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Como morta e soporifera? Simon gallerista anglo-svizzero dice no: “Via da Lugano, qui c’è vita”

Nonostante si vanti di essere la più bella del reame, Como non è ancora riuscita a liberarsi dal complesso di inferiorità che ha da sempre nei confronti delle sue vicine di casa, Milano e Lugano.

Bella, per carità ma, se parliamo di cultura ed eventi, la percezione comune è che sia soporifera, una città per vecchi da cui i giovani farebbero meglio a scappare. Ma, prima di dirlo, siete passati di recente in via Natta?

Perché qui è accaduto un fatto singolare: un giovane curatore, metà svizzero e metà inglese, ha deciso di scommettere su Como e aprire qui la sua galleria.

Non a Lugano, dove già lavorava. E neanche nella brillantissima Milano. Ma a Como, in una via che, per buona parte dei comaschi cresciuti studiando in Biblioteca, non è ancora centro ma solo la scorciatoia per piazza San Fedele.

Ma chi è questo pazzo?
Lui si chiama Simon David, trent’anni ancora da compiere, un curriculum notevole alle spalle (ha lavorato, tra gli altri, per Christie’s, Flowers Gallery a Londra e Buchmann Galerie a Lugano) e una fidanzata architetto, Benedetta De Rosa, che gli da una mano.

Si chiama Galleria Ramo, è nata a novembre dell’anno scorso, è già alla quarta mostra consecutiva e ha pronto un calendario fittissimo di impegni che arriva fino a gennaio 2021 con artisti italiani, ma anche internazionali.

“Ho iniziato nel 2016 a Lugano con spazi temporanei pop-up – racconta – finché ho deciso di aprire la mia galleria a Como”. Scelta comprensibile se vogliamo limitarci a considerare gli affitti di Lugano o Milano, ma (sorpresa!) le ragioni di questa decisione non si esauriscono qui.

“Il mercato di Lugano è saturo di gallerie commerciali. Noi abbiamo deciso di dare spazio a giovani emergenti e Como ci è sembrata la scelta ideale per farlo – spiega – Qui ci sono molti giovani artisti e poche occasioni per farsi conoscere (l’artista comasca d’adozione Ilaria Cuccagna, ad esempio, prima di esporre qui a non aveva mai fatto mostre a Como). E’anche un modo per essere disconnessi dal mondo dell’arte pur restando in una posizione strategica, a metà strada tra Svizzera e Milano”.

E funziona?
Meglio del previsto. Ai nostri vernissage arrivano mediamente un centinaio di persone, per lo più svizzeri o milanesi. Ma sono venuti anche artisti comaschi che vivono a Milano. Non credevano che avessimo aperto veramente qui. Invece Como è una città viva.

Viva?!?
Lugano già alle 18 è una città deserta, vengono tutti a Como. Se si escludono eventi come il Jazz Festival, tutto il resto sta soffrendo. Milano invece è sempre più viva, ma anche i milanesi nel weekend amano venire a Como.

E i comaschi?
Stiamo iniziando a farci conoscere anche dai comaschi e vorremmo avvicinare anche i giovani. Tutti gli artisti che ospitiamo, ad esempio, realizzano una stampa in edizione limitata. Un modo per rendere l’arte accessibile anche ai giovani collezionisti. E poi abbiamo in mente di animare la via.

In che modo?
Con altri negozianti della via abbiamo in mente di chiamare dei giovani artisti che realizzino installazioni temporanee, come Alex Dorici con i suoi interventi con il nastro adesivo. Ci piacerebbe organizzare un paio di eventi all’anno e magari animare anche lo Spazio Natta.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Un commento

  1. Bravo Simon, coraggio e gioventù, ispirazione e concretezza, artisti e nuove tendenze…e poi si concretizzerà (presto) non solo lo Spazio Natta ma l’intero Palazzo Natta. E allora…???.
    Complimenti e ???

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