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Como, scuole chiuse e famiglie disperate. Colombo (Cgil): “No congedi nel Dpcm. Dai metalmeccanici ai chimici, tutti in crisi”

Il ritorno alla Didattica a distanza per gli studenti comaschi, a causa della zona arancione rafforzata per tutta la provincia istituita a partire da oggi, è diventato oggetto di denuncia da parte di moltissime famiglie del territorio.

Tanti, infatti, i genitori che da un giorno all’altro si sono ritrovati a casa i figli ripiombati nell’incubo della formazione attraverso lo schermo del pc – e che vi resteranno finché Como non tornerà in fascia arancione o gialla.

Un disagio denunciato nella giornata di ieri da Cgil (lo abbiamo scritto qui) e che ci conferma lo stesso segretario generale di Como del sindacato, Umberto Colombo.

“La categoria dei metalmeccanici è tra quelle che hanno fatto il maggior numero di telefonate nei giorni scorsi – spiega Colombo – purtroppo quanto avevamo previsto si è confermato. Ho esaminato il nuovo Dpcm con attenzione ma non è previsto nessun congedo parentale. La cosa veramente ci meraviglia e quindi chiediamo con forza che si possa trovate una soluzione. Era una situazione in cui ci siamo trovati già mesi fa, sono state poi introdotte norme retroattive e quindi non si capisce come mai ora non ci abbiano pensato perché era chiaro che sarebbe scoppiato questo problema”.

Un problema, appunto, molto sentito a Como e in provincia. “Ancora oggi abbiamo ricevuto chiamate, nelle sedi Cgil e in Camera del Lavoro – osserva – che si uniscono alle segnalazioni dei colleghi sindacalisti delle categorie di Cgil. Metalmeccanici, chimici, tutto il mondo del lavoro ha chiamato i nostri segretari facendo presente la questione”.

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Cosa faranno, dunque, i sindacati per cercare di portare l’attenzione sul tema e aiutare i genitori in difficoltà?

“I nostri rappresentanti nelle Rsu si stanno confrontando con le direzioni aziendali per cercare di risolvere la questione – spiega – ma è indispensabile che ci sia una risposta da parte del Governo per arrivare a delle norme sui congedi parentali, per tutti i genitori che hanno questo problema. Segnaliamo il problema anche a Regione Lombardia e portiamo la stessa richiesta, perché ci deve essere un concorso tra le normative nazionali e le risorse a livello regionale. La provincia di Como è una delle più colpite, abbiamo questo problema e quindi chiediamo che anche la Regione possa intervenire in qualche modo”.

E aggiunge: “Sono tante le zone lombarde in questa situazione che è solo uno dei problemi attuali. Como durante la prima ondata della pandemia non è stata così colpita e quindi almeno i contagi rimanevano estranei al mondo del lavoro, invece oggi con le varianti e la seconda ondata la percentuale di cittadini contagiati a Como è molto alta rispetto all’anno scorso. Quindi non possiamo più dire che il contagio non riguarda i luoghi di lavoro, dai dati che abbiamo in merito a chi ha contratto il Covid ci sono lavoratori e lavoratrici di ospedali, Rsa, aziende di logistica. Sono settori particolari, ma il problema è diffuso e quindi dobbiamo guardarlo con attenzione”.

“È indispensabile il ruolo dei nostri rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza che insieme ai rappresentanti sindacali unitari investono nei luoghi di lavoro e tutelano la salute dei lavoratori – conclude – stiamo contemperando questa azione con grande attenzione e preoccupazione crescente su possibili risvolti negativi a livello economico, auspichiamo che il Governo proroghi le norme per il “no” ai licenziamenti e che si arrivi presto a una riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro. E’ una battaglia che devono fare sindacato e istituzioni”.

Avete intenzione di manifestare per portare in piazza le difficoltà delle famiglie? “La denuncia è partita da Como ma non riguarda solo la nostra provincia – afferma Colombo – quindi volevamo prima capire cosa succederà nelle prossime ore, coordinandoci con il sindacato regionale e nazionale. Se c’è una risposta la valuteremo, altrimenti dovremo pensare come andare avanti. L’intento per ora è sensibilizzare su un problema concreto per cui auspichiamo ci sia una risposta, ma non escludiamo di essere conseguenti se non ci saranno risposte”.

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