“Ho 42 anni, lavoro da quando ne avevo 16. Sono precario da tanto tempo. Nel 2009 mi sono chiesto cosa potessi inventarmi per uscire da questa situazione, ed è nata O2ruotebiciexpress”.
Il sorriso di Alessandro Sacconi, comasco da oltre dieci anni, accompagna un racconto tristemente noto ai tanti in cerca di occupazione.
“Ho fatto di tutto, dall’operaio al cameriere – racconta scuotendo il capo – cercando di sbarcare il lunario. Poi è subentrata la crisi e anche quei pochi lavori si sono dileguati”.
Una sera, con il fratello Davide, guarda il film Senza freni di David Koepp che narra le vicissitudini di un bike messanger e il fratello gli lancia una battuta: “Sei appassionato di bici. Perché non provi?”.
Detto fatto: nel giro di pochi giorni si attrezza lanciandosi in questa sfida. “Non avevo nulla da perdere – dice – così ho creato O2ruotebiciexpress lavorando come corriere in bici”.
L’attività consiste nel ritiro e consegna di merce inoltre, all’occorrenza, Alessandro sbriga anche le pratiche che ci annoiano tanto in uffici e negozi. Tutto rigorosamente in bicicletta e con qualsiasi condizione meteorologica.
Il servizio, facilmente prenotabile dalla pagina Facebook dell’attività, è attivo 6 giorni alla settimana dalle 7 alle 18, costa 5 euro con tempi rapidi di consegna che spaziano dai 10 ai 30 minuti a seconda della zona. Premesse ottime, ma con scarsi risultati.
“Quando ho iniziato non avevo concorrenti – spiega – ho distribuito volantini e bussato a ogni negozio della città. Tutti sembravano entusiasti ma in pochi hanno chiamato. A oggi ho una decina di clienti e guadagno circa 200 euro al mese”.
Con il tempo, Alessandro ha iniziato a collaborare anche con aziende di food delivery ma lo scenario non è mutato. “In altre città la mia attività ha successo – racconta – a Como fatica a entrare negli usi e abitudini dei cittadini. Non ne comprendo il motivo: sono rapido, posso entrare in tutte le zone, non inquino e il fatto di non essere un fattorino anonimo è un’ulteriore garanzia”.
Solo un problema di mentalità? “Dovrei pubblicizzare di più ciò che faccio ma non posso permettermelo economicamente– continua – sono l’unico in città a offrire questo servizio ma mi conoscono in pochi”.
Fissando il volto di Alessandro è facile scorgere lo sguardo dignitoso di chi vuole ritagliarsi il suo posto nel mondo e il sorriso rassegnato simbolo di una generazione abituata all’idea di un continuo e interminabile precariato.
“Ci provi e ci riprovi – conclude – tentando di mantenere alto l’umore. Sto cercando lavori alternativi da integrare a questo, che comunque mi garantisce una minima entrata. Non è facile, ma ho la testa dura e vado avanti”.