Confesercenti Como torna a contestare a gran voce il divieto introdotto dal governo con l’ultimo decreto di asporto dopo le 18.
“È impensabile che fino al 5 marzo non sia possibile comprare una torta in una pasticceria o una bottiglia di vino in una enoteca dopo le 18, quando gli stessi prodotti si comprano regolarmente in un supermercato o addirittura in un minimarket – attacca il presidente dell’associazione, Claudio Casartelli – Il divieto introdotto nel nuovo decreto riservato a bar e enoteche è gravemente iniquo. Faremo di tutto a livello nazionale per modificarlo”.
Casartelli sottolinea anche come il divieto non riguardi “solo alle imprese di somministrazione senza cucina come bar, caffetterie e simili, ma anche ai negozi specializzati in bevande, come le enoteche, dove non è prevista alcuna consumazione sul posto. Un divieto quasi da proibizionismo, se non fosse che è limitato solo a pubblici esercizi e negozi specializzati: minimarket e grande distribuzione potranno infatti continuare tranquillamente a vendere bevande, anche alcoliche”.
Come noto, la ratio del provvedimento è quella di impedire gli assembramenti davanti ai locali come avvenuto nel fine settimana scorso.
“Si è scelto la strada più facile – contesta però Confesercenti – quella cioè di chiudere i locali. Si colpisce l’asporto per colpire gli assembramenti, che comunque continueranno anche con i bar e le enoteche chiuse per decreto. Come se gli assembramenti fossero causati dai titolari degli esercizi, quando si tratta evidentemente di fenomeni esterni ai locali stessi e quindi da gestire da parte delle forze dell’ordine applicando le norme già presenti”.
“Noi come sempre agiamo nelle sedi opportune – conclude Casartelli – per questo i nostri vertici nazionali incontreranno il governo per correggere una evidente stortura che danneggia le attività senza risolvere il problema assembramenti”.
2 Commenti
Ma non diciamo fesserie sig. Gino quale assembramento dei locali, si entra esattamente nel numero di persone indicato all’entrata, siamo a Como non a Napoli dove fanno quello che vogliono sempre e comunque….
Gli assembramenti in gran parte derivano invece PROPRIO dalla somministrazione da asporto dei locali. Chi lo nega è in malafede, come sempre.