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“Frontalieri, la categoria più privilegiata del pianeta. Mai visti in coda alla mensa dei poveri”. Arriva l’attacco della Lega dei ticinesi

Mentre in Italia si parla incessantemente della prima imminente scadenza fiscale che vedrà i “nuovi” frontalieri fare i conti con la nuova tassazione – in vigore dal luglio del 2023 – oltreconfine c’è chi continua a sottolineare come siano proprio i frontalieri ad essere i lavoratori maggiormente privilegiati, a discapito dell’economia locale e dei ticinesi con sempre meno possibilità di trovare un’occupazione e un salario decenti.

E così, cifre alla mano, la Lega dei ticinesi, sulle colonne del loro giornale Il Mattino, torna alla carica specificando come i frontalieri stiano benissimo visto che la loro quota nel mercato del lavoro ticinese “è in continuo aumento. E non ci pare di aver visto frontalieri in coda al Tavolino Magico (associazione che aiuta gli indigenti) o alla mensa dei poveri di Fra Martino. Le uniche code che fanno i frontalieri sono quelle sulle nostre strade, da loro stessi causate. Per il resto stanno benone”, si legge.

Specificndo come siano appunto i lavoratori  svizzeri, gli unici ad aver perso posizioni nel mercato del lavoro. La statistica pubblicata lo scorso 18 marzo dall’USTAT diche che nel 2024 il numero di occupati in Ticino è sceso da 242.700 a 240.900. “Ovvero si sono persi quasi duemila posti di lavoro. E chi li ha persi questi posti di lavoro? Facile, non i frontalieri bensì gli svizzeri. Gli stranieri, tra residenti, finti residenti e frontalieri, non ci hanno rimesso assolutamente nulla. Anzi, gli stranieri nel nostro mercato del lavoro sono pure leggermente aumentati da 132.200 a 132.300”.

Ecco allora che secondo questi dati e in base al ragionamento portato avanti le vere vittime “coloro che subiscono l’avanzata italica in tutti i settori comprese le posizioni dirigenziali e lo Stato, coloro che fanno sempre più fatica a trovare un impiego non sono i frontalieri, bensì gli svizzeri, le persone nate e cresciute qui, coloro che dovrebbero essere i primi a partecipare all’economia locale”. Ragionamenti che portano a indicare come sia in atto un effetto sostituzione con gli indigeni sempre più spesso costretti a ricorrere alla disoccupazione, all’assistenza sociale oppure a emigrare a nord delle Alpi. “La differenza è che oggi i ticinesi non emigrano perché in Ticino non c’è lavoro, ma perché il lavoro in Ticino viene assegnato solo agli stranieri, di preferenza se residenti oltreconfine. Se un ticinese vuole lavorare a condizioni decenti, o spesso anche solo lavorare, è costretto ad andarsene dalla propria terra”.

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