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Como, quando le parole stringono il cuore: “Mia nonna e quel fiore che non può portare sulla tomba del nonno. Sindaco, ci aiuti”

Ci ha colpiti e commossi il racconto di un lettore, Giovanni Antonio Barbagallo, che questa sera, 26 agosto, ha scritto alla redazione per raccontare la storia dei suoi nonni.

Una lunga storia d’amore, di cura e vicinanza fino all’ultimo, cioè fino a quando come è destino di tutti arriva la morte. Il lettore chiede con grandissimo garbo (“la mia non è una semplice polemica, bensì una sollecitazione”) al sindaco di Como, Alessandro Rapinese, di installare nel Cimitero Monumentale dei montascale, o degli ascensori che permettano agli anziani, e certo anche alle persone diversamente abili, di poter raggiungere i propri cari per omaggiarne la memoria.

Ecco il testo della mail:

Vi scrivo per rivolgermi alla cittadinanza, alle istituzioni e al Sindaco.

I miei nonni si sono sposati nel 1961, insieme hanno vissuto quasi sessantatré anni di matrimonio: una vita. Il 14 giugno scorso mio nonno si è spento all’età di novantatré anni, assistendo fino alla fine sua moglie (cioè mia nonna) che accusava più di lui i segni dell’età. Rispettando le sue volontà, abbiamo scelto di seppellirlo al cimitero maggiore, ma il posto ove è sepolto è raggiungibile soltanto se si percorrono due rampe di scale.

Mia nonna, che come si sarà capito non è più giovane e rampante (ha compiuto 91 anni lo scorso 4 agosto), viste le barriere architettoniche non può portare un fiore sulla tomba di suo marito perché non cammina quasi più e si muove soltanto in sedia a rotelle.

Sarebbe sufficiente l’istallazione di un montascale o elevatori di altro tipo: non so quanto a lungo potrebbe aspettare la progettazione di soluzioni più elaborate (quando è stato installato il montascale a casa sua tra ordine, costruzione e montaggio non si sono superate le tre settimane).

Essendo un luogo frequentato perlopiù da persone non giovanissime e con comprensibili problemi fisici, vorrei esporre al Signor Sindaco il problema delle scale in un cimitero, che si inserisce nella questione più ampia delle barriere architettoniche nella città. La mia non vuole essere una semplice polemica, bensì una sollecitazione per la cittadinanza a prendere in considerazione la tematica dell’inclusione: che non si ferma all’utilizzo di un linguaggio non violento, ma arriva fino a permettere a una vedova di andare a dire una preghiera sulla tomba del marito.

[Per contributi, segnalazioni, reazioni e opinioni: redazionecomozero@gmail.com, il numero Whatsapp 348.6707422 o la pagina dei contatti]

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