Se ne è parlato per mesi, per la precisione dal primo gennaio del 2024 quando la tassa sulla salute sarebbe dovuta entrare in vigore. Sarebbe perché, pur prevista dal Governo ancora non è operativa e ancora non si sa quando ciò accadrà, se mai accadrà.
Il dibattito su questo balzello previsto a carico dei vecchi frontalieri per incentivare il personale sanitario di confine a non migrare in Svizzera in cerca di condizioni lavorative e salariali migliori, è diventato mese dopo mese sempre più acceso (qui tutti gli approfondimenti e le relative polemiche)
E in mezzo i lavoratori che non sanno più – dopo ormai sei mesi di incertezze – come comportarsi.
Le ultime novità, se tali possono essere definite – prevedono un ulteriore richiesta da parte del consigliere regionale del PD Angelo Orsenigo e dei sindacati di un incontro in Regione sul tema e la convocazione della commissione regionale Italia-Svizzera.
In mezzo ai tanti dubbi che sono ancora irrisolti alcuni risultano ancor più problematici. Ci si domanda infatti se questo balzello, variabile da un minimo di 30 a un massimo di 240 euro al mese a seconda del reddito – possa essere retroattivo. Ovvero se i frontalieri, qualora dovesse diventare esecutiva la disposizione, si troverebbero a dover pagare anche gli arretrati.
Le cifre, è preso fatto il calcolo, potrebbero essere non indifferenti. Applicando infatti il massimo della tassa (240 euro al mese), ecco che dovrebbero subito sborsare per il 2024 – visto che difficilmente sono prevedibili novità prima della pausa estiva – quasi 3 mila euro.
E altro elemento di rottura è anche il fatto che – non potendo richiedere alla Svizzera i dati fiscali dei lavoratori – sarebbe previsto l’obbligo per i vecchi frontalieri di autocertificare il proprio reddito su cui poter poi applicare la tassa.
Confusione totale che dunque porta ancora una volta i politici e i sindacati a una richiesta di fare chiarezza il prima possibile.