Passato con successo il primo step, la candidatura di Como a Città Creativa Unesco corre spedita verso Parigi. E lo fa con il sostegno di un presidente onorario d’eccezione: Giuseppe Guzzetti.
L’avvocato ha sposato la causa e sulla sua figura è quasi superflua una presentazione: presidente di Regione Lombardia dal 1979 al 1987, senatore della Repubblica dal 1987 al 1994, poi presidente di Fondazione Cariplo dal 1997 al 2019.
Come mai ha accettato la nomina a presidente onorario del comitato Como&Seta?
Ritengo che questa sia un’ottima iniziativa per la nostra città, la provincia e il territorio. E tutte le cose positive meritano un sostegno, meritano – se richiesta come in questo caso – una mano. Bisogna farlo con entusiasmo e disponibilità. Se mai ottenessimo questo riconoscimento – io me lo auguro e farò di tutto per quanto è nelle mie possibilità per aiutare – è una valorizzazione delle nostre attività industriali e della nostra creatività, delle capacità dei nostri uomini e delle nostre donne di porsi all’attenzione del mondo.
Ha sottolineato di voler essere un presidente attivo per il Comitato. Ha già qualche idea in mente?
Dal punto di vista della proposta, gli amici che hanno pensato all’iniziativa hanno già un elemento molto importante perché sono riusciti a passare la prima selezione che vedeva in corsa molte città. Adesso siamo in quattro, siamo alla selezione finale e quindi si tratta di meglio definire le proposte, gli elementi che giocano a favore della nostra iniziativa affinché l’Unesco ci riconosca come città della creatività. A questo punto la cosa importante è seguire attentamente all’Unesco la valutazione affinché ci veda vincenti. In una valutazione equa, che risponda al merito, bisogna far emergere appunto i meriti di Como per essere una delle due città che taglieranno il traguardo.
Se Como diventasse Città Creativa Unesco, questo riconoscimento cosa porterebbe concretamente al territorio comasco?
E’ chiaro che Como ha già una sua notorietà internazionale. Basta pensare, tra le tante cose, al lago. Ne è testimonianza la recente visita di Obama ma ancor di più quanti vengono sul nostro lago, questa esplosione di alberghi di altissimo livello e qualità che richiamano stranieri. E poi la seta, il made in Italy. Noi siamo già noti. Come Como, come attività industriali, come attività creative. Questo però sarebbe un riconoscimento a livello mondiale. Quindi attirerebbe ancor di più, incentiverebbe l’interesse a venire a Como. Da questo riconoscimento si potrebbe trarre elemento di maggiore conoscenza. Basta vedere come riconoscimenti a dei territori, oggi come in passato, li abbiano fatti apprezzare, conoscere, divulgare. Diventa un valore aggiunto sul piano della bellezza e della creatività.
Abbiamo parlato di turismo. Recentemente sulle nostre pagine personalità di spicco come Paolo De Santis e Bianca Passera hanno sottolineato come si debba fare una scelta tra turismo di massa e di qualità. Secondo lei Como deve fare questa scelta?
Io non ho una competenza specifica in materia e le considerazioni di uomini di questo settore, con una lunga tradizione e capacità, meritano attenzione e approfondimento. Credo però che non si tratti di due realtà in contraddizione fra di loro. Abbiamo bisogno di strutture di qualità, di tutelare il nostro territorio. Io in passato, fra me e me o con qualche amico, facevo una riflessione tra Lugano e Como. Cosa abbiamo da invidiare dal punto di vista dell’ambiente o del lago? Noi abbiamo ancora aperta la ferita delle paratie o del pattume che scende dall’alto lago perché da noi il lago si ferma in piazza Cavour, non è come a Lecco che esce e quindi si porta via tutto. Abbiamo questi elementi di svantaggio che sono assolutamente inaccettabili e che vanno eliminati. Poi ci sono altri elementi, penso a strutture che possono soddisfare un turismo di alta qualità, penso al boom di strutture a Como, sulle sponde del lago, in Tremezzina che attirano una clientela di qualità. D’altra parte il nostro lago, soprattutto nei fine settimana, vede una presenza importante della gente che viene a Como per il suo lago e le sue bellezze. Non possiamo impedire, anzi dobbiamo garantire e adeguatamente accogliere, anche questo turismo.
