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Frontalieri e telelavoro, dal 1° luglio si torna alle regole pre-Covid. A casa al massimo un giorno alla settimana

Niente da fare, dal primo luglio lo smart working per i frontalieri cambia regime. O meglio torna alla modalità pre-Covid e sarà dunque utilizzabile al massimo per il 25% del tempo, quindi mediamente per un giorno alla settimana. Anche in Ticino a causa della pandemia si era fatto un largo ricorso al lavoro da casa. Tanto che si era arrivati, in determinati casi e con l’accordo dell’azienda, anche a poter usufruire della possibilità di lavorare a tempo pineo dal proprio domicilio. Va però ricordato come in base al diritto europeo una persona residente in Italia che sottoscrive un contratto di lavoro in Svizzera può appunto lavorare su base fissa dall’Italia (quindi ad esempio da casa) al massimo per il 24,99% del tempo di lavoro previsto dal contratto stesso.

. “In caso di superamento di questa soglia l’autorità previdenziale italiana (cioè l’Inps) acquisisce la facoltà di richiedere all’azienda svizzera l’incasso del relativo contributo in Italia, il che implicherebbe molta burocrazia oltre a maggiori oneri finanziari”, spiega l’Ocst l’organizzazione sindacale più rappresentativa del Canton Ticino con oltre 40mila associati. Questo limite era stato tuttavia sospeso dall’inizio della pandemia fino al 30 giugno 2022. La scadenza si sta avvicinando “e non è stato previsto alcun ulteriore rinvio. Quindi dal primo luglio del 2022 si torna al regime pre pandemia. L’Accordo amichevole tra Italia e Svizzera era già scaduto dallo scorso 1° aprile, in quanto in quella data anche l’Italia aveva rimosso lo stato di emergenza legato al Covid-19 ma si era deciso di prolungarlo fio a giungo. Adesso però è arrivato lo stop.

E questa decisione sta già provocando delle conseguenze nelle aziende svizzere, soprattutto del mendrisiotto. “Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di imprenditori che evidenziano come questo ritorno alle vecchie disposizioni stiano spingendo molti professionisti informatici italiani a rientrare in Italia. Sono lavoratori che già per loro natura lavorano molto da casa e quindi la regolamentazione valida fio alla fine di giungo era utile. Adesso però stanno ritenendo più agevole rinunciare magari allo stipendio svizzero per rientrare del tutto in Italia dove possono gestire diversamente gli impegni”, spiega Andrea Puglia dell’Ocst.

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