“Se piazza Cavour è, o dovrebbe essere, il salotto di Como, piazza Volta è sicuramente il tinello”. Questo il giudizio sulla piazza più vivace della città dell’architetto comasco Sergio Beretta, autore dell’indimenticabile protesta contro le “panchine-bara” volute dalla Giunta Lucini, ma soprattutto attento osservatore degli spazi urbani e della loro fruizione.
“Al contrario, del salotto buono in cui non si entra mai e che si apre solo per le occasioni speciali, il tinello è il luogo in cui si vive veramente e ci si ritrova, e piazza Volta è esattamente questo – spiega infatti – ma non si tratta solo di avere o non avere bar, è un discorso di pieni e vuoti e qui i tavolini dei locali non sono chiusi in dehors o delimitati da un ‘recinto’ di vasi come in altre piazze della città, così il passaggio è molto permeabile, funziona bene sia per i pedoni che per i locali”.
Tutto perfetto, quindi? Non proprio: il tema dell’affollamento esiste. “L’unica cosa che preoccupa è la proporzione allarmante tra sedute private e sedute pubbliche che fino a qualche mese fa andava bene ma che è ‘saltata’ dopo l’apertura di un nuovo locale che ha portato all’aggiunta sulla piazza di altri tavolini e questo pone inevitabilmente degli interrogativi – spiega – cosa facciamo se dovesse aprire un altro locale al posto di un negozio? Non potendo porre limiti alla libertà d’impresa, aggiungiamo altri tavolini? Oppure ci fermiamo a ragionare sull’equilibrio ideale e agiamo di conseguenza mettendo un limite massimo da non superare e distribuendo questo spazio tra i diversi locali, a prescindere da quanti siano?”
Un problema, quello della disordinata saturazione degli spazi in nome del sacro spritz (e forse un po’ anche della altrettanto sacra tassa per l’occupazione del suolo pubblico) che ha già trasformato la vicina piazza Mazzini (foto sotto) in una distesa di tavolini senza soluzione di continuità.
“La proporzione tra spazio libero e tavolini in questa piazza non è sbagliata ma qui lo spazio andrebbe completamente ridisegnato eliminando quella inutile, e ormai invisibile, aiuola al centro – dice Beretta – inoltre dehors e spazi chiusi che delimitano i tavolini rendono lo spazio poco fluido e l’effetto è quello di una piazza soffocata mentre, con poche modifiche, non lo sarebbe”.
6 Commenti
Io il gioco dell’architetto Beretta l’ho capito subito: adesso ci svelerà che il suo commento su piazza Mazzini era una “provocazione” (vocabolo di moda per dire presa per il c..o).
Dai Sergio, stupiscici !!!
in piazza MAzzini oggi si fatica a capire a quale locale corrispondano i tavolini… c’è una tale quantità di oggetti e cose che (vasi, arredi strampalati, tavoli sedie e divisori vari) non si capisce come mai gli uffici comunali non si siano ancora attivati per fare un po’ di ordine…C’è certamente una situazione di caos e non credo che la soluzione sia eliminare l’aiuola
Che tristezza, sentir dire da una architetto, dal quale ci si aspetterebbero indicazioni a tutela del paesaggio: “lo spazio andrebbe completamente ridisegnato eliminando quella inutile, e ormai invisibile, aiuola al centro”. Ma si, perché no ? Gia che ci siamo, togliamo la statua di Volta e mettiamoci una macchina del caffè o un forno microonde. Del resto, la città del tessile e della seta che si presenta al suo ingresso principale, al termine delle autostrade, esibendo, non un telaio, ma un alambicco per la distillazione della birra, potrebbe fare questo e altro.
E cambiamogli nome: Piazza dei tavolini. (o no, architetto ?)
In piazza Mazzini eliminare i tavolini, non l’aiuola! Ormai è come se la gente che esce di casa, o che visita la città da turista, non voglia fare altro che schiantarsi al tavolino di qualche bar: anche basta.
Una provocazione come tante. Le piazze di Como sono belle perché diverse e come tali dovrebbero essere valorizzate. Delimitate da fioriere, alberature o aiuole le une, aperte e permeabili le altre. Peccato soltanto quando esse subiscono il degrado della sosta selvaggia e del transito veicolare (cfr. Il futuro di piazza Roma). L’aiuola della piazza intitolata a Mazzini ne commemora il grande valore ospitandone la statua. Questa fa parte della memoria storica della Città in modo assai più rilevante dei parapetti lungolago, e come tale va preservata. Provocazioni a parte, altre e più sagge siano le strategie di risistemazione.
Personalmente auspico il ritorno delle piazze al loro uso primario, ormai sono state trasformate in “veri e propri spazi aziendali per il cosumo di pasti”. Va bene qualche tavolo ma l’uso dello spazio per necessità è stato trasformato in “abuso” del suolo pubblico destinato ad altre attività. Piazza Mazzini è una indecenza da tutti i punti di vosta.