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Ceruti: “Sinigaglia osannato a parole ma trascurato e degradato. Stadio altrove, una boccata d’ossigeno”

Sistemare lo stadio sognando di giocarci partite di Serie A? “Sarebbe come pretendere da una auto Cinquecento, bellissima e d’epoca, le stesse prestazioni di una Ferrari di ultimissima produzione” quindi ben venga un nuovo impianto fuori dal centro e “che sia la città ad occuparsi dello stadio”. Ecco, sintetizzato in una frase, il pensiero tranchant dell’architetto comasco Lorenza Ceruti che, prendendo spunto dall’interrogazione presentata dal consigliere comunale Vittorio Nessi in rappresentanza della lista Svolta Civica sul futuro del Sinigaglia (e i successivi interventi degli ex assessori, giunta Lucini, Iantorno e Spallino), mette nero su bianco un pensiero di molti – anche se spesso non detto esplicitamente – destinato comunque a far discutere.

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“Da una parte una Società seria e intenzionata a voler valorizzare la squadra calcistica del Como, con l’ambizione di portarla in serie A. E ne ha già dato prova. Dall’altra uno stadio, osannato (a parole ma non nei fatti) per il suo valore storico architettonico e ancora di più per la sua posizione, che è innegabilmente meravigliosa, ma comunque trascurato e reso colabrodo e vergogna in quanto a degrado. Oltretutto con infiniti vincoli proprio per il suo valore storico – scrive infatti Ceruti in un lungo post sul suo profilo Facebook – poi ieri, così di improvviso, passa la notizia che potrebbe essere che la Società stia pensando di costruire un nuovo stadio altrove. È solo una interrogazione, ma se anche fosse stato solo un pensiero io lo trovo davvero un grande pensiero, una boccata d’aria freschissima in una città così tanto chiusa e accartocciata su se stessa e sul proprio provincialismo”.

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“Quando ho letto di questa possibilità ho pensato di essere finalmente in una città in cui qualcuno osa pensare che si possa costruire qualcosa di nuovo e non immaginare solo cose rabberciate alla bell’e meglio in uno spazio che, comunque, è quello che è – sono state infatti le sue parole quando l’abbiamo contattata per un commento – il problema è che le persone immaginano uno nuovo stadio come una cattedrale nel deserto, relegato in chissà quale periferia dimenticata come se Como finisse con il centro storico. Invece un nuovo stadio sarebbe qualcosa di finalmente visionario, da integrare con la città, e pensare che possa esserci questa ipotesi è una boccata d’ossigeno”.

Un pensiero che sicuramente non troverà d’accordo chi sogna di continuare ad assistere alle partite nello “stadio più bello del mondo affacciato sul lago più bello del mondo” ma che, secondo l’architetto che tante volte ha immortalato il Sinigaglia nelle sue fotografie, è l’unico modo per uscire da una mentalità provinciale, e tutto sommato poco coraggiosa, che alla lunga può fare solo male a Como, “una città che sta vivendo solo su antichi allori di cui ormai non c’è più neanche l’ombra. E che sta facendo marcire tutto quello che ha un valore – scrive infatti – una città che non riesce ad abbandonare quella piccola mentalità provinciale nonostante, da un po’ di tempo a questa parte, quotidianamente entri in contatto con i cittadini del mondo”.

E, se mai venisse davvero costruito un nuovo stadio, cosa ne sarebbe del Sinigaglia secondo Lorenza Ceruti? “Diventerebbe finalmente uno spazio pubblico fruibile da tutti, magari il centro sportivo di cui Como ha tanto bisogno liberando tutta la zona dalla morsa delle partite mentre per i tifosi cambierebbe ben poco assistere a una partita fuori dal centro, anzi”, dice. E mentre da un lato c’è la speranza di Lorenza Ceruti che Como apra un po’ i suoi orizzonti, dall’altro il pensiero non può non andare al rischio neanche tanto velato, che se toccasse alla città occuparsi di dargli un futuro e prendersene cura, il Sinigaglia possa diventare un altro Politeama, una Ticosa vista lago o un Asilo Sant’Elia, giusto per restare in tema Razionalismo, ridotto a spina nel fianco dell’Amministrazione più che essere un tesoro da custodire e valorizzare.

