In principio fu un’intuizione, una di quelle che poi, quando le hanno avute gli altri, pensi “Ma caspita, era facile!”.
Però intanto tu non c’eri arrivato. E poi competenza, creatività, cura maniacale dei dettagli: e già qui le cose cominciano a farsi difficili.
Se infine aggiungiamo dei gatti e un tombino di Bangkok, allora diventa tutto un piccolo capolavoro davvero impossibile da imitare.
Questa è la storia di un marchio di calze italianissimo nato pochi anni fa dal genio di una comasca trapiantata a Vasto, Marilena Caprani e di suo marito Angelo Salvatore, francese di origini italiane, che già dal nome racconta di un’avventura tutt’altro che banale: Gatti a Pois.
“In Francia, le calze di qualità sono vendute solo online – racconta Marilena – in Italia, invece, solo nei negozi a prezzi molto alti”. E chi, dai modaioli con le caviglie scoperte agli anticonformisti col calzino a righe sotto il gessato, non conoscono la più famosa (e costosa) marca di calze italiana?
“Le calze Gallo sono bellissime – spiega – ma hanno prezzi molti alti. Così a mio marito è venuta l’idea di creare una linea di altissima qualità da vendere online a prezzi contenuti”.
E così, dopo un anno di calcoli e business plan (di lui) uniti alle esperienze nella pubblicità e a un DNA fatto di tessuti e disegni (di lei), ecco nascere Gatti a Pois: “Mi occupo in prima persona di disegnare le collezioni. Sarebbe bastato pagare qualcuno ma poi non ci sarebbe stata anima – racconta Marilena – mia mamma era una disegnatrice di tessuti e, mentre tutti andavano all’asilo, io giocavo tra i pattern e così, dopo un corso intensivo di Photoshop, mi sono messa al lavoro”.
Cinque calzifici italiani selezionatissimi (“ma sogno di compare i macchinari per cominciare a produrre direttamente”), materie prime di altissima qualità ed ecco che il sogno prende vita.
E, in soli quattro anni, spicca il volo: “Oltre alla vendita online, le nostre calze sono anche in negozi in Italia, Francia e a New York, dove lo chef Michele Casadei Massari le ha volute in vendita in speciali corner nei suoi ristoranti”.
E poi una linea di calze firmata dal bassista di Jovanotti Saturnino, le SatuSocks o le calze realizzate per raccogliere fondi per Fight the Stroke, associazione che supporta i giovani con Paralisi Cerebrale Infantile.
Roba da far paura a Gallo. “Siamo cresciuti tanto – spiega – ma Gallo non è molto interessata al mercato online, dove non potrebbe abbassare i prezzi per non fare concorrenza ai suoi stessi prodotti nei negozi, quindi c’è spazio per tutti”.
E in una storia fatta di passione e fantasia, la scelta del nome poteva essere da meno?
“Adoro la Thailandia e, durante un viaggio, avevo fotografato uno dei tipici tombini di Bangkok con tre buchi, due vicini e uno più distante – racconta Marilena – perché mi faceva pensare ai nostri figli, due gemelli e un altro fratellino”.
Così, quando è stato il momento di pensare al logo, non hanno avuto dubbi: “Ho fatto vedere la foto al creativo comasco Lorenzo Butti che ha ideato un logo meraviglioso e poi ci siamo scervellati per tre mesi alla ricerca del nome finché una notte mi sono venuti in mente i gatti, che adoro. E unire all’amore per i nostri figli e per la Thailandia quello per questi animali è stato naturale”.
E i pois? “All’inizio avevo pensato alle righe ma poi mi pareva giusto dare un ‘contentino’ a mio marito aggiungendo un tocco di Francia”, conclude ridendo.
L’articolo che hai appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.
Un commento
Che dire …una bella storia !