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Dongo, il sindaco: “Sono state tagliate le rose deposte per i gerarchi fucilati. Gesto assurdo e vile”

Sono state immediatamente recise da qualche mano (ignota) le rose deposte dai partecipanti alla commemorazione per i gerarchi fascisti fucilati nel ’45 a Dongo. A denunciarlo, il sindaco del paese, Giovanni Muolo, che in una lunga lettera ai cittadini ha anche afrontato più in generale la vicenda di queste iniziative e le critiche da Anpi e sinistra.

“Penso che la Storia abbia emesso i suoi verdetti in maniera inequivocabile – afferma il sindaco – Il fascismo, colpevole di aver trascinato l’Italia in una catastrofe materiale e morale, esce sconfitto in modo categorico con un responso pesantissimo di responsabilità che nessuno deve e può cancellare”.

Sulle accuse alle commemorazioni, particolarmente da chi ravvisa il reato di apologia del fascismo nei raduni tra Dongo e Mezzegra, Muolo afferma che “una sentenza del Tribunale di Milano assolve dal reato di apologia il saluto romano, se usato per commemorare i caduti della Rsi”.

Dopo un omaggio alla Resistenza “che riunì donne e uomini di fede politica diversa” e nel cui contesto “si sono sviluppate le radici della Repubblica e sono state poste le basi per la Carta Costituzionale”, il sindaco di Dongo afferma però anche che “proprio la Costituzione garantisce la manifestazione del pensiero fino a che questo non diventi un pericolo per l’ordine democratico arrivando a suggestionare le folle. Riteniamo che manifestazioni come quelle di Dongo e Mezzegra possano condizionare la gente diventando un pericolo per la democrazia?”.

Una domanda la cui risposta implicita del primo cittadino è no, poiché – scrive sempre Muolo – “serve innanzitutto una quotidianità fatta di tolleranza, rispetto e condivisione mantenendo acceso il fuoco della democrazia con l’impegno civico e il rispetto delle regole e delle istituzioni […] Queste considerazioni sono alla base delle nostre scelte, confortati anche dai valori cristiani della nostra cultura che invitano alla tolleranza e al rispetto dei morti”.

Poi ecco il dato di cronaca: “Sono state tagliate le rose deposte sulla ringhiera della fucilazione: un gesto assurdo e vile, che mi sento di denunciare istituzionalmente. Concludo con amarezza e autocritica evidenziando come ogni anno si ritorni sull’argomento senza crescere”.

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2 Commenti

  1. quella di Dongo è una provocazione non una commemorazione umanitaria. se si vogliono ricordare i propri morti, un diritto inalienabil si faccia una commemorazione religiosa senza sceneggiate

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