Qui di seguito il testo completo dell’intervento di Lorenza Ceruti:

Da una parte…una Società seria e intenzionata a voler valorizzare la squadra calcistica del Como, con l’ambizione di portarla in serie A. E ne ha già dato prova! Dall’altra uno stadio, osannato (a parole ma non nei fatti) per il suo valore storico architettonico e ancora di più per la sua posizione, che è innegabilmente meravigliosa, ma comunque trascurato e reso colabrodo e vergogna in quanto a degrado. Oltretutto con infiniti vincoli proprio per il suo valore storico. La Società, che è seria, cerca di fare il possibile per rimetterlo al limite della decenza per l’immediato uso. Valuta anche, consapevole di essere di fronte ad una struttura particolare, di poterci investire molto danaro per renderlo fruibile, da una squadra che appunto aspira alla serie A. Poi ieri, così di improvviso, passa la notizia che potrebbe essere che la Società stia pensando di costruire un nuovo stadio altrove. È solo una interrogazione ma…

Ma se anche fosse stato solo un pensiero io lo trovo davvero un grande pensiero, una boccata d’aria freschissima in una città così tanto chiusa e accartocciata su se stessa e sul proprio provincialismo. Una città che non ha la lungimiranza… Una città che sta vivendo solo su antichi allori di cui ormai non c’è più neanche l’ombra. E che sta facendo marcire tutto quello che ha un valore. Una città che non riesce ad abbandonare quella piccola mentalità provinciale nonostante, da un po’ di tempo a questa parte, quotidianamente entra in contatto con i cittadini del mondo. E proprio chi ama il calcio e la sua squadra dovrebbe essere felice di una Società che propone un nuovo stadio.

La costruzione di un nuovo stadio non può che essere apertura verso il futuro…non può che essere rispetto verso la squadra e verso il pubblico! Solo chi non riesce a capire la grande opportunità può ritenerla “punizione”! Certo, sarebbe l’ideale, poter unire il fatto che nel mentre si sistema lo stadio per il calcio si possa anche conservare il grandissimo valore storico e architettonico, con il danaro messo a disposizione da altri, ma è evidente questo nostro stadio non ha le possibilità di poter assolvere a quello che sono le giustissime e positive ambizioni di chi farebbe un grandissimo investimento. Sarebbe come pretendere da una auto cinquecento, bellissima, d’epoca,.le stesse prestazioni di una Ferrari di ultimissima produzione.

Oppure pretendere da una gondola, bellissima e antica, le stesse prestazioni di un panfilo di lusso. O ancora pretendere di vivere in un bilocale di lusso e d’epoca in 10 persone. Io capisco molto bene tutta l’affezione verso i luoghi, verso questo stadio, verso l’abitudine, verso anche questa meravigliosa posizione del nostro stadio…però poi…capisco anche che tutto non si può avere!

La meravigliosa posizione…è anche quella che penalizza totalmente l’uso di questo stadio…è un dato di fatto! Si vuole che il Como voli in alto? Bisogna dargli le ali…e se c’è qualcuno che può e vuole dargliele …tanto di cappello!!!

Il valore il nostro stadio non lo perde!!! Bisogna solo pensarlo per un utilizzo consono a quello che è! Senza stravolgerlo! Consono alle sue dimensioni e alla sua posizione! Che sia la città ad occuparsi dello stadio!!!! E il mio non è il solito pensiero astioso contro il calcio o contro chissà chi! È solo speranza che Como apra un po’ gli orizzonti.

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10 Commenti

  1. Due le cose più curiose intorno all’eterno ritorno del dibattito sul Sinigaglia.
    La prima è l’opinione diffusa secondo la quale Como – città moribonda e immobile da sempre – morirebbe un po’ di più se lo stadio venisse spostato ai margini della città.
    Sicuri che la verità non sia proprio il contrario?
    A conti fatti, lo stadio offre agli appassionati (che ovviamente non coincidono con l’intera collettività) uno spettacolo di 2-ore-2 una settimana sì e una no. Uno spettacolo che per andare in scena pretende che la zona sia blindata dalla mattina alla sera, e che spesso si apre e si chiude con scontri tra opposte tifoserie.
    Per chi non riesce proprio ad immaginare un lungolago senza stadio, ecco 3 esempi di spazi urbani a disposizione di tutti che non implicano investimenti economici rilevanti e che vivono 365 giorni l’anno:
    – Bryant Park a New York, un rettangolo di prato ritagliato in mezzo ai grattacieli dove la gente si ritrova, assiste a concerti improvvisati, partecipa a lezioni collettive di yoga, ha a disposizione gratuita giochi da tavolo per passare il tempo.
    – Venice Beach a Los Angeles, dove al netto del surf e delle onde, persone di tutte le età giocano a squash, a basket, corrono, vanno in skate e pattini a rotelle.
    – i pratoni attorno al porto di San Francisco, dove si gioca a frisbee, si canta, si suona e (là si può) chi vuole fuma erba.
    L’altra “sorpresa” (che sembra sempre più una conferma) è la miopia di molti architetti. Parlare dello stadio “solo” come un monumento di valenza storica senza considerare le implicazioni di ordine pubblico che si accompagnano a una partita di calcio, è una lettura assolutamente parziale.
    Finché il tifo organizzato non verrà normalizzato, parlare di calcio come uno spettacolo per tutti è mera utopia.
    Comunque tranquilli, a Rapinese di fare un dispetto al tifoso comasco non gli passa neanche per la testa.

