Mille partecipanti alla partenza del corteo al parcheggio ex Ippocastano, duemila (secondo quanto stima EcoInformazioni) una volta giunti al Tempio Voltiano. E’ il Como Pride che oggi ha attraversato le vie della città ed è tuttora in corso.
Così gli organizzatori (Como Pride, Arci Gay Como, Uds) hanno raccontato l’evento:
Como città di tuttu.
Vogliamo una Como Città per tuttu e questo sarà il titolo del Como Pride 2022. Viviamo infatti in una città che non ci rappresenta, in cui non ci sentiamo mai a casa: una città vetrina, perfetta per le foto dei turisti ma meno per le persone che devono vivere ogni giorno le sue problematicità. Como deve diventare un luogo dove ogni soggettività abbia invece la libertà di autodeterminarsi e di vivere libera dalla paura.
Vogliamo una città che accolga e non che nasconda, che ascolti e dia davvero spazio allu giovanu al posto di obbligarlu a scappare altrove. Vogliamo un riconoscimento della nostra identità all’interno della nostra città perché siamo stufu, in quanto persone queer, trans, nere, neurodivergenti e sex workers, di essere consideratu cittadinu di serie z che devono essere inclusu e adattatu in un ambiente cis-etero patriarcale occidentale abilista e capitalista, il quale ci ignora nel nostro essere, ci esclude e ci rinchiude.
Vogliamo che la nostra città sia transfemminista, ovvero incentrata sulle esigenze e le differenti sensibilità delle persone che la vivono e non sul profitto, sicura e libera da ogni tipo di discriminazione ed esclusione. Vogliamo edifici accessibili e spazi safe. Vogliamo luoghi di libera condivisione dell’arte, dei saperi. Vogliamo un sistema di accoglienza e mutualismo che non lasci indietro nessunu. Vogliamo uscire dalle logiche di profitto per ribaltare completamente il sistema e rimetterlo nelle mani delle persone. Vogliamo che ci sia una reale tutela e prevenzione della violenza, ma anche una rete di percorso di uscita dalla violenza attraverso la presenza di centri antiviolenza (finora praticamente assenti e sconosciuti a Como) consultori laici (favorevoli alla libera scelta della donna sul suo corpo e privi di qualsiasi sistema discriminatorio, etero-cis-patriarcale e legato alla cultura dello stupro) farmacie che non si rifiutino di vendere la pillola del giorno dopo, distributori di preservativi e assorbenti gratuiti, una rete di tutela della salute mentale che sia realmente accessibile e gratuita. Per far ciò, tuttavia, al primo posto ci deve essere l’educazione verso un nuovo modello di vita.
Vogliamo un’educazione al consenso, all’affettività e alla sessualità e un’educazione sessuale che non sia di colpevolizzazione, ma di presa di coscienza del proprio corpo.
Per questo il 9 luglio scendiamo in piazza. Non vogliamo portare solo colori e arcobaleno, abbracciarci e ballare.
Lottiamo per tuttu lu compagnu che non ci sono più, che verranno, per noi, per voi che senza rendervene conto siete vittime e complici, e per la rabbia transfemminista! Lottiamo con i nostri corpi e con il nostro desiderio, fieru di essere queer e sempre incazzat3 Noi oggi Lottiamo al Pride, ma da domani continueremo nelle piazze, nelle strade, nelle scuole, nei posti di lavoro, nelle famiglie e come una marea vi travolgeremo, vi distruggeremo. Siamo tornate e mai ce ne andremo!
Per la cronaca, nella notte è comparsa qualche contestazione con cartelli affissi in diversi punti della città che parlavano di “omofollia”, li ha rivendicati il ‘Movimento nazionale Lombardia’:
5 Commenti
Gesù, meno male che non hanno vinto alle elezioni.
Gelindo, stia sereno.
I vincitori delle elezioni passano, le buone idee restano. Tutte quante!
Ciullo, le sembra una buona idea anche il massacro sistematico e premeditato della lingua italiana?
Ma di quale massacro vai blaterando? La gente come te ha massacrato l’Italia e ancora parli? Siete senza vergogna…
Sono passati molti anni da quando nel ‘98 riempimmo le strade di Como a sostegno delle Unioni civili, diventate poi legge col Governo Renzi-Gentiloni. Con orgoglio celebrai tre unioni simboliche sul palco di fronte il Tempio Voltiano, così come fece a Milano il collega Paolo Hutter di fronte alla Scala.
Anche allora la Città con un fiume di persone seppe accogliere e condividere, partecipare e sostenere. Oggi la domanda di diritti e di tolleranza è sempre la stessa. E Como, come allora, non resta spettatrice ma manda il suo messaggio chiaro e forte a sostegno del rispetto per ogni stile di vita il cui valore morale non possa essere giudicato da stereotipi preconcettuali e discriminanti.