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E’ caccia ai redditi: frontalieri ‘accerchiati’ ai due lati del confine per la nuova tassa sulla salute

Un acuto osservatore, nel commentare la vicenda, ieri sintetizzava così la vicenda: “Lega e Lega dei ticinesi si alleano nella caccia ai dati dei frontalieri”. Un titolo praticamente perfetto, in effetti, per quanto sta accadendo dalle due parti del confine tra Italia e Svizzera e, per l’appunto, con protagonisti i due partiti leghisti.

Abbiamo dato conto giusto ieri del rinnovato slancio con cui Regione Lombardia, tramite l’assessore leghista Massimo Sertori, ha riaperto la “caccia” ai redditi dei vecchi frontalieri per applicare la famosa tassa sulla salute (qui l’articolo). Ma nelle scorse ore anche l’altra Lega, quella dei Ticinesi, in un’ideale saldatura di interessi con la ‘cugina’ salviniana – in altri tempi si sarebbe parlato di convergenze parallele – ha messo nero su bianco la richiesta di aiutare le autorità italiane a far scattare il nuovo balzello sulle buste paga dei frontalieri. Lo ha fatto il consigliere nazionale della Lega dei ticinesi, Lorenzo Quadri, attraverso una interrogazione in cui, prima di tutto, ricorda che “i Cantoni in cui lavorano i frontalieri oggetto della richiesta non hanno finora fornito all’Italia le informazioni richieste, poiché manca la necessaria base legale. L’Italia chiede ora alla Confederazione di crearla”. E fin qui, tutto noto.

Ma secondo il leghista svizzero “i ‘vecchi’ frontalieri sono fiscalmente privilegiati rispetto a quelli ‘nuovi’; senza dimenticare che la forza del franco contro l’euro ha nel corso degli anni – e anche negli ultimi tempi – ulteriormente appesantito la busta paga dei frontalieri dopo il cambio: una situazione che come noto contribuisce a creare dumping salariale e sostituzione a detrimento dei lavoratori ticinesi. Inoltre, il CF ha preavvisato negativamente la riduzione degli assegni familiari dei frontalieri italiani per adeguarli al costo della vita in Italia (vedi presa di posizione sulla mozione Quadri 24.3650), circostanza che aggrava la situazione di dumping e sostituzione indicata sopra”.

Tutte premesse coronate dal consequenziale passaggio successivo: “Non si vede quindi il motivo per cui la Svizzera dovrebbe ostacolare l’applicazione della tassa sulla salute italiana ai “vecchi” frontalieri, perpetrando così scientemente una situazione di vantaggio fiscale che ha l’effetto collaterale di penalizzare i lavoratori residenti. Presupposto, evidentemente, che l’operazione sia integralmente indennizzata dall’Italia e che quindi non generi costi aggiuntivi alle amministrazioni cantonali”.

Ne seguono le domande al Consiglio federale se sia “intenzione del CF creare la base legale che consenta ai Cantoni di confine di consegnare all’Italia i nominativi dei “vecchi” frontalieri, al fine di permettere a Roma di applicare la “tassa sulla salute” decisa dal Parlamento italiano, col presupposto che le amministrazioni cantonali vengano integralmente indennizzate dall’Italia per il lavoro aggiuntivo? Non ritiene il CF che, se non creasse la base legale richiesta, la Svizzera assumerebbe impropriamente il ruolo di difesa d’ufficio dei “vecchi” frontalieri da una decisione del loro Paese, danneggiando contemporaneamente i lavoratori residenti ed in particolare ticinesi?”.

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