Dopo il nostro recente articolo sul tema (“Dopo 16 anni Como ancora non sa che parapetto avrà il lungolago. E quello provvisorio va a pezzi”) una lettrice ci ha inviato una lettera chiedendo ragguagli sullo stato e sul possibile destino degli storici parapetti in ghisa con il motivo del timone che per oltre un secolo sono stati un simbolo del lungolago di Como. Questa la lettera (e chi volesse mandare il suo ricordo, la sua foto con il parapetto originale o la sua proposta per un riutilizzo, può inviare a redazionecomozero@gmail.com o al whatsapp di redazione 335.8366795).
Buongiorno
Mi chiamo Giuseppina Alfieri. Vivo a Como in in Via Torno. Dal 2007 seguo il progetto del lungolago. Forse si riuscirà a vederne la fine, non certo entusiasmante, ma finalmente una conclusione…
Ricordo la promessa di mantenimento della famosa ringhiera, quella storica rappresentata su tutte le foto della nostra infanzia, quella su cui le nostre madri si facevano fotografare e di cui manteniamo tutti noi degli anni ’60 i ricordi incorniciati.Dove sono finite??
Chi le conserva?
Saranno riproposte?
Se sì son felice…
Se no, dove sono conservate?
Che fine faranno?
Potreste darmi delle risposte? Vi ringrazio per la risposta che saprete darmi.
E quando il lettore chiede (come accaduto ad esempio ieri sul caso della “misteriosa” torre apparsa a Pognana Lario), noi nel limite del possibile, delle conoscenze e delledifficoltà assurde ma note a interloquire con alcuni enti locali, cerchiamo di dare risposte. Nel caso specifico, ecco quella sul destino – o almeno sul presente – dello storico parapetto posizionato sul lungolago di Como addirittura nel lontano 1899, realizzato in ghisa dalla ditta Rossetti e Bernasconi di Como, divenuto lo sfondo per migliaia di foto e momenti storici della città, e poi smontato pezzo a pezzo con l’andare del cantiere per la paratie e mai più ricomparso sulla nuova passeggiata.
In occasione dei lavori per la realizzazione della vasca B (quella nel tratto piazza Cavour-giardini a lago), quasi tutto il parapetto storico venne infatti smontato e sottoposto da Regione Lombardia – attraverso l’allora società Infrastruttre Lombardie, ora Aria Spa – a un impegnativo intervento di recupero da parte di una importante ditta che si occupa anche di arredi urbani, a sua volta incaricata dall’azienda appaltatrice Sacaim (quella poi “licenziata” dall’ex presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, con l’avocazione al Pirellone del cantiere).
Il manufatto, realizzato in ghisa e ferro, mostrava infatti in diversi punti gli effetti del tempo, con parti mancanti o fortemente corrose dalla ruggine e l’intervento di manutenzione è consistito nell’integrale smontaggio di ogni singolo elemento del parapetto, e nella successiva sabbiatura, riparazione, lavorazione e protezione con zincante. A questo stadio il parapetto è stato risaldato, utilizzando una apposita maschera di saldatura per mantenere i passi fissi dei singoli manufatti, inserendo ove necessario giunti di rinforzo. Anche colonne e corrimano sono stati tutti restaurati, saldando i punti ove si presentavano rotture e inserendo rinforzi ove necessario, sabbiati e protetti tramite zincante.
L’insieme è quindi stato rimontato, e protetto oltre allo zincante da due successive mani di fondo epossidico e smalto bicomponente. In occasione della predisposizione dello stato di consistenza del cantiere, Infrastrutture Lombarde SpA ha provveduto a riverificare le condizioni dei manufatti restaurati, presso la ditta esecutrice dei lavori. Il parapetto, integralmente restaurato, in teoria a quel punto era pronto per essere rimontato sul lungolago di Como, cosa che invece non è accaduta e non accadrà (esattamente come in tutte le altre parti di passeggiata nel frattempo terminate o in via di ultimazione, con chiusura definitiva dei lavori a luglio 2024). Ma perché gli storici ‘timoni’ non torneranno al loro posto? Essenzialmente per due motivi.
