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Dad, greco, pc e Marilyn Monroe: l’anno zero della scuola visto da preside e studentessa

Due facce della stessa medaglia. Professori e studenti che cercano di far fronte ai cambiamenti che il nostro tempo richiede che la scuola affronti. Cambiamenti repentini, improvvisi, imposti a un settore che per lungo tempo è rimasto come cristallizzato.

“In questi mesi nel comasco ci sono stati tantissimi esempi virtuosi e ammiro tutti i miei colleghi per lo sforzo sovrumano che hanno fatto per garantire il diritto allo studio a ragazzi e ragazze – spiega Angelo Valtorta, dirigente scolastico del Liceo Volta – ma anche per rispondere alle preoccupazioni e alle esigenze delle famiglie che stanno vivendo in molti casi incertezze economiche e personali per la malattia. Ho toccato con mano le loro sofferenze che mi hanno spinto a fare il meglio possibile”.

In questi mesi molti hanno lamentato l’abbandono delle singole scuole e le responsabilità di cui sono stati caricati i presidi. Eppure dal racconto di Valtorta questo sembra essere stato un valore aggiunto per trovare la soluzione ideale per ognuno. “Ogni dirigente scolastico ha lavorato per trovare il proprio modello ideale di scuola in presenza, che si confacesse alla logistica e alla struttura del proprio istituto – spiega – e dall’altra parte era fondamentale proporre ai ragazzi una Dad di qualità per sopperire alla mancanza delle lezioni in presenza. E alla fine ognuno per un mese e mezzo è riuscito a trovare il suo equilibro, la sua normalità”.

Soprattutto per quel che riguarda la Dad, Valtorta ringrazia gli insegnanti. “Loro sono stati i primi a capire che non erano sostenibili per i ragazzi 30 ore di lezione davanti al pc a settimana, che non erano paragonabili a quelle in classe – sottolinea il preside – così hanno rimodulato gli obiettivi e le modalità di verifica, si sono sforzati di insegnare in modo diverso e reinventato i contenuti senza che nessuno li avesse preparati perché tutta questa situazione ci è piovuta addosso, si sono ricordati non solo di essere docenti ma anche educatori”.

E’ stato fatto quindi il grande passo, seppure repentino, per una scuola nuova anche post Covid? “Ritengo che la tradizione della scuola italiana, che dà ai nostri studenti una preparazione tale da permettere loro di ottenere risultati incredibili anche nelle università estere, vada da una parte salvaguardata e dall’altra svecchiata – spiega Valtorta – tenendo conto di questa esperienza che può essere il lievito giusto per far crescere la nostra scuola. E ricordiamoci sempre che abbiamo fatto un salto di vent’anni in pochi mesi”.

Nel frattempo si guarda, non senza timore, a gennaio. “L’obiettivo delle lezioni in presenza per il 75% dei ragazzi è ambizioso e il Ministro Azzolina ha fatto uno sforzo incredibile per la scuola in questi mesi – conclude – però pesano la curva del contagio e il nodo dei trasporti. Non aiuta essere arrivati a ridosso delle vacanze senza una risposta perché se si introducono le entrate scaglionate significa che ogni scuola deve ribaltare completamente il suo assetto”.

Studenti “cavie” per la prossima generazione

Chissà come giudicheranno gli studenti di oggi quando saranno adulti il loro percorso scolastico bombardato dal Covid, dal distanziamento sociale e dalla Dad. Ci penseranno tra dieci anni. Nel frattempo fanno il possibile per affrontare questi anni difficili.

“Sicuramente pensavo di concludere il mio percorso scolastico in modo differente – racconta Felicita Rossi, studentessa all’ultimo anno del Liceo Linguistico Giovio ma anche presidente della Consulta degli Studenti di Como – ma sono felice comunque perché la scuola è un posto dove si impara a stare, qualunque sia la situazione. Personalmente mi piace studiare, avevo un mio percorso ben preciso in mente da tempo e alla fine malgrado le difficoltà ognuno si crea la propria strada”.

Lei che, una volta affrontata la maturità, ha deciso di iscriversi alla facoltà di Scienze dei Beni Culturali all’Università degli Studi di Milano. “Confrontandomi con i miei compagni e altri studenti mi sono però resa conto che non tutti hanno le idee così chiare – prosegue Felicita – e la Dad non aiuta l’orientamento. Per questo anche come Consulta stiamo cercando di organizzare conferenze e incontri virtuali a tema. E’ un momento critico per tutti, manca il rapporto con gli altri. Ad esempio io prima trascorrevo i pomeriggi in biblioteca a Como a studiare ma anche a conoscere studenti più grandi. Era un momento di confronto che oggi purtroppo non possiamo avere”.

Così ci si rivolge ai social e alle piattaforme per ricreare, almeno virtualmente, quelle relazioni. “Come Consulta stiamo lavorando molto su Instagram – spiega la presidente – dove abbiamo lanciato una specie di Calendario dell’Avvento con mini-biografie di personaggi più o meno noti, da Marilyn Monroe ad Harvey Milk. Inoltre in vista della maturità vogliamo organizzare delle brevi interviste in cui suggeriamo possibili collegamenti o relazioni per il colloquio orale”.

Tanta tecnologia che inevitabilmente è entrata anche in classe. Che sia la svolta per la scuola italiana? “Credo ci siano materie che sia giusto studiare come vent’anni fa per mantenere il livello delle conoscenze altrimenti si vedrebbe ancor di più il divario di preparazione tra noi e le generazioni precedenti – spiega Felicita – d’altra parte è bello vedere come alcuni professori abbiano creato grazie alla tecnologia progetti nuovi basati anche sulle influenze tra materie. Penso a un lavoro di compresenza che stiamo facendo con storia e inglese sulla Seconda Guerra Mondiale. Ad ogni modo alla fine noi siamo un po’ cavie, della soluzione a questo conflitto tra scuola tradizionale e Dad potrà goderne forse la prossima generazione di studenti”.

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