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Degrado, rifiuti e siringhe dietro il supermercato. La battaglia del giovane comasco: “Porto via tre sacchi ogni volta. La pinza? Regalo di compleanno”

Dietro l’Esselunga di Via Carloni, in una zona verde a ridosso della ferrovia, si nasconde un problema che ormai da tempo preoccupa i residenti: rifiuti di ogni tipo, dall’immondizia domestica a bottiglie di superalcolici, fino a siringhe e resti di cucine improvvisate. Un luogo che, a tratti, diventa rifugio temporaneo per persone in difficoltà, ma che resta soprattutto un’area segnata dal degrado.

A raccontarlo è Samuele Rossi, giovane abitante del quartiere ed ex membro di WeRoof, associazione non-profit ambientalista della città di Como, che da oltre un anno dedica parte del suo tempo libero a ripulire l’area. “Abito a San Bartolomeo, mi capita spesso di andare all’Esselunga, così ho iniziato a fermarmi anche lì dietro. È un annetto che mi trovo in questo parco vicino alla ferrovia a pulire tutto“, spiega.

“Vado ogni due settimane e in media riempio tre sacchi ogni volta”

Quello che trova non lascia spazio a dubbi: “Ci sono vetri di birre e bottiglie di superalcolici. Ho visto lattine di tonno scaldate su una minicucina fatta con sassi e liquido infiammabile. Una volta addirittura un microonde adattato a una batteria. È assurdo”.

Il degrado non riguarda solo i rifiuti. “In giro ci sono topi, e qualche volta perfino delle siringhe. Bisogna andarci con guanti, scarpe pesanti e tanta attenzione. Quando torno a casa disinfetto tutto”.

Samuele interviene in autonomia, senza un programma istituzionale: “Per me lasciare sporco è inconcepibile. Ho sempre avuto questa mentalità: se vedo qualcosa in giro, la raccolgo. Preferisco dare il mio contributo piuttosto che stare davanti alla televisione o al cellulare”.

Un impegno che richiede costanza: “In media riempio tre sacchi ogni volta, ma ci sono stati giorni in cui ne ho portati via di più, un numero altissimo se si considera che vado ogni due settimane. È incredibile pensare a quanta gente frequenti quell’area, la cosa strana è che trovo bottiglie di vino anche costose, non solo birra economica”.

“Finché riesco, continuerò a fare la mia parte”

Dietro quei rifiuti, però, ci sono anche storie di vita. “Una volta ho incontrato delle persone che usano quel posto come appoggio: lavorano, ma non hanno la macchina. Vanno alla Caritas, mangiano lì, fanno un po’ di vita all’aperto. È un po’ nella loro cultura, ma questo non vuol dire che sia giusto lasciare tutto in giro”.

Il suo impegno è diventato parte della sua quotidianità. “Le mie sorelle mi hanno regalato la pinza per il compleanno – dice sorridendo – è stato il regalo perfetto. Ormai la porto sempre con me quando passo di lì”.

Per Samuele è una questione di rispetto verso l’ambiente e verso gli altri: “Io sono cresciuto nei boschi, e l’idea di lasciare sporco è per me impensabile. Finché riesco, continuerò a fare la mia parte. È un piccolo gesto, ma se tutti lo facessimo, vivremmo in un posto più bello e soprattutto più sicuro”.

Un gesto semplice, il suo, ma che racconta molto di come anche la volontà di un singolo possa fare la differenza. In attesa che le istituzioni si occupino di un problema che riguarda l’intera comunità, dietro l’Esselunga c’è un ragazzo che, con pazienza e costanza, cerca di restituire da solo dignità a un angolo della città.


		
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