Il primo è che il parapetto originale non avrebbe potuto coprire l’intera lunghezza della nuova passeggiata ma è stata comunque scartata l’ipotesi di realizzarne una copia moderna per riempire i ‘buchi”. Il secondo – e decisivo – motivo risiede però nelle più recenti normative in tema di sicurezza, secondo cui questo genere di manufatti non può essere ‘scalabile’ – e quello storico certamente lo era – e comunque risultava più basso di 10 centimetri rispetto all’altezza minima da terra prevista oggi.
Dunque sarebbe servito un rialzo di quella misura. Insomma, tutte ragioni che hanno portato Palazzo Lombardia – a cui spetta la realizzazione del progetto per il nuovo parapetto – a progettarne uno ex novo. La prima ipotesi, come noto, venne bocciata dalla Soprintendenza già nel 2023. Ora si attende il nuovo progetto, per dare finalmente – dopo 16 anni di cantiere – un nuovo parapetto al luogo simbolo di Como. Infine, per quanto riguarda i parapetti storici – ora stoccati in alcuni magazzini del Comune di Como – il sindaco Alessandro Rapinese ha comunque ufficialmente annunciato l’intenzione di riutilizzarlo magari per recintare giardini, parchi o spazi pubblici della città.
25 Commenti
Quindi prima di spendere i soldi per il restauro non si è pensato all’altezza ed allo sviluppo sulla nuova passeggiata? Possibile? Questo è comunque un danno erariale. Chi lo paga? Perché chi ha la responsabilità e sbaglia incassa i proventi ma non risarcisce mai i danni derivanti dal proprio errore?
Propongo una raccolta firme per il riutilizzo dei vecchi storici parapetti
D’accordissimo!!
Parapetto terribile e inutile, non ha senso sprecare soldi per realizzarlo quando si potrebbe tranquillamente tenere il lungolago senza come qualsiasi waterfront in giro per l’Europa e il mondo
Premesso che la cosa più bella SAREBBE NON METTERE ALCUN PARAPETTO; ipotesi impraticabile, perché al primo bambino che dovesse cascare in acqua con la biciclettina, o similare, darebbe inizio ad una vertenza infinita con Il Comune di Como, probabilmente con il riconoscimento dei danni al malcapitato (e quindi con costi a Ns. carico!).
Ciò premesso, vista la scarsità di idee rispetto alla tipologia del nuovo manufatto, e sulle “nostalgie” circolanti circa l’eliminazione della originaria “Ringhiera dei timoni”, mi permetto di suggerirne una.
Si potrebbe prendere una parte di questa “Ringhiera dei timoni” (20 o 30 mt. di lunghezza), annegarla in un solido muro trasparente e resistente alle intemperie (policarbonato, plexiglas, vetro… o altro materiale) che arrivi all’altezza ottemperante la normativa vigente.
In questo modo avremmo salvato la STORICA RINGHIERA ad uso “SELFIE” di tutti: nostalgici, turisti, e malati di telefonino.
Ovviamente, resterebbe da definire la tipologia di tutta la parte rimanente della NUOVA ringhiera…. Personalmente ho qualche idea in proposito, ma che in questa circostanza non vado a rivelare.
Cordialmente.
se sono bassi basta alzarli di 10 cm mettendo dei rialzi alla base no? anche perché i parapetti non sono nepuure obbligatori ( vedi Saló per esempio). Ma, considerando che per mettere i nuovi bisogna cacciare 1.6 mln. A pensare male si fa peccato……
Il parapetto così come i tigli sono vincolati dalle belle arti e ora si cercano scuse assurde per eliminarli. Che schifo, che vergogna, che follia, che spreco di denaro!!!
Tra l’altro se i parapetti non sono a norma PERCHÉ NELLA PARTE VERSO IL TEMPIO VOLTIANO CI SONO ANCORA GLI STESSI???
Solita storia a cui nessuno crede più…… Si installino immediatamente i vecchi parapetti con un aggiunta alla base per renderli a NORMA.
Siamo proprio messi male se non si riescono nemmeno a salvare dei parapetti STORICI.
Perché la legge prevede che le nuove opere siano a norma. Valer lo stesso per i balconi. Non è tenuto ad ammodernare il parapetto ma se lo sostituisce deve essere a norma
Condivido e appoggio in pieno! Per la scalabilità considerando che la normativa non impone nel caso del lungolago una protezione e considerato che l’altezza di caduta è limitata ( e non con fondo duro) sarebbero comunque meglio del niente come potrebbe anche essere possibile. Da comasco ai comachi: li rivolgiamo!!
