“Ristoranti e alberghi, fate un giro tra gli stagionali. Ma c’è anche l’edilizia e ci sono le badanti: contratti per 10 ore e poi se ne lavora 40. L’epidemia ha fatto emergere la realtà del lavoro nero a Como. Prima si sapeva e si stava zitti, adesso le famiglie hanno fame e raccontano”.
Sono uno schiaffo all’ipocrisia e all’omertà (sostantivo che disturba a queste latitudini, giusto? Ma così è) le parole di Roberto Bernasconi, numero uno della Caritas lariana.
Ed è vero, magari si sapeva e si taceva. Quieto vivere, comodità, la macchina rombante della produzione e del profitto andava veloce e tutti contenti. Poi ci siamo schiantati contro il muro del Covid e dopo tre mesi la fame ha acceso l’istinto primario in migliaia di persone.
Che non tacciono più.
Lo sanno bene in Caritas. “La nostra classe media – spiega Bernasconi – fatica e faticherà ad andare avanti. Credetemi, le avvisaglie ci sono già e sono molto chiare, le famiglie non avranno più la dignità di vivere coi frutti del proprio lavoro”.
Le telefonate arrivano: “C’è imbarazzo, paura. ‘Chiamo per un amico’, dicono spesso. Poi sono loro ad aver bisogno, è tremendo. Non è disonorevole chiedere aiuto ma serve una società solidale che accompagni chi ha bisogno”.
Non ci sono stime ufficiali ma si calcola che le nuove povertà in provincia siano cresciute “almeno del 20%” da quando è iniziata l’emergenza”.
“Vedete – puntualizza il direttore – va pure bene che si passino tre settimane a parlare della regolarizzazione dei lavoratori dell’agricolutura. E’ giusto mi vien da piangere se penso al lavoro nero che emerge qui da noi a Como. Fate una verifica tra badanti, stagionali del turismo e della ristorazione, lavoratori dell’edilizia. Italiani e stranieri regolarizzati, tutti coinvolti, firmano contratti per lavorare 10 ore e poi ne fanno 40. E’ una cosa grossa, gravissima. Dobbiamo unire tutte le forze del territorio e fare scelte forti, tutti sapevano e nessuno diceva, prima. Ora le persone non tacciono e raccontano perché messe in ginocchio dalla crisi”.
Orizzonte nero con una luce di speranza. “L’emergenza ha unito tutte le realtà solidali del mondo cattolico, dalle più grandi alle più piccole. Il Fondo di Solidarietà Famiglia-Lavoro, prima sullo sfondo, è ripartito forte. Siamo 60 associazioni finalmente unite, è una vittoria questa unità. Ora serve che tutte le realtè del territorio, non solo cattoliche, lavorino insieme”.
5 Commenti
Voglio sperare che gli aiuti del comune, non siano razzisti al contrario!
Cioè, si ai comaschi e nulla agli sfruttati stranieri!
Considerato il governo della città, e i no già avuti da amici in povertà!
Bisogna combattere realmente evasione fiscale e lavoro nero. Gli strumenti ci sono. Serve la volontà politica.
Sempre preciso e puntuale. Complimenti
Se c’è il “nero” alla fine non può che non esistere il “lavoro nero”. Il “non tracciato” crea una economia e una finanza parallela che consentono oltre al lavoro nero una serie di attività criminali quali l’usura, ad esempio.
Non ci si deve sorprendere. In un Paese dove il 17% dell’imponibile è evaso. La liquidità che si genera da qualche parte deve trovare sbocco. Il lavoro nero è una delle strade.
Per questo motivo, a volte, ci si chiede quanto siamo vittime dei problemi e quanto ne siamo gli artefici.
Parole di verità che dovrebbero far VERGOGNARE molti, tra i datori di lavoro (a ogni livello) che si riempiono la bocca in questi giorni… strepitando.