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“Craxi a Mezzegra vide quel cartello e si indignò. Allora posò un fiore dove fu fucilato Mussolini”

Il Corriere della Sera di oggi riporta un retroscena piuttosto clamoroso relativo all’ex segretario del Partito Socialista Italiano ed ex presidente del Consiglio, Bettino Craxi. E’ la figlia Stefania a raccontare di quando il padre si trovò a posare un fiore davanti al cancello di Villa Belmonte, a Giulino di Mezzegra, dove Benito Mussolini (che fino al 1914 fu figura di spicco dei socialisti massimalisti italiani e direttore dell’ Avanti!) e Claretta Petacci furono fucilati dai partigiani il 28 aprile 1945. A scatenare una furiosa reazione dell’ex leader socialista, però, fu soprattutto quella dizione neutra (“Fatto storico”, senza altre spiegazioni) che venne scelta ai tempi dal Comune di Mezzegra (ora Tremezzina, ndr) come “didascalia” sulla segnaletica relativa ai fatti del 28 Aprile 1945.

Alla domanda del giornalista Aldo Cazzullo se suo padre cantasse le canzoni fasciste, così risponde Stefania Craxi: “Era un uomo di sinistra, a casa di suo papà di riuniva il Cnl lombardo. Ma mi insegnava la Sagra di Giarabub, che oggi non sanno neppure questi di Fratelli d’Italia…”.

Poi il ricordo comasco: “La domenica andavamo a passeggiare sul Lago di Como. Un giorno ci trovammo davanti al cancello contro cui fu fucilato il Duce. Il cartello diceva ‘fatto storico’. Craxi si indignò: “Che ipocrisia, si vergognano di quello che hanno fatto!”. Così mi portò a comprare un mazzo di fiori e a deporli dove era morto Mussolini”.

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2 Commenti

  1. Dovevano fargli un monumento ?
    Un fellone che dopo aver privato la lbertà agli italiani, dopo aver trascinato l’Italia nella seconda guerra mondiale dalla parte sbagliata, dopo aver emesso le le leggi raziali che hanno condannato a morte centinaia se non migliaia di italiani, stava cercando si salvarsi la pellaccia scappando in Germaia nascosto in un camimion di soldati tedeschi a loro volta in fuga.

  2. Ipocrita era Craxi nel dire “sì vergognano”. La sentenza di condanna a morte venne firmata da Sandro Pertini del suo stesso partito.

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