Sul futuro dei ristorni (che sono una parte delle tasse pagate dai lavoratori frontalieri in Svizzera riversata ai comuni per supportare le amministrazioni locali), si addensano nubi scure.
A sottolineare una potenziale minaccia è il senatore del PD, Alessandro Alfieri. Questa la sua Nota:
Mi sto battendo a Roma affinché non venga snaturato l’impegno di garantire i ristorni nella loro interezza ai Comuni di frontiera. Condivido con il presidente dell’Associazione dei comuni di frontiera la preoccupazione che il governo abbia l’intenzione di trattenerne una parte, mettendo così in difficoltà la chiusura dei bilanci dei Comuni, soprattutto di quelli più piccoli.
L’anno prossimo verranno versati poco più di 128 milioni di ristorni come hanno comunicato le autorità svizzere. Il ministro dell’economia Giorgetti insiste per un’interpretazione restrittiva dell’ammontare e sembra orientato a dare ai comuni solo 89 milioni, che sono la soglia minima di salvaguardia che avevamo inserito in ratifica.
E fanno intendere che una parte della differenza possa essere data in forme diverse sul territorio, a partire da un’indennità aggiuntiva per alcune categorie che lavorano nella fascia di confine. Dimenticando che per quello scolo abbiamo individuato un fondo alimentato dalle imposte pagate dai lavoratori frontalieri assunti dopo luglio 2023, che ricadono nel nuovo regime fiscale.
Per questo motivo ho presentato, chiedendo anche ai rappresentanti istituzionali del centrodestra di sottoscriverli, un emendamento e un ordine del giorno per impegnare il governo a garantire, per l’intera durata del periodo transitorio previsto dall’Accordo tra Italia e Svizzera ratificato con legge 13 giugno 2023, n. 83, un contributo statale in favore dei comuni italiani di frontiera tale da assicurare un livello di finanziamento pari ad almeno 89 milioni di euro annui, corrispondente all’importo garantito nell’anno 2019, e comunque non inferiore a quello effettivamente versato dall’autorità cantonale nell’anno di competenza.
Serve mobilitare gli amministratori locali, i presidenti delle comunità montane e il presidente della provincia con i suoi consiglieri, facendola diventare una battaglia bipartisan a favore delle nostre comunità di confine.