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Como, nuove regole per i tavolini: “Punitive e omologanti. Il sindaco vuole la città fast-food a cielo aperto”

Come noto il sindaco di Como Alessandro Rapinese ha intenzione di mettere mano pesantemente alle regole sui tavolini di bar e ristoranti in città. Il nuovo regolamento (peraltro al centro dei lavori in commissione a Palazzo Cernezzi proprio oggi pomeriggio) tra le molte novità vuole vietare divani, panche, mobiletti e cestini, darà regole sul colore degli arredi, delle tovaglie e pure sul colore e la dimensione dei porta menu e degli ombrelloni che dovranno essere con una sola gamba, amovibili e con il tessuto di un solo colore (una sorta di bianco tipo perla). Vietati inoltre i tavolini sotto i portici. Sono misure che si aggiungono al giro di vite sui dehors dello scorso ottobre.  C’è poi anche la questione legata all’occupazione di suolo pubblico concesso che potrà essere al massimo il doppio rispetto alla superficie di somministrazione interna del locale e comunque non potrà superare i 90 metri quadri.

Su questo fronte arriva una dura nota di Fratelli d’Italia:

Chiamarla “riorganizzazione” è semplicemente fuorviante. Quella messa in campo dal sindaco sui tavolini è una misura punitiva e omologante, calata dall’alto, che nulla ha a che fare con una gestione seria dello spazio pubblico. Uniformare tutto, senza distinguere contesti, zone e attività, non è governo: è ideologia applicata all’amministrazione, con risultati prevedibilmente disastrosi.

Ancora una volta Rapinese dimostra di non capire come funziona una città reale. Commercio e ristorazione non sono un fastidio da contenere, ma una risorsa che crea lavoro, servizi e attrattività. Colpirli in modo indiscriminato significa danneggiare l’economia locale e impoverire la vita urbana.

Gravissimo anche il metodo. Non si cambiano le regole da un giorno all’altro, senza tempi di adattamento e senza permettere agli operatori di organizzarsi. E soprattutto non si procede senza un confronto vero con i rappresentanti delle categorie, che dovrebbe servire a trovare soluzioni concrete e condivise, non a ratificare decisioni già prese. Questo modo di fare produce solo caos, incertezza e conflitti.

C’è poi un paradosso che rende questa vicenda ancora più ridicola. Proprio mentre la cucina italiana viene riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità, il sindaco sembra voler trasformare Como in un enorme fast-food a cielo aperto. Regole cieche, che penalizzano chi punta sulla qualità e favoriscono un modello omologato, seriale, senza identità. Esattamente il contrario di ciò che dovrebbe essere una città come Como.

Fratelli d’Italia non difende interessi di parte, ma il buonsenso. Le regole servono, ma devono essere intelligenti, proporzionate e condivise. Governare non significa colpire chi lavora, ma creare le condizioni perché una città cresca.

Così, invece, Como arretra.

Stefano Molinari
Presidente provinciale Fratelli d’Italia

Alessandro Nardone
Coordinatore cittadino Fratelli d’Italia

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