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Como, 6 associazioni per un confronto pubblico sul nuovo stadio: “La città deve sapere”

“Il sindaco Rapinese non intende avviare percorsi di democrazia partecipativa, nonostante la nostra costituzione lo preveda. Essere eletti non vuol dire comandare ma amministrare“. È questa la denuncia di Franco Fragolino, dell’associazione Acli cittadine, con la partecipazione dei rappresentanti di altre organizzazioni del terzo settore: Massimo Patrignani di Auser, Gianpaolo Rosso di Arci, Angelo Mazza di Caritas cittadina, Marco Mazzone di Compagnia delle opere e Enzo Tiso di Legambiente.

Le associazioni sono intervenute in occasione dell’avviamento, da parte del Comune, di un nuovo regolamento che riguarda le pratiche partecipative, ovvero la modalità di attivazione e di espressione dei cittadini su base territoriale o su temi generali. Il nuovo documento andrebbe a sostituire quello del 2015, attualmente in vigore. “Riteniamo che le nuove norme delle pratiche partecipative debbano essere il frutto di un percorso comune con le organizzazioni del territorio – ha spiegato Fragolino –  Chiediamo all’amministrazione che siano messi in atto opportuni ed efficaci meccanismi per dare tempi e luoghi di confronto aperto alle organizzazioni presenti in città”. Le associazioni vogliono quindi proporre al comune un’assemblea in cui le aggregazioni dei cittadini e di gruppi di interesse possano discutere delle questioni in esame. Dopo sessanta giorni dalla prima assemblea, l’assessorato della partecipazione raccoglierà tutte le opinioni i pensieri per poi farne una conclusiva, di cui l’amministrazione ne prenderà atto per le decisioni future.

“Le nostre associazioni hanno lavorato molto sul tema della partecipazione nella vita politica e sociale della città di Como – ha continuato Fragolino – Consideriamo la questione dello stadio come l’emblema del problema di un mancato procedimento di partecipazione aperto a tutti. Il Sinigaglia è un tema molto importante per il futuro della città, sul quale si dovrebbe avviare un percorso di coinvolgimento attivo della cittadinanza. Noi chiediamo all’amministrazione comunale di condurre questo processo e soprattutto di organizzare un incontro per il nuovo regolamento che da un anno è nelle mani dell’assessorato della partecipazione. Dopo averli contattati a gennaio solo a luglio ci è arrivata la risposta, in cui l’assessore ha presentato una bozza dicendo che fosse prossima all’approvazione, ma ad oggi non c’è ancora stato nessun cambiamento. È evidente che c’è molta differenza tra quello che noi associazioni riteniamo un’accettabile trasparenza pubblica e l’opinione del comune. Quello che conta per noi è che i cittadini si sentano protagonisti del futuro della città“.

Le associazioni sono concordi sul fatto che, per quanto riguarda l’urbanistica, è legittimo decidere di ristrutturare lo stadio dove si trova ora, come peraltro prevede il Piano del Governo del Territorio vigente. Tuttavia, secondo Tiso “le discussioni pubbliche che ne sono generate sono surreali. Le posizioni espresse si basano su un progetto che non è ancora stato reso pubblico nella sua interezza e in tutte le sue implicazioni. Abbiamo provato a contattare l’amministrazione per avere più informazioni, soprattutto per quanto riguarda la questione ambientale, tuttavia ci sono state negate con la scusa assurda che il progetto non comporta incidenze ambientali significative. Secondo il comune, dunque, la realizzazione di una nuova zona commerciale a pochi passi dal lago e un nuovo autosilo, da 400 posti auto, in una zona nota per il traffico intenso non abbiano alcun impatto ambientale!”. Legambiente chiede quindi che il comune apra al più presto un confronto trasparente sul progetto.

Anche la Caritas partecipa alla discussione, secondo l’associazione il discorso di partecipazione si deve allargare anche alla società privata. “Nella prima conferenza stampa di Como 1907, la società sembrava molto propensa ad avviare incontri con i cittadini, ma ad oggi non c’è stata occasione per farlo, solo parole vuote – ha spiegato Mazza – La cittadinanza deve essere coinvolta, se non solo per un discorso di democrazia ma anche per una questione di intelligenza collettiva, la partecipazione di più persone determina una probabilità maggiore di trovare delle soluzioni nuove. Il dibattito attuale pur essendo prezioso è purtroppo fatto sul nulla“.

“Per l’Arci la questione non è lo stadio in se ma la difesa della democrazia – ha aggiunto Rosso – Di chi è lo stadio? Dei cittadini che ne detengono la proprietà, per questa ragione è evidente che la questione supera l’atto di ordinaria amministrazione e richiede che la popolazione sia informata e debba dire la sua. Noi non chiediamo un’assemblea per votare stadio sì o stadio no, ma un incontro per condividere importanti informazioni per la vita pubblica“.

I rappresentanti della Compagnia delle Opere e Auser hanno infine espresso la loro amarezza per non essere riusciti a stabilire un dialogo con l’amministrazione. “Nei nostri tentativi abbiamo registrato quasi uno stupore dal fatto che la richiesta di maggiori informazioni arrivasse dalle associazioni dl terzo settore – ha spiegato Patrignani – L’istituzione non capisce che noi vogliamo semplicemente collaborare per una cittadinanza attiva. Richiesta inopportuna? Non penso proprio. È attraverso la cittadinanza attiva che si tengono vivi i valori democratici di questo paese”.

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