Yoox, la famosissima azienda italiana attiva nel settore delle vendite online di beni di moda, lusso e design con 1, 5 miliardi di fatturato nel 2023, è in crisi. Ed è scattato un autentico braccio di ferro con sindacati per lo spettro dei licenziamenti. Dopo due incontri infruttuosi nell’ultima settimana, la vertenza aperta dall’azienda di e-commerce resta bloccata, mettendo a rischio il posto di 211 dipendenti. Di questi, 46 si trovano nella sede di Milano.
La situazione, definita dai sindacati Filcams, Fisascat e Uiltucs “preoccupante”, ha spinto i lavoratori a organizzare uno sciopero Yoox con un presidio svolto a Milano, in piazza San Babila, martedì 17 settembre.
Gli incontri e le richieste dei sindacati
Durante i negoziati, le organizzazioni sindacali hanno sollevato diversi dubbi sulla procedura di licenziamento collettivo avviata da Yoox, evidenziando anche presunti errori formali. Nella nota diffusa da Filcams Cgil Milano, i sindacati ribadiscono la loro “contrarietà rispetto all’azione intrapresa dall’azienda, nonché tutta la preoccupazione per gli effetti che ne conseguiranno sul tessuto sociale”.
Mentre a Milano si svolgeva lo sciopero, un tavolo di discussione si è tenuto in contemporanea presso la Regione Emilia-Romagna. Un ulteriore e cruciale appuntamento è fissato per il 23 settembre al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dove si cercherà una soluzione alla crisi aziendale Yoox.
I sindacati chiedono con forza il ritiro dei licenziamenti e l’apertura di un confronto reale. Le loro proposte includono l’utilizzo di ammortizzatori sociali e l’avvio di percorsi di formazione professionale per i lavoratori.
La posizione di Yoox
Yoox, dal canto suo, ha mantenuto una posizione rigida, rifiutando le soluzioni alternative proposte dai sindacati. Nonostante una parziale apertura nel primo incontro, l’azienda ha confermato la volontà di procedere con i 211 tagli, pari a circa un quinto della sua forza lavoro totale.
La mancanza di un piano di rilancio chiaro, che giustifichi i tagli, rende ancora più tesa la situazione e alimenta l’incertezza sul futuro dei dipendenti.