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Como: “Il visone della regina è da sistemare”. Il pellicciaio che non ha riconosciuto sua maestà del Belgio, storia di Massimo

C’era una volta una regina che, un giorno, nascose la sua corona per entrare nel regno di Massimo Gervasini, notissimo pellicciaio comasco con laboratorio in città e a Milano.

“L’anno scorso mi ha chiamato una cliente avvisandomi che mi avrebbe mandato un’amica che aveva bisogno di rimettere a modello una pelliccia – racconta – è arrivata, abbiamo concordato il lavoro e, al momento di predisporre la scheda, mi ha dato il suo nome: Paola de Belgique”. Un “cognome un po’ particolare” che però per Gervasini, più impegnato a creare meraviglie nel suo laboratorio che a leggere riviste di gossip, non è suonato tanto diverso da un “de” qualsiasi.

Finché arriva il giorno della prova: “Ho chiamato la mia cliente e le ho detto che la pelliccia della signora de Belgique era pronta – ricorda ridendo – mi ha risposto che la signora si trovava all’estero e che mi avrebbe contattata la nipote. In effetti qualche giorno dopo mi arriva un messaggio sul telefono ‘Buongiorno, sono la nipote della regina del Belgio’. Ho pensato a uno scherzo o a un errore di persona ma poi ho realizzato: non avevo capito che quella che io chiamavo signora de Belgique era in realtà Paola Ruffo di Calabria, regina del Belgio”.

La storia non finisce qui: “Poco tempo dopo mi richiama la nipote dicendo che la zia sarebbe venuta a provare la pelliccia – racconta – e poche ore prima si presenta una persona per un sopralluogo al laboratorio, cosa molto strana visto che, la prima volta, non era avvenuto nulla di simile”. Ma ancora nessun sospetto su quello che sarebbe successo. “Ho visto arrivare tre macchine, guardie del corpo e la regina con suo marito, re Alberto del Belgio”. Che fare?

“Nulla, si è seduto su una poltrona ad aspettare e, quando ha provato a dare la sua opinione sulla scelta dei bottoni, naturalmente non è stato ascoltato. Esattamente come un marito qualsiasi”, ricorda ridendo.

E oggi, a un anno di distanza, ecco arrivare dal Belgio un biglietto scritto dalla regina per ringraziare dello splendido lavoro e per far avere al suo creatore le foto che la ritraggono sulla copertina della rivista Paris Match con indosso la sua pelliccia “Made in Como”. Piccola curiosità finale: questa storia è raccontata da Giuseppe Guin nel suo ultimo romanzo “Mano di donna”. Solo che lui, per discrezione, ha omesso la reale identità dei protagonisti mentre noi non abbiamo resistito alla tentazione.

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