Lei è politico di lungo corso, come vede la situazione attuale dell’Italia?
Lasci fuori la politica. Se per politico intende qualcuno che ha fatto diverse cose nella sua vita, non posso negare il mio curriculum. Se invece intende per politico una militanza, allora no. Io mi guardo attorno e vedo quello che sta accadendo. Sono molto preoccupato e non lo nascondo perché credo che il nostro Paese, che ha tante qualità, doti ma anche problemi da risolvere, debba essere condotto affinché i problemi che abbiamo vengano risolti. E non per scoprire nemici da tutte le parti o andare verso l’isolamento internazionale e tante altre situazioni che a me pare, non da politico ma da cittadino che osserva, siano molto negative e che mi preoccupano per il futuro.
A livello cittadino invece, a Como, ci sono stati diversi problemi e ritardi. Soprattutto in ambito culturale. Cosa pensa della guida culturale del capoluogo?
Io non vorrei entrare, se me lo consente, in problemi di questo tipo. Conosco la situazione della nostra città, parlo con tanti amici comaschi. Quando non ci sono grandi eventi diciamo che perdiamo l’occasione di attirare gente, ed è vero. Però credo anche che questi eventi di carattere culturale siano importanti soprattutto per chi abita a Como. Credo che la cultura sia un fattore fondamentale di coesione, di crescita, di sviluppo non solo culturale ma anche civile e democratico.
Quando mi occupavo d’altro, ho sempre attuato programmi per portare la cultura nelle periferie per migliorarle, ovviamente insieme ad altri provvedimenti importanti. La cultura, a partire dai giovani, diventa elemento di crescita e di coesione, per vivere meglio nelle comunità. Quindi quando non vengono fatti questi eventi, le strutture a disposizione non vengono utilizzate o addirittura non ci sono, certamente non si può dire che sia una cosa positiva. Non voglio però entrare nel merito delle responsabilità. Osservo peraltro che la città è viva: penso a Parolario, a Orticolario, ai dibattiti al Sociale. Como è una società vivace, non certamente morta.
Il nostro territorio non è solo turismo ma anche industria serica. Come ha visto cambiare questo settore?
Ricordiamo che non è solo industria serica. Como e la seta sono oggi all’onore delle cronache. Non sottovalutiamo però il settore dell’arredamento – che anch’esso rientra a pieno titolo nel Made in Italy – perché i nostri artigiani hanno guadagnato mercati prima fuori dalla nostra portata. Questa iniziativa vuole valorizzare la creatività a 360 gradi, anche quella di ComoNext a Lomazzo, dove ci sono invenzioni di livello mondiale. Dobbiamo far conoscere anche queste altre attività.
Per rispondere alla sua domanda sull’industria serica, negli anni ho visto aziende in difficoltà. Altre che non hanno vissuto la crisi ma hanno avuto difficoltà di mercato e di esportazione. Oggi c’è una forte selezione e competitività però il dato che emerge è che i nostri imprenditori hanno saputo fare innovazione, utilizzando la ricerca. Le nostre aziende hanno saputo collegarsi con le università e i centri di ricerca affinché attività tradizionali fossero sostituite garantendo i livelli occupazionali e la capacità di esportazione.
Vuole concludere con un aneddoto legato al mondo della seta?
Ho iniziato a lavorare, appena laureato, all’Associazione Nazionale Artigiani e ricordo una battaglia negli anni Cinquanta portata avanti dal presidente dell’associazione disegnatori tessili, Giovanni Bari. All’epoca erano loro ad andare a Lione, altro importante centro di produzione tessile, per vendere i disegni per tessuti. Bari convinse i colleghi che dovevano essere i francesi a venire a Como per comprarli. Questa è la capacità di valorizzare il nostro lavoro e rappresenta il nostro modo di essere.
L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.
Un commento
Ma Como viva dove? ma questo qui in quale pianeta vive?