Nuova lettera al prefetto di Como da Cgil (Giacomo Licata), Cisl (Francesco Diomaiuta) e Uil (Salvatore Monteduro) su alcune criticità dell’emergenza Coronavirus. In particolare, sono le conseguenze per il mondo del lavoro – su vari fronti – che preoccupano i sindacati comaschi.
“Riteniamo sia necessaria un’azione di sensibilizzazione rivolta alle aziende e a tutte le associazioni di impresa affinché si proceda con l’applicazione dei contenuti del protocollo per la sicurezza e la tutela della salute dei lavoratori”, è il primo punto del documento.
Poi però l’allarme riguarda le condizioni in particolare nelle strutture diverse dagli ospedali dove sono presenti più persone con sintomi di potenziale Coronavirus.
“Riceviamo continue segnalazione dalle residenze socio assistenziali della provincia di Como, di numerosi ospiti soggetti a sintomatologie compatibili con l’infezione da Covid 19 che, verosimilmente, non verranno trattati come tali, almeno nell’immediato, dalle strutture ospedaliere – si legge nella nota congiunta – E’ evidente il rischio che si sviluppino dei focolai, vista la promiscuità ed il contatto con il personale assistenziale”.
Il problema sarebbe anche “una grave carenza di dispositivi individuali di sicurezza. Le mascherine, peraltro spesso del modello non adeguato, sono in dotazione largamente insufficiente. Il personale è costretto a riutilizzare più volte le stesse mascherine (sono quelle chirurgiche)”.
A Cgil, Cisl e Uil poi “risulta inoltre l’insorgenza di casi di positività tra i lavoratori” per cui viene ritenuto “necessario ed indispensabile un immediato intervento di verifica dell’autorità sanitaria. Il settore in oggetto deve essere parificato, in termini di priorità dell’invio di dispositivi di sicurezza, al comparto Sanità”.
Altra questione calda, quella dei frontalieri comaschi che “stanno vivendo una situazione di assoluta emergenza. Alla difficoltà di raggiungere il posto di lavoro, a causa delle lunghissime code quotidiane nei valichi di frontiera, si sommano degli interventi di sicurezza tardivi nelle aziende, che i cantoni di confine stanno adottando con incomprensibile ritardo rispetto al nostro paese”.
“E’ altresì necessario stigmatizzare i comportamenti di quelle imprese che, attraverso il ricorso ad affitto di camere d’albergo, o peggio, all’interno delle fabbriche o in situazioni di fortuna, costringono i lavoratori frontalieri alla forzosa permanenza in Svizzera – aggiungono i sindacati – Il timore di una possibile chiusura delle frontiere non può giustificare un “sequestro di massa”, spesso seguito da un ricatto occupazionale nei confronti dei lavoratori stessi”.
Infine, il capitolo trasporto pubblico con attenzione particolare all’azienda Asf.
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“Segnaliamo i problemi relativi alla mobilità e al funzionamento del trasporto pubblico locale nel territorio comasco. L’azienda A.S.F. Autolinee ha provveduto ad una sensibile riduzione delle corse dei bus urbani ed extraurbani – scrivono le organizzazioni sindacali – La conseguenza è un aumento dei passeggeri sui mezzi di trasporto che non consente il mantenimento delle distanze previste dalle disposizioni del DPCM 8 e 11 marzo 2020”.
Rilanciata poi la richiesta “che venga delimitato l’accesso alla cabina guida con nastri di plastica in modo da tenere la distanza minima di sicurezza. A.S.F. Autolinee s.r.l. deve impegnarsi a garantire la sicurezza e la tutela della salute dei lavoratori e dei passeggeri”.