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Dalla politica alle cime di rapa: Vito e i poeti degli orti, gli ultimi romantici della terra

“Alle prime luci dell’alba, qui scopri il paradiso. Io e il mio orto ci diamo appuntamento perché abbiamo le nostre cose da raccontarci. Mi accoglie con il profumo dei suoi frutti e in quell’istante le chiacchiere, i rumori e le ansie spariscono. E ritrovi la pace”

Sembrano parole di un’epoca lontana invece sono quelle di Bruno Bergna, pensionato di 71 anni ed ex impiegato, uno dei concessionari degli orti comunali di Muggiò.

Dislocati tra Breccia, Tavernola, Muggiò e Sagnino, gli orti urbani, di proprietà di Palazzo Cernezzi, vengono messi a disposizione dei cittadini dietro pagamento di un canone annuale con tariffe agevolate.
Piccole oasi verdi che accolgono uomini desiderosi di lavorare la terra.

“La prima generazione di ortisti è arrivata intorno agli anni settanta – racconta Francesco Bettini, pensionato di 84 anni, scavando nella sua memoria – e hanno trasformato quello che era un terreno incolto in orti e piccoli sentieri. Di fronte c’erano le strutture dell’esercito con i militari ed è loro il recinto che, ancora oggi, circonda l’appezzamento”.

Francesco è un veterano tra gli ortisti di Muggiò e dedica molto tempo a tramandare il suo sapere ai nuovi arrivati.

“Ero un rappresentante – prosegue – abituato a essere sempre attivo e l’arrivo del pensionamento mi aveva spento. Qui ho trovato amici con cui condividere una passione, siamo una piccola comunità che si aiuta reciprocamente. Lavorare la terra mi ha riacceso, mi sono sentito nuovamente vivo”.

I concessionari degli orti si ritrovano per prendersi cura del terreno, chi all’alba chi al tramonto, stagione dopo stagione, assaporando i frutti del loro lavoro.

“Nella bella stagione veniamo tutti i giorni – spiega Vito De Feudis, pensionato di 63 anni, ex colorista ma noto anche per essere stato consigliere comunale nell’era Lucini – perché le piante ci aspettano, dobbiamo annaffiarle. Durante la stagione fredda passiamo comunque due o tre volte a settimana per una questione affettiva: l’orto è un amico e mica si abbandonano gli amici”.

Quando si passeggia negli orti, i piedi affondano nel terreno e questo può essere destabilizzante per chi è abituato a muoversi in città.

“Questo è un sapere antico che non va dimenticato – rimarca Bettini – è un peccato che i giovani fatichino ad apprezzare tutto questo. Siamo abituati alla comodità del supermercato sotto casa ma cibarsi di qualcosa fatto da te e dalla natura è molto più gratificante. Per non parlare del sapore. Le vedi crescere giorno dopo giorno le tue piante. Sono il miracolo della natura”.

E di miracoli la natura ne fa parecchi negli orti comunali.

“Tempo fa avevo scartato una patata un po’ marcia – racconta Bergna – ed era finita nel terreno. Da lì sotto non si è data per vinta e ha germogliato una piantina nuova. La natura è perfetta: non scarta le cose, le rigenera”.

Rigenera non solo i prodotti della terra ma anche le persone.

“Sono in lista d’attesa per avere un orto – sottolinea Giovanni Salerno, pensionato di 66 anni ed ex elettrauto – ho sempre riparato auto e ho passato la vita circondato da macchinari. Vengo spesso qui ad aiutare gli amici e ho ritrovato una connessione con la terra. Respirare il verde è una magia”.

Gli ortisti di Muggiò utilizzano concimi naturali spesso ricavato dal letame degli animali dei circhi che, durante l’anno, sostano nell’area accanto.
Il rispetto per la natura li spinge a seguire il ritmo naturale di coltivazione per godere solo dei frutti di stagione. Ma ultimamente qualcosa è cambiato.

“L’ondata calda di questa estate è stata anomala – confida Bettini – i pomodori sono maturati prima del tempo e avevano l’esterno rosso fuoco e il cuore ancora verde. Io non sono un esperto ma credo che l’inquinamento abbia inciso sul clima e di riflesso sui frutti della terra. La natura è perfetta, l’uomo combina guai”.

Coltivare un orto non è semplice, richiede passione e fatica. Perché un rappresentante, un impiegato, un elettrauto e un colorista, una volta in pensione, hanno scelto proprio questa attività tra le tante a disposizione?

“Andare al bar – confessa Bergna – mi annoiava. In questi luoghi ho trovato un’umanità ricca e ho scoperto il piacere unico di affondare le mani nella terra”.

Un piacere da tutelare sottolinea Elide Greco, anche lei cx consigliere Pd. da sempre sostenitrice degli orti comunali: “Abbraccio i valori di questo progetto e spero che i criteri di assegnazione della nuova proposta della giunta restino equilibrati senza penalizzare nessuno. Vorrei che il Comune si impegnasse a individuare nuovi spazi da assegnare alle attività degli orti, ci sono diverse aree comunali abbandonate che si presterebbero bene. Gli orti educano al rispetto per l’ambiente e alla socializzazione”.

Una socializzazione che raccoglie persone molto diverse per età, professione, provenienza e gusti.

“Sono arrivato agli orti circa sei anni fa – conclude De Feudis – sono pugliese e ho piantato le cime di rapa. Gli altri ortisti non le avevano mai viste prima e dopo averle assaggiate hanno cominciato a coltivarle anche loro. E io mi chiedo: ma prima cosa mangiavano con le orecchiette?”.

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