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L’impresa di Donatella Cervi, l’architetto che salvò il piroscafo Bisbino affondato e quasi perduto

Ha suscitato grande entusiasmo, nei giorni scorsi, la notizia di un nuovo rilancio per lo storico piroscafo (poi motonave) Bisbino, a tutt’oggi ancorato come lounge bar a Tremezzina, poco distante da Villa Carlotta.

Ma in attesa che la coppia di turisti-imprenditori neozelandesi che ha acquistato l’imbarcazione realizzi un nuovo restyling (probabilmente per adibirla a ristorante), c’è una storia che merita davvero di essere raccontata. E’ quella del primo, vero salvataggio del Bisbino, quando ormai sembrava perduto sui fondali del lago di Como. E quella sorta di miracolo si deve allo studio, al lavoro e alla passione di Donatella Cervi, architetto comasco, che alla fine degli anni ’90 ha sottratto il piroscafo a “morte certa”, lo ha restituito per gran parte allo splendore grazie a un profondissimo restauro architettonico.

Costruito nel 1907 per mano della svizzera Escher&Wiss, il Bisbino, oltre a portare tramite l’allora società governativa di navigazione comaschi e turisti tra gli angoli magici del Lario, scampò persino ai bombardamenti del secondo conflitto bellico. Poi, fra trasformazioni strutturali (incluso il passaggio da piroscafo a motonave) e successivo declino, arriva il 1980: il tempo fa sentire i suoi effetti e il Bisbino viene dichiarato inagibile, passando ai privati 9 anni dopo e trovando una collocazione temporanea ad Azzano. Ma ecco che, nel 1991, dell’antico piroscafo sembrò che dovessero rimanere solo ricordi: venne ritrovato misteriosamente affondato. Da qui nasce il miracolo di Donatella Cervi che, assieme all’allora proprietario, riuscì a scovare ogni documento d’epoca possibile e immaginabile risalendo all’aspetto originale del piroscafo, poi ricostruito in ogni dettaglio. E nel 1996, una volta finalmente recuperato dalle gelide acque del lago – sebbene riemerso come un gigantesco scheletro di ferro, alghe e fango – è iniziata la seconda vita dell’imbarcazione.

Mille i passaggi e ancora di più le complicazioni affrontate dall’architetto Cervi: dalla trasformazione urbanistica in bene immobile, al maxi progetto di restauro con il ripristino del corpo centrale di coperta nella originale larghezza, la riproposizione dell’ambiente semicircolare in pannelli da cui ritagliare ritagliate le sagome per i finestrini, la collocazione della una nuova fumarola (pur con funzioni puramente estetiche), le panchine restaurate e collocate lungo il profilo dello scafo dei ponti di coperta, i ponti rifatti totalmente, la veranda scorrevole per l’utilizzo durante i mesi invernali, la carena riempita con cemento per assicurare stabilità, la predisposizione di banco bar e cucina, il ponte di poppa multifunzionale, i due saloni sottocoperta di poppa adibiti a sala ristorante e locale espositivo, il solarium sul ponte di manovra e molto altro ancora.

Alla fine, il sogno che pareva impossibile, diventa realtà: quella che si vede oggi a Tremezzina. E se ora il Bisbino può guardare a un futuro luminoso, lo si deve in gran parte al miracolo guidato da Donatella Cervi, il cui lavoro non per niente è stato uno dei fiori all’occhiello del convengo internazionale tenuto nel 2006 a Canobbio dal titolo “Il restauro. Natura, paesaggio urbano, trasformazioni, conservazioni e restauri. Il Novecento”. La relazione di Cervi “Bisbino 1907, Progetto e Restauro” venne introdotto a un’autorità mondiale come il professore Rolando Bellini, con una perfetta chiusura del cerchio.

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Un commento

  1. Complimenti Donatella , sei stata bravissima . Avevo già sentito direttamente da te questo tuo prezioso intervento , mi auguro che questi nuovi proprietari lo riportino all’ antico splendore e che si avvalgano del tuo competente contributo .

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