RADIO COMOZERO

Ascolta la radio
con un click!

Attualità

Como, ogni anno 150 gli artigiani che corrono nell’Eldorado Ticino. Ma gli irregolari sono tanti (il 30%)

La Svizzera rappresenta senza ombra di dubbio la meta più ambita per lavoratori e imprenditori. Gli stipendi in Ticino, seppur risultino essere i più bassi della Confederazione e dunque oggetto di proteste da parte dei ticinesi, appaiono agli occhi di un italiano come un miraggio. (Le statistiche)

E allo stesso modo il poter varcare il confine con la propria piccola azienda per eseguire delle commesse rappresenta un obiettivo primario. E infatti sono sempre di più gli imprenditori e i cosiddetti  “padroncini” che quotidianamente superano la dogana. E il guadagno è assicurato anche perché se il contratto stipulato non prevede in media un “”guadagno minimo del 20% superiore allo stesso lavoro da eseguire in Italia – spiega Enzo Fantinato funzionario Cna Lario e Brianza da sempre impegnato su temi dell’internazionalizzazione – non ha senso muoversi”, e invece ci si sposta e in maniera costante. All’interno di Cna Lario e Brianza ormai da anni esiste uno sportello apposito che si occupa di agevolare gli artigiani nel loro passaggio in Ticino e i numeri sono sempre molto alti.

“In media ogni anno son più di 150 quelli che si rivolgo a noi per poter poi avere le carte in regola e andare in Svizzera. Un numero sicuramente molto elevato (senza considerare anche gli altri imprenditori esterni a Cna), che evidenzia come sia sempre un mercato molto attrattivo e redditizio”, spiega Fantinato. Le cifre sono sempre allettanti e ad esempio “un artigiano non viene pagato meno di 45/50 franchi all’ora. La stessa figura costerebbe invece per un omologo ticinese 60 franchi all’ora, ovviamente sempre facendo una media”. Chiaro dunque capire come sia conveniente, sia per il committente ticinese che per il lavoratore italiano concludere l’accordo.

Ovviamente poter lavorare in Svizzera richiede una serie di formalità a cui dover adempiere, a partire dalla comunicazione dell’arrivo in Svizzera all’Ufficio Federale. “Si tratta di spese che possono variare in media da 300 euro fino a qualche migliaio di euro, ma sono cifre che vengono poi subito assorbite”, aggiunge Fantinato che però poi sottolinea anche un aspetto purtroppo negativo, quello delle aziende italiane che lavorano violando le regole.  “Gli ultimi dati sono in tal senso preoccupanti. Su 900 aziende italiane impegnate in Svizzera (150 quelle comasche) ne vengono sanzionate, in media, il 30%, (ovvero ben 270), per vari motivazioni che partono dal lavoro in nero senza rispettare le regole. E in Svizzera non si scherza di certo. Le aziende che incappano in violazione possono essere allontanate e non richiamata anche per 5 anni”, chiude Fantinato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Potrebbe interessarti:

Videolab
Turismo