“Di giorno ci giocavamo a calcio, la sera li dovevamo arrestare”, quello che racconta Gino Principessa, ex finanziere, potrebbe sembrare paradossale in qualsiasi dimensione spazio-temporale, tranne in quella della Val d’Intelvi degli anni ’60 e ’70, in cui dilagava il fenomeno del contrabbando.
Infatti molti giovani dell’epoca, armati di “peduli” (scarpe ricamate per non fare rumore) e “bricolle” (zaini appositi per trasportare merci), attraversavano il confine con la Svizzera per comprare le sigarette a un costo minore, per poi rivenderle nel proprio paese. Veniva utilizzato qualsiasi mezzo per non essere scoperti e per portare più merce possibile, si usavano dai grembiuli a doppio fondo per le donne fino ad arrivare a delle vere e proprie imbracature per cani.
“Era un’attività illegale, quindi noi dovevamo fare il nostro dovere, ma ha anche permesso a molte famiglie di andare avanti e non morire di fame”, racconta Angelo Serra, un altro ex-finanziere che ha vissuto in prima persona quegli anni. “C’era – ricorda – anche chi riusciva a trasportare 35 kg di merce, riuscendo ovviamente ad ottenere un cospicuo guadagno. Una volta mi è capitato di ritrovare una bricolla dentro il buco di una tomba”.
Da questa esperienza nasce il “Piccolo Museo della Guardia di Finanza e del Contrabbando”, fondato nel 2002 in una ex- caserma di Erbonne, in Centro Valle Intelvi, dalla Sezione Alceo Salvini – Valle Intelvi della Associazione Nazionale Finanziere d’Italia. Ubicazione non casuale, infatti si trova su una delle principali vie di smercio che venivano percorse ogni notte.
All’interno sono esposti numerosi cimeli storici degli “sfrusaduu” (“contrabbandieri” in dialetto locale), come merci conservate e abiti particolari, e dei “burlanda” (i finanzieri), divise e strumenti usati per l’arresto. Il presidente Stefano Agnese ricorda inoltre l’importanza della struttura: “È un patrimonio prezioso per la nostra zona, sarebbe importante che i giovani conoscessero la storia dei loro nonni e di chi li ha preceduti. Questo è l’unico museo della Finanza in tutta Italia che tratta del contrabbando”.
L’associazione è da sempre molto attiva nel sociale difatti, oltre ad essere affiliata a molte organizzazioni benefiche per la ricerca sul cancro, negli anni ’90 ha soccorso alcuni bambini orfani nel campo profughi di Skofja Loka (nell’attuale Slovenia) durante la guerra dei Balcani, portandoli in Italia.
Dopo essersi abbandonato ai ricordi dei vecchi tempi, Angelo Serra tiene a precisare: “Con il passare degli anni siamo diventati amici con molti di loro, oggi quando ci rivediamo ci scherziamo sopra ripensando a quegli anni”. Emerge così una grande umanità e solidarietà, in una realtà che oggi sembra così lontana e remota, dove di giorno ci si divertiva dietro un pallone, e la sera si cercava, ciascuno a suo modo, di portare a casa un pezzo di pane.