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Coronavirus, Rsa e case di riposo. L’accusa: “Da zone protette a luoghi di sofferenza e morte”

I sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl tornano a lanciare un forte grido d’allarme per le migliaia di lavoratori che operano nelle residenze sanitarie assistenziali, case di riposo e nel settore socio sanitario e assistenziale per l’ “assenza di prevenzione e di piani d’intervento/protocolli per gestire l’emergenza, associati alla carenza di dpi e la carente formazione garantita ai lavoratori”.

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Una serie di carenze che secondo le organizzazioni sindacali “hanno trasformato molte strutture residenziali da luogo di protezione e cura dei più fragili in luogo di sofferenza e troppo spesso di morte. Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, più di un mese fa hanno segnalato a Regione, al prefetto, ai datori, ad Ats e ai datori di lavoro le criticità presenti nelle strutture per anziani e disabili, chiedendo con forza la fornitura di idonei dispositivi di protezione e la rilevazione del contagio nelle strutture attraverso il tampone oro faringeo per tutti gli ospiti e i lavoratori”.

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“Quello che sta accadendo in queste ore dimostra come le nostre richieste siano state inascoltate e, a 45 giorni dall’inizio di questa emergenza, non esiste un piano condiviso e strutturato per affrontarla – attaccano ancora i sindacati – Il quadro che emerge è disastroso e sono moltissimi i casi di positività o di sospetta positività (con sintomi evidenti) al Covid-19. Molti operatori e ospiti non sono stati sottoposti a tampone, sono quindi assenti misure minime di sicurezza tramite lo screening. Oltre alla fragilità degli ospiti, è necessario ricordare la fragilità del contesto lavorativo del quale stiamo parlando”.

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“Il settore – prosegue la nota – è stato nel corso di questi ultimi anni depauperato di risorse e oggetto di privatizzazioni che hanno avuto come attori protagonisti gli imprenditori della salute, che in molti casi, oltre alla garanzia del servizio, hanno come obiettivo primario l’utile in bilancio. Quest’approccio aziendale ha favorito il ricorso ad esternalizzazioni, che hanno come effetto continui cambi di gestione, determinando servizi sempre più al ribasso, con ricadute evidenti sulla qualità oltre che sulle condizioni dei lavoratori. Personale con un’elevata età media, che svolge un lavoro usurante, spesso presente con numeri ridotti, oggetto ciclicamente di contrattazioni al ribasso”.

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Sul fronte delle richieste, “è necessario un approvvigionamento immediato di dispositivi individuali di protezione adeguato alla reale necessità (quindi non solo mascherine) e devono essere fatti tamponi a tutti: ospiti ed operatori, con la conseguente ricollocazione degli ospiti, risultati positivi, in aree protette, sanificate e isolate e con la quarantena per gli operatori positivi. Chi ha terminato la malattia o la quarantena deve essere sottoposto a tampone prima del rientro al al lavoro”.

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