In città è in corso un vasto intervento per la digitalizzazione e la gestione intelligente delle aree di sosta. In totale saranno installati 800 sensori, alcuni dei quali sono già stati posati, mentre la maggior parte è ancora in fase di installazione.
La posa dei sensori sta interessando diverse vie strategiche: in questi giorni i lavori si concentrano su Viale Varese, per poi proseguire su Viale Lecco. L’installazione ha toccato Piazza del Popolo (giovedì 23) e interesserà anche Via Rezzonico (venerdì 24).
L’intervento voluto per rendere pienamente operativa l’applicazione Rapidparking consentirà al Comune di Como di monitorare con precisione le zone di sosta e, soprattutto, permetterà agli automobilisti di usufruire di una sosta più smart e immediata. I lavori sono affidati a un’azienda veneta ed è finanziato grazie ai fondi della Regione Lombardia nell’ambito del progetto Freeway.
Questa la premessa di quanto sta accadendo in città come avranno notota i residenti. Ma sul progetto interviene a muso duro Alessandro Nardone, coordinatore cittadino Fratelli d’Italia.
Ecco il suo intervento:
In un’epoca in cui dematerializzazione, cloud computing e intelligenza artificiale stanno ridefinendo i modelli di gestione pubblica, sorprende che qualcuno continui a considerare un sensore magnetico interrato nell’asfalto come la soluzione più avanzata in tema di innovazione urbana.
È una visione vecchia di vent’anni, figlia di una logica tecnologica ormai superata, che continua a confondere il progresso con l’acquisto di nuovi dispositivi. Esperienze già vissute in molti Comuni italiani ed europei dovrebbero aver insegnato quanto onerosa, fragile e obsoleta sia questa tecnologia: soggetta a manutenzioni continue, facilmente danneggiabile e destinata a generare ulteriori costi per la collettività.
A ciò si aggiungono i gravi problemi emersi durante le operazioni di manutenzione e fresatura degli asfalti, che rendono spesso necessario sostituire intere porzioni di sensori con costi elevatissimi per le amministrazioni, a fronte di una scarsa attendibilità dei dati raccolti e di un rapporto costi-benefici negativo.
Le esperienze europee e internazionali più recenti – dai test condotti a Ghent allo studio Park4SUMP della Commissione Europea – convergono su un punto: i sensori interrati non rappresentano più la frontiera dell’innovazione, ma un modello tecnologico superato, con un impatto economico sproporzionato rispetto ai risultati.
L’innovazione vera non si misura nel numero di sensori installati, ma nella capacità di progettare sistemi integrati, interoperabili e digitali, in grado di raccogliere, analizzare e utilizzare i dati in modo intelligente e sostenibile. È questo l’approccio promosso dal Piano Nazionale “Mobility as a Service for Italy” (MaaS), che individua nella digitalizzazione dei processi e nell’integrazione dei servizi il cuore della nuova mobilità urbana.
Auspico che il Sindaco riveda questa sua decisione, anche analizzando i casi di città che hanno adottato questa tecnologia e sono state costrette ad abbandonarla, e che scelga invece di sviluppare ulteriormente le funzionalità dell’app esistente, che – giusto per fare un esempio – nella vicina Cernobbio già da anni gestisce senza problemi le tariffe scontate per i residenti.