Un’area vasta, centrale, dimenticata. Per anni i residenti di via Castellini, in zona caserme, hanno convissuto con degrado, topi, pericoli di incendi e presenze abusive in un’area di circa 8 mila metri quadrati di proprietà Aler, l’Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale, un tempo sede di una storica tintostamperia. Ora, finalmente, qualcosa si muove: si sono conclusi i lavori di bonifica e si apre uno spiraglio per una vera riqualificazione. Ma la cittadinanza non si accontenta di promesse: chiede un futuro concreto, sicuro e soprattutto condiviso.
Un primo passo, ma non basta
“L’area di via Castellini era abbandonata da anni – ha spiegato l’assessore regionale alla Casa e Housing sociale, Paolo Franco – ma grazie al lavoro di Aler e della Regione siamo riusciti a portare a termine un’importante bonifica. Ora abbiamo 12 mesi per stimarne il valore e permettere al Comune e a un eventuale operatore di sviluppare un piano attuativo coerente con gli standard urbanistici. Non si parla di cementificazione selvaggia, ma di un progetto che rispetti la vocazione del quartiere. La precedente attività industriale aveva lasciato un’eredità pesante in termini ambientali ma oggi, grazie alla normativa vigente, abbiamo potuto intervenire per eliminare l’inquinamento del suolo e delle falde. È un risultato importante, raggiunto con fondi destinati alla rigenerazione urbana. Entro l’estate contiamo di avere la perizia pubblica, per poi andare all’asta. L’intervento sarà interessante per gli investitori, ma senza stravolgere il territorio. Il Comune avrà un ruolo centrale nel definire il piano attuativo e noi vigileremo affinché venga rispettato”.
Franco ha spiegato che nell’area potrebbero costruire edifici per residenze dei lavoratori. “Stiamo lavorando anche per dare casa ai lavoratori dei servizi essenziali, come insegnanti e infermieri. Se gli enti preposti ci comunicano il fabbisogno, possiamo intervenire, anche spostando la destinazione d’uso di alcuni alloggi. Aler nasce per dare casa ai lavoratori, non per gestire l’emergenza sociale: quella è competenza dei Comuni”.
“Impegno concreto sull’edilizia popolare”
Soddisfatta anche Anna Dotti, presidente della Commissione Cultura, ricerca e innovazione, sport, comunicazione, che ha accompagnato Franco in visita sul territorio: “Abbiamo visto due realtà importanti: in via Cecilio i lavori sono andati avanti spediti, e oggi abbiamo una situazione concreta. In via Castellini, invece, Regione Lombardia ha investito in una bonifica attesa da anni, che migliorerà la qualità della vita di un intero quartiere. È la prova dell’impegno che stiamo mettendo sulle case Aler dell’edilizia popolare”.
I cittadini: “Vogliamo un parco, non solo case”
Tuttavia sembra che gli abitanti abbiano idee diverse: non case per i lavoratori ma un giardino pubblico per le famiglie del posto. “Abbiamo ottenuto un primo intervento di bonifica – ha spiegato Romano Fasciani, che è spesso a casa del figlio, residente in zona – ma ora chiediamo qualcosa di più. Quest’area deve diventare un parco pubblico. Vivono qui centinaia di famiglie, c’è bisogno di spazi verdi, panchine, fontanelle, alberi. Questa non è proprietà privata: è un bene pubblico e va restituito ai cittadini. Tutti noi paghiamo le tasse, e chiediamo un riscontro concreto in termini di qualità della vita, proprio in questo fazzoletto di territorio. Riteniamo che questa battaglia sia anche una questione di civiltà: riqualificare un tessuto urbano abbandonato da anni è un dovere. È una zona bellissima, abitata da persone splendide, ma finora le istituzioni hanno fatto poco”.
Fasciani riconosce l’impegno della Regione ma chiama in causa anche Palazzo Cernezzi: “Il Comune di Como ha delle responsabilità. La legge prevede che anche il Comune intervenga. Ora ci aspettiamo i fatti. Punto. Serve un segnale di attenzione, un progetto compatibile con le esigenze del quartiere. Chiediamo la creazione di un parco pubblico. Se poi si vorranno costruire anche delle abitazioni, lo si potrà fare compatibilmente con le esigenze del quartiere. Va bene edificare case per persone in difficoltà, con canoni calmierati, ma va lasciato spazio anche a parcheggi, panchine, fontanelle, piante decorative. Insomma, un progetto fatto bene. Questa è una risorsa preziosa. È vero che la proprietà è di Aler, ma è anche una proprietà dei cittadini che pagano le tasse”.
Sul tema è intervenuto anche il Pd con una nota.
“Siamo felici – commenta Alessandro Rossi, segretario del circolo PD Como Convalle – ma non dimentichiamo da dove tutto è iniziato. Il nostro circolo, con il lavoro prezioso di Romano Fasciani, il supporto degli attivisti e il coinvolgimento dei residenti, ha avviato già nel 2023 un percorso per restituire dignità a quest’area. Un’area di 5400mq abbandonata al degrado: rifiuti, fuochi notturni, insediamenti irregolari, topi. Ma soprattutto, la rassegnazione di chi ci viveva attorno”.
Il punto di svolta è stato un evento pubblico al TeatroGruppo Popolare, che ha dato voce alla comunità e rotto il silenzio istituzionale: “È lì che è nata una mobilitazione vera, concreta, dal basso. E da lì qualcosa ha cominciato a muoversi”, aggiunge il Segretario cittadino Daniele Valsecchi.
Il Partito Democratico di Como Convalle sottolinea anche la mancata assunzione di responsabilità da parte dell’amministrazione comunale. “Parliamo di un terreno nel territorio comunale, di problemi noti e segnalati da anni. La risposta del sindaco Rapinese? Accusare il PD di voler trasformare Como in Lampedusa, liquidando con ideologia le denunce dei cittadini. Ma la politica – sottolinea Alessandro Rossi – non può permettersi di deridere i problemi: deve affrontarli. E l’amministrazione comunale, su via Castellini, ha semplicemente abdicato al proprio ruolo”.
“Oggi qualcosa si muove, e va bene. Ma non perdiamo la memoria. Senza la mobilitazione dei cittadini e senza il lavoro costante di persone come Romano Fasciani, Enzo Cresta e molti altri, via Castellini sarebbe ancora una discarica dimenticata”, ribadisce Valsecchi.
Per una volta lo diciamo con orgoglio: bravi noi, bravi i cittadini, bravi tutti quelli che hanno creduto che fosse possibile cambiare. E ora, come sempre, continueremo a esserci. Perché il nostro impegno non finisce con un sopralluogo: continua ogni giorno, insieme a chi in quella zona vive e spera.
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