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Como, Borghi (Lega) si veste da Hulk: “Abbatto con le mie mani il cartello, rovina la vista sulla Casa del Fascio”

Al di là degli estremismi anti lockdown, anti green pass e via dicendo, il deputato e consigliere comunale a Como della Lega, Claudio Borghi, è notoriamente un amante del Razionalismo e collezionista di opere astrattiste.

E c’era la sua manina dietro al progetto finito nel programma elettorale della Lega per le Politiche 2018 per fare della Casa del Fascio “il più grande museo d’arte moderna del Nord Italia”, nello specifico per “arte moderna, architettura e design”.

Un’idea che avrebbe dovuto coinvolgere a pieno titolo anche il palazzo dell’Uli – Unione Lavoratori dell’Industria, sede odierna dell’ex Asl alle spalle del capolavoro di Terragni, sorto tra il 1938 e il 1943 dai padri architetti Cesare Cattaneo, Pietro Lingeri e Luigi Origoni (anche se più volte modificato nel corso degli anni e terminato solo nel 1966).

Nella notte, un “privé”. Per il museo alla Casa del Fascio e il Razionalismo nell’Unesco

Di quelle speranze è rimasto poco. Ma ora Borghi si concentra su cose apparentemente minori, aggirandosi sempre nei dintorni della Casa del Fascio di Como. Nel suo mirino, un cartello stradale, come il deputato e consigliere comunale ha scritto su Twitter.

“Un giorno o l’altro – Borghi dixit – abbatto con le mie mani quel cartello di dare la precedenza che rovina la bellezza dell’immagine di scorcio di palazzo Terragni a Como”.

In attesa del “più grande museo d’arte moderna del Nord Italia”, potrebbe essere un inizio. Alla “Borghi style”, naturalmente.

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9 Commenti

  1. La casa del fascio è un capolavoro assoluto di un valore difficilmente comprensibile finché non vi ci si potrà entrare liberamente poiché è dall’interno che si Capisce il genio di Terragni. Tenerla così è da……….
    D’altronde in Italia siamo specializzati nel distruggere o regalare ai privati le nostre eccezionali bellezze frutto di un percorso storico unico al mondo.
    In una nazione che si vanta di essere tra le prime 8 economie al mondo in un GIORNO la casa del fascio sarebbe “liberata” e resa fruibile a chiunque GRATIS.

  2. Il novello Borghezio che deve tenere imbrigliata l’ala più estrema. L’importante è non dare troppa enfasi alle sue trovate. Di cartelli a sproposito Como è piena, purtroppo. Vedasi noleggio biciclette sotto il monumento di Eli Riva sul fianco del municipio. E sì che l’onorevole ci passa spesso….

  3. Buonasera,
    Effettivamente quei cartelli “stonano”, poi L’ invito deve essere civico e chiedere agli organismi istituzionali preposti di intervenire, seguendo la Legge. Riprendendo il pensiero di Simone Weil, Hannah Arendt e Françoise Choay, Ilaria Agostini, in Miserie e splendori dell’urbanistica (DeriveApprodi, 2018) di cui è autrice con Enzo Scandurra, afferma che “Le opere che compongono la scena cittadina sorreggono simbolicamente la vita che vi si svolge” (p. 144) e possono costituirsi “come luogo, simbolo e matrice dell’uguaglianza, della democrazia, della costruzione civile e antropologica” (p. 145). La storia della città è ricca di esempi che lo dimostrano. Lo spazio non è mai materia inerte. Noi siamo anche il paesaggio che abitiamo. Il rapporto tra spazio e società è dialettico. Gli assetti fisici con le loro funzioni e con le loro forme svolgono un ruolo non secondario nella definizione dei modi della convivenza civile. Le relazioni sociali sono condizionate dai modi con cui materialmente si relazionano le cose nello spazio. Per questo ha valenza politica ogni intervento sugli assetti insediativi. Le configurazioni dell’habitat, costituendo sempre un campo semantico, possono nutrire ed educare lo spirito “come il buon letame la terra” (Carlo Emilio Gadda) oppure possono diseducarlo se vengono corrotte da manomissioni incivili, per esempio quando “panche che inibiscono di sdraiarsi o prive di schienale […] illuminazioni violente, cancellate, barriere e […] dehors” (p. 145) riducono e mutano uso e senso dello spazio aperto pubblico minandone spesso irreparabilmente la bellezza. Fatto tanto più grave se si considera che la bruttezza o la bellezza di una città dipende in gran parte proprio dai caratteri dello spazio aperto pubblico.

    Che cos’è la bellezza della città? A questa domanda Scandurra risponde, citando Carlo Cattaneo: è spazio civile, “spazio entro il quale lo scambio di esperienze, di culture e di emozioni avviene grazie al luogo e non grazie al prezzo” (p. 69). Sicuramente questa è la condizione necessaria, ma senza civiltà delle forme la bruttezza prende il sopravvento e lo spazio risulta inospitale, inadatto a favorire gli incontri. Per poter parlare di bellezza occorre che i valori dell’umano convivere, in una parola dell’urbanità, possano trovare espressione anche nella lingua materiale dei luoghi. Privi di urbanità, i luoghi non ci invitano a dimorare; non sentiamo di poter fare corpo con loro e non possiamo dire, come Canetti a Marrakech (p. 65), io sono quella piazza, io sono quella città.
    Un caro saluto con Stima e Affetto.
    Davide Fent
    @davidefent

    1. Con rispetto, di fake c’è soltanto il suo commento visto che la sintesi delle parole di Borghi è pressoché letterale come si può leggere nello stesso tweet che abbiamo allegato nel pezzo. Cordialmente.

  4. L’onorevole Borghi ci sta regalando, quasi quotidianamente, un’infinità di esternalizzazioni sugli argomenti più disparati. Ma tutte queste esternalizzazioni hanno una costante: lui è sempre contro. È contro la moneta unica europea, è contro la politica economica europea, è contro l’Europa Unita, era contro il lockdown, è contro il Green pass, è contro la vaccinazione obbligatoria, era contro Conte, è contro Speranza, è contro Lamorgese ….e, ovviamente, non poteva non essere contro il cartello stradale di Piazza del Popolo. La sovraesposizione mediatica di questi giorni è direttamente proporzionale alla voglia di far vedere a tutti quanto lui è quello più “contro” di tutti. E dire che è stato un brillantissimo studente universitario, un bravo operatore finanziario, un apprezzato dirigente di una prestigiosa Banca tedesca, un docente universitario di una prestigiosa Università milanese. In altri termini, rappresenta il tipico esponente di quell’establishment economico-finanziario inviso ai populisti e che lo schieramento politico di cui fa parte ha sempre indicato come la causa di tutti i mali possibili e immaginabili. Per Bartali era “tutto da rifare”, per Borghi dobbiamo augurargli che lo sia. Sarebbe il primo a doversi rimettere in discussione.

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