione oltreconfine però è così difficile che adesso si chiede un intervento al Governo.
A farlo è l’Udc, attraverso un’interrogazione presenta dal gran consigliere Lara Filippini. “Poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina abbiamo assistito, in maniera generalizzata in Europa, a un rincaro della benzina. In alcuni Paesi, però, non sono rimasti a guardare e hanno reagito. l’Italia ha tagliato le accise sui carburanti causando indirettamente una nefasta conseguenza per i nostri benzinai sul territorio – in particolare per quelli di confine – che hanno visto ridurre i loro fatturati, in alcuni casi fino al 90%”, il sunto dell’interrogazione “. E la stessa Filippini ricorda inoltre come in passato fossero i frontalieri a varcare il confine per rifornirsi. Ecco allora che la scelta del Governo italiano di ridurre le accise viene considerata una “decisione forte ma vicina ai propri cittadini e fa sorgere più di una domanda ai cittadini svizzeri e ticinesi su questo immobilismo da parte del Consiglio federale. L’Udc crede fermamente che anche il governo ticinese debba farsi portavoce di questo malessere e chiede un’azione altrettanto decisa a favore della popolazione”.