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Covid, al Tg3 l’infermiera comasca cacciata dal parrucchiere: “Mi sono sentita discriminata”

Da eroi a untori il passo, purtroppo, è talvolta fin troppo breve. A raccontare l’ultimo incredibile episodio di ingiustificato timore ai danni di un operatore sanitario è Giada Corradi, un’infermiera del Sant’Anna che stasera, ai microfoni della giornalista Laura Carcano del Tg3 Lombardia, ha raccontato l’incredibile vicenda che l’ha vista vittima quando è stata allontanata dal parrucchiere da cui era andata a tagliarsi i capelli per una immotivata paura che potesse risultare positiva al Covid.

“Ho preso appuntamento dalla mia solita parrucchiera e la ragazza ha cominciato a pettinarmi i capelli – ha raccontato ai microfoni del telegiornale – le ho detto che siamo abbastanza tranquilli perché ci sottoponiamo a tamponi di screenig per mantenerci controllati. Dopo di che sono stata invitata a lasciare il negozio. Sembra quasi un difetto che io sia un operatore sanitario, ci sono rimasta male, mi sono sentita discriminata”.

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Il rischio? L’ipotesi di dover chiudere l’attività nel caso Giada fosse risultata positiva nei prossimi giorni. Cosa che può accadere con qualsiasi cliente.

Un pregiudizio assurdo, quello che gli operatori sanitari siano bombe biologiche ambulanti, che la ragazza stessa ha provato a sfatare provando a spiegare che, benché oggettivamente più esposti di altre categorie, “noi operatori sanitari siamo più controllati rispetto alla popolazione”. E a nulla vale anche il fatto che Giada da giugno lavori in un normale reparto ospedaliero dopo aver trascorso mesi ad affrontare in prima linea il virus in un reparto Covid.

E sentirlo raccontare con alle spalle di Giada lo striscione con la scritta “Siete l’orgoglio di questo Paese” e l’immagine di un infermiere affissa nei giorni scorsi fuori dall’ospedale, fa ancora più male. “Non bisogna solo scriverlo – ha concluso Giada – è vero che abbiamo scelto questa professione ma bisognerebbe anche riconoscerla e rispettarla, ci vorrebbe un po’ di sensibilità da parte di tutti”.

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3 Commenti

  1. Quello che lascia più perplessi è che la parrucchiera appartiene a una delle categorie che maggiormente si è lagnata contro le chiusure ritenendo il rischio di contagio un problema minore rispetto al rischio economico della serrata prolungata.
    Abbiamo la dimostrazione che la paura del contagio è presente anche tra artigiani e commercianti che evidentemente non si fidano dei protocolli di sicurezza che hanno preso nelle loro botteghe. È un ottimo spot contro la negazione opportunistica della Covid19. La parrucchiera non fa altro che dimostrare a tutti di avere più paura del contagio che del rischio di perdere la cliente. Forse il lockdown totale non era così sbagliato come i rappresentanti di queste categorie e i loro amici politici hanno continuato e continuano a dire.

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