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Didattica a distanza, che fanno le scuole non pronte? La linea guida: “Non c’è un termine per adeguarsi”

Tuoni e fulmini in questi giorni dopo l’ordinanza Fontana che ha sancito come, in chiave epidemica, da lunedì tutti gli studenti delle superiori lombarde dovranno tornare alla didattica a distanza.

A nulla son valse le trattative e i tentativi di mediazione.

Il governatore tira dritto:

Fontana tira dritto: “Didattica a distanza da lunedì, mia responsabilità. Sindaci di Como e Pavia con me”. E non esclude il lockdown

Bene. Però a spulciare con attenzione le Faq di Regione sul tema, ecco che quel senso di perentorietà viene a decadere, quantomeno in parte.

L’ordinanza, come già anticipato, in effetti parla di scuole che “siano già in condizione di effettuarla (la Dad)” invitando poi chi non lo fosse ad adeguarsi celermente.

Nelle specifiche pubblicate da Regione si entra nel merito.

Si legge: “L’Ordinanza prevede che le scuole secondarie di secondo grado e le istituzioni formative professionali secondarie di secondo grado assicurino lo svolgimento delle lezioni mediante la didattica a distanza, per l’intero gruppo classe, qualora siano già nelle condizioni di effettuarla”.

E poi il  passaggio fondamentale:

“Pertanto, ciascuna istituzione scolastica secondaria di secondo grado dovrà effettuare ogni opportuna valutazione, nell’esercizio delle proprie prerogative derivanti dall’autonomia scolastica, circa la sussistenza di tali condizioni, anche sulla base dell’esperienza maturata nel precedente anno scolastico da marzo a giugno scorsi.

Inoltre, alle scuole secondarie di secondo grado non ancora organizzate per lo svolgimento della didattica a distanza nelle sue diverse modalità previste dalle linee guida ministeriali, il secondo periodo dell’art. 5, lettera c) dell’Ordinanza raccomanda di realizzare le relative condizioni tecnico-organizzative nel più breve tempo possibile.

La scelta di non individuare un termine temporale o specifiche modalità con cui procedere all’adeguamento delle attività didattiche risponde all’opportunità di non incidere sull’autonomia scolastica, a cui viene rimessa la valutazione della tempistica e delle modalità necessarie all’adeguamento stesso, tenuto conto dell’andamento epidemiologico in corso, come rappresentato nelle premesse dell’ordinanza stessa”.

Insomma, le ultime righe sono cristalline: di fatto è data dirigenti ampia flessibilità. Vedremo quali effetti avrà.

Qui il testo completo:

Sull’organizzazione della didattica a distanza delle singole istituzioni scolastiche, l’Ordinanza n. 623 del 21 ottobre scorso assicura l’opportuna gradualità.

Nello specifico, l’Ordinanza prevede che le scuole secondarie di secondo grado e le istituzioni formative professionali secondarie di secondo grado assicurino lo svolgimento delle lezioni mediante la didattica a distanza, per l’intero gruppo classe, qualora siano già nelle condizioni di effettuarla.

Pertanto, ciascuna istituzione scolastica secondaria di secondo grado dovrà effettuare ogni opportuna valutazione, nell’esercizio delle proprie prerogative derivanti dall’autonomia scolastica, circa la sussistenza di tali condizioni, anche sulla base dell’esperienza maturata nel precedente anno scolastico da marzo a giugno scorsi.

Inoltre, alle scuole secondarie di secondo grado non ancora organizzate per lo svolgimento della didattica a distanza nelle sue diverse modalità previste dalle linee guida ministeriali, il secondo periodo dell’art. 5, lettera c) dell’Ordinanza raccomanda di realizzare le relative condizioni tecnico-organizzative nel più breve tempo possibile.

La scelta di non individuare un termine temporale o specifiche modalità con cui procedere all’adeguamento delle attività didattiche risponde all’opportunità di non incidere sull’autonomia scolastica, a cui viene rimessa la valutazione della tempistica e delle modalità necessarie all’adeguamento stesso, tenuto conto dell’andamento epidemiologico in corso, come rappresentato nelle premesse dell’ordinanza stessa.

Allo stesso scopo di limitare al minimo il rischio di contagio degli studenti delle istituzioni scolastiche e il congestionamento dei mezzi pubblici, l’ordinanza raccomanda anche lo scaglionamento degli ingressi, per le attività scolastiche in presenza, grazie al sistema locale di coordinamento con gli Uffici di ambito territoriale (UAT), in raccordo con gli Uffici scolastici regionali (USR), in stretto coordinamento con le Agenzie del TPL ed i sindaci degli ambiti di riferimento.

All’autonomia scolastica, viene lasciata inoltre la valutazione di opportunità di svolgere le lezioni in presenza per gli studenti con bisogni educativi speciali (BES), qualora si ritenesse necessario lo svolgimento della didattica in presenza, proprio in ragione della specifica situazione del singolo studente.

Infine, l’Ordinanza garantisce la possibilità di continuare a svolgere in presenza le attività laboratoriali, che invece erano state sospese al pari delle altre attività didattiche nella fase di lockdown nazionale.

Didattica a distanza, sorpresa: studenti a casa, prof a scuola. Il docente furioso: “Idiozia”

Qui l’ordinanza:

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© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un commento

  1. Che ci siano scuole ancora non pronte per attivare la didattica a distanza è inaccettabile.
    A Rebbio, in via Giussani, la classe di mio figlio è stata la prima (e al momento l’unica) a rapportarsi con l’emergenza di un compagno di classe positivo.
    Il martedì a metà mattina la notizia, mercoledì di assestamento e raccolta autorizzazioni, il giovedì tutti già operativi con 3 ore di dad sincrona al giorno. Stessa solerzia nella risposta ai positivi asintomatici – 9 in tutto! – emersi in seguito ai tamponi effettuati a tutta la classe, che nei giorni di quarantena hanno mantenuto una continuità con i compagni grazie a una didattica “mista”, in presenza per i negativi, a distanza per i positivi.
    Chi era sprovvisto di device o connessione internet ha ricevuto in comodato d’uso un supporto informatico, attingendo dalla strumentazione che l’istituto si era impegnato a recuperare in questi mesi a partire da fondi strutturali per l’implementazione digitale.
    E non stiamo parlando di una realtà di navigati “migranti digitali”, ma un contesto nel quale nella scorsa primavera emersero alcune resistenze “fisiologiche” di fronte alla dad, sia tra i genitori che tra il corpo insegnante.
    L’altro giorno ho sentito il sindaco Beppe Sala dire che, avesse ordinato un vagone della metro in quello stesso istante, ci sarebbero voluti 3 anni per vederlo operativo.
    Con la scuola, scusate tanto, ma no. A 8 mesi dall’emergenza è il concetto stesso di “emergenza” che deve essere superato.
    Ormai l’assetto deve definirsi “ordinaria eccezionalità”; non accettarlo vuol dire rinunciare a fare la propria parte e venir meno al ruolo che ci compete.

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