Un piccolo rifugio immerso nella verde Valbasca, tra Como e Lipomo, è diventato negli anni un baluardo silenzioso ma instancabile nella lotta contro l’abbandono e l’indifferenza. Qui, nel canile gestito dall’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), ogni giorno si combatte per ridare dignità e speranza a decine di animali.
A guidare tutto questo, da quasi trent’anni, c’è il mitico e grandissimo Marco Marelli: presidente, volontario e anima del canile. “Ogni cane ha una storia, e ognuno merita una seconda occasione – dice Marelli – Molti arrivano da situazioni difficili, da sequestri, abbandoni, famiglie che non li vogliono più. O peggio: da mani criminali che li hanno presi solo per moda”.
Il canile di Valbasca è attivo dal 2009 e oggi ospita circa 55 cani, ma i numeri possono salire velocemente: “Quando arrivano cucciolate o ci sono sequestri, superiamo facilmente i 60 ospiti. Gestiamo convenzioni con quasi 90 Comuni e siamo anche l’unico ente a Como che ha risposto al bando per l’accalappiamento: 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno“.
E non è un’impresa semplice. Le difficoltà non mancano, soprattutto economiche: “I comuni rimborsano circa 3 o 3,50 euro al giorno per cane, con cui dobbiamo coprire tutto: cibo, cure veterinarie, pulizia, strutture. È un rimborso spese, non un guadagno. Senza le donazioni, le raccolte fondi e la generosità di tanti, non potremmo resistere”.
Pitbull e pregiudizi
Secondo Marelli negli ultimi anni sia i cani che i canili sono cambiati molto. “Una volta erano meticci, cagnetti semplici. Ora sono quasi tutti Pitbull, Amstaff, molossi. Cani che vanno di moda, acquistati con superficialità da persone irresponsabili che non li sanno gestire, spesso criminali, e poi scaricati”. Cani forti, spesso temuti, eppure, assicura Marelli, molto più dolci di quanto si pensi: “Dicono che sono aggressivi, ma quelli che abbiamo qui sono dei teneroni, solo che nessuno li vuole. Hanno una cattiva nomea e quindi è più difficile farli adottare”.
Ma adesso la situazione potrebbe anche peggiorare: “Vogliono introdurre il patentino obbligatorio per i cani di razze ritenute pericolose. È una presa in giro,il delinquente che compra un Pitbull non andrà mai a fare un corso. Continueranno a prendere cani online, da allevatori abusivi, senza microchip, senza controlli, fuori da ogni radar”.
Una lotta contro l’ignoranza
Per Marelli, il vero nemico, però, non è solo il crimine, è l’ignoranza. “C’è gente che ancora oggi ti chiede se è davvero obbligatorio mettere il microchip, lo è da 23 anni. Altri lasciano i cani liberi per strada dicendo ‘tanto è abituato’ e poi finiscono investiti. Non parliamo poi dei gatti: cucciolate ovunque, zero sterilizzazioni, e poi ci chiamano dicendo ‘non sono nostri’. Ma come, vengono a mangiare da te e non sono tuoi?”
Il tono si fa amaro: “A volte penso che il genere umano potrebbe tranquillamente sparire. Vedi cose che ti tolgono la fiducia. Ma poi c’è chi aiuta davvero, persone che si impegnano a catturare i gatti per sterilizzarli ad esempio, e volontari che non si tirano mai indietro”.
Volontari e adozioni: una rete di cura
Il canile è ben organizzato: strutture pulite, box ampi e aree in cui i cani possono correre spensierati. “I nostri cani hanno box da 30 metri quadri, con tanto di spazio esterno – racconta Marelli – hanno una stanza con due camerette dove dormono, e l’accesso diretto all’area all’aperto”. Accanto a questi spazi, c’è un padiglione separato con dieci box dedicati alla quarantena e all’infermeria: “Lì ospitiamo i cani malati e gli anziani, quelli che hanno bisogno di tranquillità. Non possiamo certo metterli insieme ai Pitbull giovani che fanno casino, li stresserebbero”.
Le adozioni sono la vera gioia, ma anche qui, non tutto è semplice: “D’estate si fermano quasi del tutto. Da giugno a settembre la gente pensa alle vacanze, non a prendere un cane. E anche i cani anziani faticano a trovare casa: non perché la gente non li voglia, ma perché ha paura di soffrire, si affezionano e poi pensano: ‘Tra due anni muore, non ce la faccio’, è molto pesante a livello emotivo”.
Su una cosa Marelli è totalmente contrario, l’adottare un cane come regalo per qualcuno: “Un cane non si regala. Vengono da noi dicendo: ‘Vorrei adottarne uno per mia madre’, ma se la madre non viene a conoscerlo, non se ne fa nulla. E se è una signora anziana, di certo non le diamo un cucciolo esuberante, dobbiamo pensare al bene dell’animale e della persona”.
Storie che lasciano il segno
Marelli racconta diversi episodi, tutti intensi, tutti veri. “Ci sono stati casi molto difficili, come quello di un cane che abbiamo dovuto recuperare cinque volte. Vagava libero lungo la Napoleona e a Ponte Chiasso, dove spesso lo trovavamo legato davanti a una chiesa tutta la notte. Ogni volta lo riportavamo al padrone, un uomo con precedenti e noto alla polizia locale. Alla quinta volta, è stato imposto al padrone di pagare le spese di recupero, ma lui non l’ha fatto. Il cane è una femmina di corso dal carattere protettivo, probabilmente cercava di difendere la compagna maltrattata dal padrone. Ora è al sicuro da noi, non sappiamo se il padrone sia in carcere, ma almeno il cane è fuori pericolo”.
Oltre a padroni irresponsabili spesso i volontarie dell’Enpa si ritrovano a gestire situazioni complesse specialmente quando si tratta di allevamenti abusivi e di proprietari irresponsabili. “Abbiamo una cagnolona il cui proprietario faceva fare cucciolate per vendere i piccoli illegalmente. Quando non riusciva a venderli, lui fingeva di trovarli abbandonati. Una volta abbiamo preso due cuccioli di Pitbull molto spaventati, che lui diceva di aver trovato in giro, ma era evidente che se ne stava liberando. Abbiamo coinvolto la polizia locale, e la situazione è segnalata come truffa ai danni del comune. Nonostante ciò, più avanti, ci ha chiamato ancora dicendo che due Pitbull gli erano entrati in casa e avevano aggredito i suoi cani, voleva portarceli ma noi abbiamo subito riconosciuto la persona, gli abbiamo detto che l’avremmo denunciato e di darci i cani ma lui ha insistito per tenere una femmina per darla alla sorella. Due sere dopo, abbiamo trovato la stessa cagnolina abbandonata vicino ad un maneggio. Con situazioni del genere è difficile continuare a credere nel genere umano”.
Un invito alla responsabilità
Queste storie testimoniano quanto sia importante un impegno costante e una rete di collaborazione tra canili, forze dell’ordine e volontari per garantire la sicurezza e il benessere degli animali. Dietro ogni cane recuperato c’è una vita da salvare e, spesso, un percorso difficile da affrontare. Nonostante le difficoltà, l’obiettivo rimane sempre quello di trovare per ciascun animale una famiglia amorevole e responsabile.