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Cimitero Monumentale: foto e video della vergogna. Giungla, mutande e inni pakistani

L’ultima tegola è recente: l’impresa di Agrigento arrivata prima nella gara indetta dal Comune di Como per una lunga serie di servizi e manutenzioni nei cimiteri cittadini ha gettato la spugna.

Troppo caos nei camposanti municipali, ora toccherà alla seconda. Viene – anzi, verrà – da Gela. Evidentemente, però, ancora non ha preso servizio viste le disastrose condizioni del Cimitero Monumentale.

Piccoli reportage dal più importante camposanto di Como ne sono stati fatti tanti, negli anni. Soprattutto negli ultimi anni, da quando gli operatori comunali in servizio per la manutenzione dei 9 cimiteri cittadini si sono ridotti a meno delle dita di una mano e la cura di sacrari e strutture è precipitata.

Talvolta, poi – come ha denunciato ieri l’assessore al Personale, Elena Negretti – capita che una parte di quei pochi lavoratori sia in ferie per 4 settimane o abbia certificato problemi fisici tali per cui non possono svolgere i lavori più pesanti. Con la piccola ruspa comunale comprata a suo tempo per gli scavi rotta e inservibile, il quadro di base è dunque tratteggiato.

Poi, però, la realtà supera anche la fantasia. E nel caso del Monumentale di Como, racconta un’indecenza.

Inutile sprecare troppe parole: le fotografie di questo 14 agosto 2018 parlano da sole. Intere zone del cimitero preda di erbacce alte 20-30 centimetri, manutenzione inesistente, superfici ridotte quasi a verdi campi di calcio (gallery sfogliabile qui sotto).

E ancora: lavori in corso fermi da anni, forse decenni, vialetti infestati da ogni erbaccia possibile, un’assenza di cura generale del tutto evidente a ogni angolo. E offensiva, a tratti.

Una vergogna, nel cuore del luogo che – in teoria – dovrebbe essere il più sacro per la città, per i suoi avi, per la sua storia.

Ma poi, inquadrato il tema generale, ci sono punti specifici capaci di “sorprendere” ancora di più, nonostante la triste abitudine al peggio.

Il primo punto è l’estremo lembo del Cimitero Monumentale, l’ala sinistra più lontana dall’ingresso principale, esattamente al confine con il Centro migranti di via Regina.

Qui i colombari riportano date antiche, in gran parte secolari. Ed è forse per questa lontananza nel tempo che quell’intera parete di defunti è sostanzialmente abbandonata a se stessa, divisa dal muro di cinta del centro di accoglienza “soltanto” da una giungla incolta popolata di lucertoloni ed enormi zanzare.

Dall’altro capo della vegetazione selvaggia, ecco il muro di cinta del centro migranti. Una sorta di maxi-stendino, di fatto, che – senza voler colpevolizzare i richiedenti asilo, certamente in gran parte inconsapevoli di avere il principale cimitero cittadino alle proprie spalle – offre una vasta esposizione di mutande, magliette, felpe e jeans con vista sui cari estinti. Quello, infatti, vedono i cari estinti dalle loro foto ovali e seppiate, due metri più in là.

Ma quel muro è anche l’ultima barriera – in realtà, valicata in abbondanza dalle 7 note – rispetto al suono arabeggiante che qualche stereo urla dai container del centro governativo. Stamane, attorno alle 11, le preghiere cattoliche per i defunti erano immerse nell’inno del Pakistan a tutto volume. Piuttosto surreale, nell’insieme, come si può constatare nei due video di seguito.

Nel secondo video qui sotto la melodia e i canti somigliano più a una preghiera collettiva che non a una “hit” estiva.

Lasciata quella terra un po’ di tutti e di nessuno, tornando al centro del cimitero e salite due rampe di scale, si arriva al tristemente mitologico forno crematorio. Rotto e completamente fermo dal 4 giugno 2016, l’impianto è riuscito recentemente a rompersi persino durante i lavori di provvisoria sistemazione.

Serviranno altri 50mila euro da bruciare – letteralmente – in quel pozzo nero senza fine. E la cornice tutt’intorno alla sala del commiato e al grosso camino annerito che punta inutilmente verso il cielo è degna di tanto pasticcio: una vasta e desolata area di cantiere, disordinata e immersa nelle onnipresente erbacce.

Quando e se il forno crematorio ripartirà, quando e se un nuovo impianto sarà costruito, per ora questi restano misteri della fede.

Sempre che chi entra in quel cimitero riesca a mantenerla anche all’uscita, la Fede.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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