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Como, l’incredibile storia tappa per tappa dell’appalto per via Del Doss: 5 anni e mezzo di burocrazia. E si ricomincia

Questa è una storia che incrocia praticamente tutto: i tempi eterni per gli appalti delle opere pubbliche, gli effetti della pandemia, la burocrazia, il gorgo in cui finiscono le speranze di chi attende l’esito dei lavori.

L’obiettivo del Comune di Como era ristrutturare le centrali termiche dei compendi di via Del Doss. E la vicenda, che di fatto si è conclusa solo il 22 ottobre scorso, prende le mosse addirittura il 30 dicembre del 2015, quando scatta la procedura per la selezione della ditta.

Passa un anno pressoché esatto – siamo al 28 dicembre 2016 – e Palazzo Cernezzi aggiudica definitivamente i lavori per 197mila euro alla Elettrica Sistem Srl.

Trascorrono altri quattro mesi e mezzo e il Responsabile unico del procedimento per l’amministrazione, l’11 aprile 2017, chiede alla ditta “la conferma della disponibilità all’esecuzione dei lavori”, poi effettivamente confermata dall’azienda il giorno successivo.

Ma non basta: passano altri 6 mesi, arrivamo al 19 ottobre 2017 quando finalmente viene sottoscritto il contratto d’appalto integrato per le centrali termiche di via Del Doss.

Pronti a partire, dunque? Macché. Tra il 10 novembre 2017 e il 14 maggio 2018, il Comune torna a chiedere con insistenza e solleciti il progetto esecutivo dei lavori. Che, naturalmente, non arriva immediatamente.

Siamo a luglio del 2018: l’esecutivo è finalmente arrivato ma gli uffici comunali formulano “una serie di osservazioni, tra le quali riportare la voce C8 dell’elenco prezzi del progetto definitivo, relativo al coordinamento e all’aggiornamento del piano di sicurezza in fase di progettazione ed il relativo importo pari ad € 6000,00 tra le somme a disposizione, con voce Incarichi Esterni poiché oggetto di separato affidamento, come riportato sul contratto stipulato”.

Tecnicismi e burocrazia al suo meglio, insomma, ma comunque passaggi fondamentali per arrivare all’agognato via ai lavori.

Siamo all’8 marzo 2019: viene sottoscritto dal Rup e dal progettista della ditta appaltatrice il “Verbale di verifica del progetto esecutivo”. Hai detto niente, sono solo trascorsi più di tre anni e mezzo dall’avvio dell’iter.

Ma qui il fossato si allarga ancora. E definitivamente. Infatti passano altri due anni, con la pandemia di mezzo che certamente ha pesato, e si arriva addirittura al 5 marzo 2021, quando il Comune scopre che mancano altri documenti, tra cui una “copia in corso di validità della cauzione definitiva dell’importo di 36.697 euro”.

Non arriva tutto e il 22 marzo successivo l’amministrazione sollecita. Tutto inutile: il 12 aprile 2021, arriva in Comune “una mail dell’avvocato Conte (da presumersi legale incaricato dalla ditta) con il seguente contenuto: la sottoscritta società Elettrica Sistem s.r.l. con la presente vi comunica l’impossibilità a proseguire la realizzazione delle opere ad essa appaltate […] Tale situazione si è determinata a seguito delle difficoltà finanziarie dell’impresa causate dall’insufficiente remuneratività del prezzo degli appalti da essa conseguiti negli ultimi tre anni, ulteriormente aggravata sia dai costi sostenuti per le trasferte delle maestranze e dei mezzi, sia per la sopravvenuta pandemia da Covid 19”.

Esito finale dopo cinque anni e mezzo, formalizzato dagli uffici comunali il 22 ottobre scorso: risoluzione del contratto. E via, che si riparte praticamente da capo.

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