I Comaschi vogliono che i parapetti tornino a far bella mostra di sé e a dar lustro al nostro lungolago troppo strapazzato.
Mettete sotto dei rialzi e saranno perfettamente a norma sulla sicurezza.
Non è difficile!
Riassumendo: sono stati ristrutturati con soldi PUBBLICI, poi i Geni, (quelli che hanno impiegato quasi un ventennio per questa opera, zeppa di errori, rifacimenti e scelte di materiali e accostamenti molto discutibili, con l’aggravante di essersi dimenticati pure dei servizi igienici) si sono accorti che non bastano, ergo non verranno utilizzati, aggrappandosi all’altezza carente di 10 cm! Chiedo a Comozero di andare a fondo e informare i cittadini in quale villa privata sono finiti o finiranno questi meravigliosi timoni!
Pensare male si fa peccato ma ci si azzecca (cit.Andreotti)
Certamente! Si faccia luce anche sulle storiche lanterne della diga e del molo di S.Agostino!
Basterebbe fare un cordolo di cemento di 10 cm. e appoggiare la bellissima ringhiera.
Basta alzare la base, ma costa meno e non riescono a mangiarci abbastanza
Ma la soprintendenza a cosa serve? Si occupa anche del paesaggio
a mettere i bastoni fra le ruote, a far perder tempo, a far spendere soldi. Un disastro.
Mi associo. Alzate quelli restaurati e integrate i mancanti cari Governanti.
Dopo tutto il lavoro di restauro cosa ci vuole ad adattarli normativa vigente. Si sapeva già o sbaglio?
Temo però che saranno venduti al miglior offerente, fontana di piazza Cavour docet!
Se così non fosse esponete i manufatti alla cittadinanza di tanto in tanto, visto che è matrimonio pubblico.
Ringhiere così non ne fanno più!
E le ringhiere… E il bar sotto casa.. E il ristorante… E la gelateria c’è troppa gente e fa rumore… E poi hanno ragione quelli della street parade ma fanno rumore ed orinano sui muri ma hanno ragione perché a Como non ci sono bagni pubblici… E non voglio dimenticare quelli che lo stadio da’ fastidio anche se quando sono arrivati loro probabilmente lo stadio era già lì… Gli incontentabili!
Riecco gli incontentabili….
Sinceramente non capisco le motivazioni, é davvero un peccato buttarlo. Cosa ci vuole ad alzarlo di 10 cm? Ripensiamoci..
Questo è l’ ennesimo scempio allo storico lungo lago di Como,
chi prende queste decisioni dovrebbe vergognarsi, le soluzioni se si vuole ci sono ma probabilmente è meglio sprecare soldi pubblici, qualcuno di sicuro ci guadagnerà,
a discapito della vecchia e bellissima passeggiata lungo il lago di Como.
Il lungo lago di Como, oggi, deve essere lasciato libero da parapetti. E che lo sguardo spazi tra acqua, colline e cieli.
Bimbi, attentamente osservati da genitori e affini. Etilisti anonimi o conosciuti, astenersi.
Il parapetto originale dell’epoca e’ troppo bello e unico. Solo a Como ci sono così saremo unici. Mettiamoli ancora rialzandoti alla base. E quelli mancanti rifacciamoli uguali. Grazie
Scusate, ma si è detto più volte che i parapetti non sono necessari. Tant’e che si è giunti alla decisione di posizionare delle reti provvisorie perche’ il Sindaco ha insistito, giustamente, per la realizzazione di detti.
Quindi nell’Italia delle 1000 Normative: posso NON mettere in parapetti (così i bambini ecc. non scalano e si buttano direttamente a lago), MA se li installo devono rispettare tutti i crismi (non scalabile, altezza 110 cm ecc.) e non posso riutilizzare quelli storici.
Assurdità…..
infatti! Questo è il punto. E’ come dire: puoi andare in giro a piedi nudi ma se metti le scarpe devono essere antinfortunistiche. Se si potesse ci vorrebbero i cartelli a corredo “parapetto non necessario che non garantisce sicurezza”, o al primo incidente (qualcuno che si sbilancia o scavalca e finisce in acqua) la colpa sarebbe del parapetto…. Purtroppo non credo esista tutela sufficiente. Ma quanto siamo stupidi…