Quando è andato per la prima volta in Polonia, Andrea Spinelli, l’aveva subito notata: bellissima, di una bellezza fuori dal comune, ma irraggiungibile, così in Italia era a tornato con un’altra.
Ma il cuore era rimasto lì e non aveva mai smesso di pensarla e ora, a due anni di distanza, Andrea è pronto a tornare in Polonia a prenderla. “A marzo la porterò finalmente qui. Voglio farla diventare un cocktail bar”. Perché “lei”, quella che gli ha rubato il cuore, non è una bella ragazza dell’Est ma un’ambulanza in disuso.E per primo è arrivato un furgone postale che Andrea ha trasformato in food truck.
Fotografo e videomaker quasi quarantenne (col negozio di famiglia a Olgiate Comasco), Andrea Spinelli ha mille vite tutte legate da un unico filo conduttore: il cibo. “Sono un malato di carne alla griglia – dice ridendo – e del buon cibo in generale. Sono specializzato in fotografie e video di cucina e sono stato capace di andare in giornata a Copenaghen pur di mangiare da Relae”.
E cosa poteva fare un amante della buona cucina? Aprire un ristorante? No, lui ha preso un food truck. E così ecco arrivare dalla Polonia il furgone postale e l’inizio dell’avventura con un amico cuoco: “Ho iniziato con Federico Beretta, lo chef fondatore del ristorante Feel di Como”. Così, fedele al giuramento “Non preparerò mai una salamella”, largo a tartare di carne su fondue di parmigiano, canederli di anatra, risotto al fieno.
E i clienti? “Voglio portare una cucina di buon livello per strada ma, ovviamente, nessuno ha voglia di spendere per mangiare sul marciapiede – ammette – così ho iniziato organizzando feste nel giardino di casa e ora lavoriamo per eventi privati, aziende, matrimoni e compleanni. E siamo catering ufficiale della Federazione Italiana di freccette”.
Con lui ora non c’è più Beretta ma un giovane socio, lo chef Matteo Dassogno, con cui gestisce anche la cucina del Circolone di Olgiate.
E poi come farsi mancare, con il sindaco di Olgiate Simone Moretti, l’allevamento di galline che producono il richiestissimo uovo nero? O i salumi, che produce con il marchio Nino, l’italico suino?
“Mio zio produceva salumi meravigliosi. Quando è morto mi ha lasciato il suo libro di ricette segrete e ora li faccio fare da un’azienda agricola secondo il suo metodo”. E non salumi qualsiasi: “Li vendo ai ristoranti e sono stato fornitore di due edizioni di Masterchef”.
Ma ora nella sua testa c’è solo lei, l’ambulanza polacca: “Ho già il nome, l’Ambulanza dei Sani, e spero di riuscire a trovare il modo di utilizzare i lampeggianti, che per legge devono essere rimossi. Sarebbe bellissimo”. Per ora bisogna andare a prenderla “e ovviamente il viaggio di ritorno sarà a tappe, in base ai ristoranti in cui fermarsi a mangiare”.
Ca va sans dire.