  2. È dagli anni “80 che si parla di portare lo stadio nella piana di Lazzago…. prima ancora dell’ospedale (e quello lo abbiamo perso per motivi ben precisi, anche se i politici se lo sono dimenticato). Quindi niente di nuovo. Purché si faccia, dico io. Riportando il Sinigaglia a quello che era, senza le tribune aggiunte e magari anche con la pista ciclistica.Usandolo come ‘arena’ o piazza, per spettacoli o altro…. non sarebbe male aprirlo verso il lago, come I teatri greci….

  3. Non c’è nemmeno da discuterne:
    Se spostassero lo Stadio fuori città, il Sinigaglia diventerebbe una nuova Ticosa vista lago.
    L’amministrazione comunale non sarebbe in grado di gestirlo, sfido a trovare qualcuno che dica il contario.
    Lasciamo lo stadio dov’è a auguriamoci che il Calcio Como lo sistemi grazie ad una concessione di 99 anni.

  4. Be’ meno male, pensavo di essere ormai rimasto l’unico a ritenere intelligente e funzionale lo spostamento dello stadio del Como in periferia.

  5. …non capisco niente di fotografia ma, prima ci si lamenta che la città è diventata “preda dei turisti in infradito”, poi si fa il tifo per portare via i servizi (come lo Stadio) nel nome dell’aria freschissima. Portare i servizi fuori (Ospedale, Università, Stadio, Uffici) è consegnare ai “turisti in infradito” la città e le sue funzioni. Certo poi si potrebbero fotografare i turisti appollaiati in ogni dove…

  6. Il mondo, sull’orlo dell’abisso ecologico, sta cercando di andare verso lo stop al consumo di suolo ed al recupero degli edifici abbandonati, degradati e obsoleti.
    E questo architetto si fa promotore dell’idea di costruire un nuovo stadio, ovviamente su terreno “vergine”…
    Nuovo stadio per chi? Per una società che storicamente non fa più di 7/8.000 presenze a partita?
    Nuovo stadio per cosa? Per essere usato non più di 20 volte all’anno?
    Nuovo stadio dove? Sul territorio del comune di Como? Sul territorio di qualche altro comune confinante? Sicuri che gli abitanti di questo comune vogliano una colata di cemento deserta per 345 giorni all’anno?

    Mah…

  7. La nostra comunità non è in grado di affrontare la complessità del presente e propone sempre la stessa ricetta per ogni problema: dimenticare le criticità irrisolte costruendo su terreno vergine le presunte soluzioni. È una sindrome della pagina vuota curiosamente capovolta: il foglio bianco è la pre-condizione per ogni futuro dal momento che la cura, il riuso e il fare i conti con il nostro passato (e i nostri fallimenti) è troppo difficile. Tuttavia questa è l’unica strada percorribile.
    Una città che espelle fuori dal centro tutto ciò che non è residenziale, commerciale e amministrativo abdica alla sua ragion d’essere quale luogo in cui si incontrano e contaminano traiettorie, storie e idee diverse per arricchirsi reciprocamente.
    Il tema del consumo di suolo, dell’espansione delle aree con carico antropico e della nuova mobilità indotta spingendo uno stadio lontano dal centro è poi competamente fuori dal dibattito… avanti così.
    Spero lo stadio resti dove sta adesso, in un’area pedonale sempre accessibile e con dei servizi aperti a tutti.

  8. Tante belle parole, brava. Ma non si capisce cosa si farebbe del vecchio stadio. Raderlo al suolo per fare condomini non si può, resta l’opzione di lasciarlo crollare tanto non manca molto.
    Un altro spunto di riflessione potrebbe essere, visto che si fa riferimento alla società Como Calcio, sul perché gli indonesiani invece che il Como non abbia acquistato il Frosinone o, per restare in tema, l’Olgiatese. Non mi risulta che abbiano lo stadio sul lago, ma magari, con un sistema di canali e chiuse, possiamo crearne uno nuovo, che il vecchio puzza.
    Ah non indifferente poi il discorso money: tutti pronti a spendere il grano indonesiano ma non sono tanto sicuro che firmino un assegno in bianco al primo gandula che si presenta con un progetto strampalato di uno stadio a Grandate.

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