La giunta comunale di Como ha approvato il cosiddetto “Avviso di sollecito per la realizzazione del centro unico di cottura sull’area di via Somigliana”, circa 5mila metri quadrati. In sostanza, l’amministrazione Rapinese invita i privati a presentare proposte di project financing per per la progettazione, la realizzazione, la manutenzione del futuro centro, oltre che per la gestione del relativo servizio. L’obiettivo generale dell’intervento è la realizzazione di un centro unico di cottura a servizio di tutte le mense scolastiche comunali, che, nel complesso, richiedono la preparazione di circa 5.000 pasti giornalieri, con una capacità di produzione giornaliera tale da soddisfare il predetto fabbisogno oltre alla produzione di circa altri 1000 pasti per una distribuzione in altre sedi di proprietà comunale ed in refettori aperti alla cittadinanza. Nella progettazione degli impianti, specifica l’amministrazione, “si dovrà tenere presente che le cotture saranno prevalentemente al forno, a vapore, per lessatura, senza soffritti, per garantire una cucina “leggera” adatta all’ utenza scolastica”.
I costi? Circa 4,2 milioni nell’ipotesi della sola ristrutturazione dell’esistente, mentre si salirebbe a 5,3 milioni in caso anche di demolizioni e ricostruzioni.
Ma come funzionerà, almeno nei desiderata di Palazzo Cernezzi, il nuovo centro che dovrà dare l’addio definitivo alle cucine interne alle scuole a vantaggio del servizio esterno per tutte?
Secondo le linee fissate, il centro unico di cottura dovrà articolarsi in un “percorso circolare”, che consenta di attuare il criterio della cosiddetta “marcia in avanti”, tenendo conto del flusso operativo che caratterizza le strutture di ristorazione collettiva. “È opportuno – si legge nei documenti – che i punti di arrivo e di ingresso delle derrate alimentari siano distinti da quelli riservati al personale. Gli ingressi delle materie prime e le uscite dei prodotti finiti, destinati al consumo, non dovrebbero coincidere, in particolare, la zona di ingresso delle derrate dovrebbe aprirsi su un adeguato spazio libero che consenta un agevole scarico”.
Per quanto riguarda “i percorsi nei vari ambienti e settori di lavoro vanno organizzati in modo da evitare percorsi lunghi ed incroci tra percorsi e operazioni sporche e pulite; è, inoltre, opportuno, che tali ambienti abbiano una disposizione degli impianti e delle attrezzature che eviti incroci di alimenti e personale, considerando gli ingombri e gli spazi operativi previsti per ogni apparecchiatura”.
Tra gli interventi propedeutici al recupero del sito, si segnalano:
1) Analisi dei materiali componenti le coperture degli edifici individuati dei due magazzini al fine dell’accertamento della presenza di cemento-amianto e relativo smaltimento e rifacimento delle coperture;
2) Indagine ambientale preliminare all’intervento per rilevare potenziali contaminanti nel terreno che potrebbero comportare oneri di smaltimento maggiori
3) Ristrutturazione ed adeguamento funzionale dello stabile individuato in figura con la dicitura “Palazzina”, comprese opere impiantistiche e strutturali da adibire eventualmente a uffici
4) Bonifica dei serbatoi interrati dell’impianto di distribuzione di carburante dismesso;
5) Ripristino delle aree esterne consistente nella sistemazione delle aree a verde e rifacimento delle asfaltature e delle pavimentazioni esterne
6) Ristrutturazione dei fabbricati ad uso magazzino esistenti
Su un altro fronte, il Comune segnala che il compendio non risulta soggetto a vincolo paesaggistico e potrebbe essere, in linea del tutto teorica, da verificare la data di costruzione degli immobili esistenti per una eventuale, poco probabile, verifica dell’interesse monumentale. Dal punto di vista dell’interesse archeologico, l’area non è individuata tra quelle a rischio.
Relativamente alla Componente Geologica del PGT vigente, l’immobile è ricompreso tra le “Aree con falda subaffiorante”. Dunque “la classe 3 di Fattibilità presenta consistenti limitazioni all’uso a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso per le condizioni di pericolosità/vulnerabilità per il superamento delle quali potrebbero rendersi necessari interventi specifici o opere di difesa”.
Per quanto riguarda gli aspetti urbanistici, “la funzione di Punto Unico di Cottura non risulta compatibile con quella che attualmente è indicata dal Piano dei Servizi (Impianti di trattamento e recupero rifiuti e deposito materiali inerti) e, perciò, per insediare la nuova attività di servizio, risulta necessario l’applicazione di quanto disposto al comma 15, art. 9 della LR 12/2005, dando atto che la modifica della destinazione d’uso, non comporta l’applicazione della procedura di variante al piano stesso, ed è autorizzata previa deliberazione motivata del Consiglio Comunale”. Sono comunque da esperire le procedure previste nell’area di riferimento per le valutazioni d’incidenza del Sito d’Interesse Comunitario Palude d’Albate.
Un commento
“percorso circolare” – ” marcia in avanti” . Slogan d’accatto!!
già in passato abbiamo avuto una stagione , “se avanzo seguitemi” “l’aratro traccia il solco… ”
Abbiamo visto come è finita !!!!!