“Non abbiamo più niente”. Quattro parole dette con voce rassegnata che riassumono il dolore e la tragedia che stanno vivendo, come tante altre famiglie, Stefano Bosmani e la sua famiglia anche se basterebbero le immagini a descrivere il dramma di una vita intera travolta in poche ore dal fiume d’acqua che domenica scorsa ha letteralmente invaso Blevio seppellendo sotto il fango e i detriti strade, case, automobili, ma anche sogni e ricordi che ora si cercherà di mettere in salvo e ricostruire, per quanto possibile.
Porte scardinate, stanze invase fango e sassi fin quasi al soffitto, mobili distrutti, divani ribaltati, pensili strappati dalla furia dell’acqua e sui muri, appena sopra il livello raggiunto dalla melma, quadri ancora al loro posto che raccontano di una vita serena che adesso, a pochi giorni dall’alluvione che si è abbattuta sul lago, sembra irrimediabilmente perduta.
“Non ho mai avuto bisogno di chiedere niente a nessuno e ora mi sono persino dovuto far prestare i vestiti da un amico – racconta Bosmani – siamo salvi, questa è la cosa più importante, ma abbiamo perso tutto e ancora non sappiamo se la casa è agibile o dovremo lasciarla”.
E mentre la Protezione Civile compie i primi rilievi per capire l’entità dei danni, la memoria torna a quei momenti drammatici: “Ero rientrato con il cane e verso le 16.30 ha iniziato a piovere – ricorda – così sono salito al piano di sopra, che si trova a livello della strada, per vedere se stesse entrando acqua da sotto la saracinesca del garage, come spesso succedeva, ma era tutto a posto”.
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Il tempo di girarsi per tornare al piano di sotto e la sua abitazione, nella frazione di Sopravilla, è stata travolta dall’acqua: “E’ stato un attimo e ho visto arrivare un fiume che ha sfondato la saracinesca – dice – sono scappato sulla terrazza e ho gridato a mia moglie, che era al piano di sotto, di aprire tutte le finestre per far uscire l’acqua che stava scorrendo giù dalle scale e invadendo la casa”.
Per riuscire a raggiungere la moglie e assicurarsi che stesse bene, Bosmani ha poi calato una scala dal terrazzo ed è arrivato al piano inferiore sotto una pioggia torrenziale: “C’erano acqua e sassi che uscivano dalle finestre, ho perso gli occhiali ma sono riuscito a entrare in soggiorno, chiamavo mia moglie ma non mi rispondeva – ricorda – alla fine l’ho trovata sdraiata sul tavolo della sala invasa dall’acqua, con il nostro cane semisommerso che era rimasto incastrato in qualcosa e teneva la testa fuori appoggiata sul suo petto. L’abbiamo liberato e ci siamo messi in salvo sul tavolo ridendo e piangendo, a metà tra la gioia di essere vivi e il dolore nel vedere quello che stava succedendo”.
Fortunatamente i vicini, passata la furia iniziale dell’acqua, sfondando il cancello sono riusciti a entrare mettendoli in salvo ma ora quello che resta è una casa distrutta e una vita che sembra tutta da ricostruire.
“E’ un disastro, non so come faremo anche perché l’assicurazione che credevamo ci avrebbe tutelati in caso di calamità naturali pare non coprirà i danni perché la nostra casa si trova in una zona a vincolo idrogeologico – conclude – per ora aspettiamo che i tecnici della Protezione Civile ci dicano almeno se possiamo restare o se dobbiamo anche lasciare quel poco che ci è rimasto”.