Como città della seta e del tessile. Ben prima che il turismo diventasse la risorsa principale per l’economia lariana, era il comparto tessile a garantire ricchezze al territorio e a far conoscere il made in Italy nel mondo.
Poi, con il passare degli anni il settore ha conosciuto momenti di vera e profonda crisi e periodi di rilancio, continuando a rappresentare un traino per l’economia. Certo, dopo il boom del lago di Como quale destinazione turistica sempre più ambita dai visitatori di tutto il mondo, sempre più spesso si parla delle vacanze sul lago e meno di tessile lariano.
Una differenza e una distanza che però non devono per forza essere viste come una contrapposizione. Ovvero l’uno non deve escludere l’altro, anzi.
A tal proposito ospitiamo una riflessione sul futuro di un territorio dove il concetto espresso e chiaro; “tessile e turismo non devono esser incompatibili”. A ragionare su tale ideao è Gionata Villaggi titolare di un piccolo converter tessile con sede in centro città
Nell’interessante articolo a firma di Giulia Giovanessi apparso ieri, un’affermazione degli intervistati mi ha particolarmente colpito: “Como deve decidere se essere la città della seta o la città del turismo. Oppure rischiamo di scoppiare come una bolla”. Mi è tornata alla mente anche una frase dell’ex assessore provinciale Alberto Frigerio, nell’ambito di un’intervista del luglio dello scorso anno, che mi fece sobbalzare: “Tutti disponibili a tornare a lavorare in fabbrica tessile o in tintoria?” La domanda che Frigerio poneva al lettore, non troppo velatamente metteva in discussione la dignità del lavoro degli operatori del tessile, quasi a significare che sia più auspicabile per un giovane aspirare a fare il cameriere in un albergo di lusso piuttosto che fare il tintore.
Perché tessile e turismo devono per forza essere incompatibili? Como non può continuare ad essere orgogliosamente città’ della seta e città turistica allo stesso tempo?
Sono titolare di un piccolo converter tessile con sede in centro città; ho vissuto e vivo il declino costante del nostro settore, lento, contrapposto ad una crescita rapidissima del turismo, che talvolta rende ancora più difficile l’attività di un’azienda per logistica, carenza di parcheggi per i lavoratori, esplosione dei costi…Una città è interessante per chi la visita sino a quando è viva ed ha una sua identità. Ritengo che la tradizione serica sia parte di questa identità e non debba essere solo relegata in un museo.
Nessuno pretende che si torni indietro: il grande albergo internazionale non tornerà ad essere una tintoria, ma sperare che ciò che è rimasto della filiera tessile serica di Como insieme ai suoi operatori possa avere un futuro, penso che sia lecito, per il bene della città e del territorio. Delineare un percorso per la proficua coesistenza e la crescita di entrambi i settori, tessile e turistico, è possibile: dipende dalle scelte a medio e lungo termine delle istituzioni e dalla volontà dei cittadini.
Ritengo che non sia necessario operare una scelta così drastica tra turismo e tessile: molti dei clienti che vengono a farmi visita per lavoro, e tra questi molti giovani designers emergenti, sono piacevolmente sorpresi dal trovare aziende del settore che ancora hanno sede in città. Molti di loro ritengono che le risorse paesaggistiche e architettoniche di Como e del Lago siano fonte di ispirazione creativa ed in qualche modo siano anche alla base dell’esclusività e della bellezza dei prodotti della nostra filiera. Perché dunque non pensare ad uno sviluppo turistico connesso al tessuto economico e sociale della città, che non porti Como al collasso ed all’invasione di massa, ma che ne valorizzi le risorse industriali ed artigianali che ancora faticosamente vi sopravvivono?
Cordialità
Gionata Villaggi